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"Il Buco c'è veramente", di Osvaldo Roman

Come qualcuno forse ricorderà, la polemica sul significato da assegnare al comma 23 dell’articolo 9 della legge 122/2010, quello che ha cancellato dalla carriera di oltre un milione di dipendenti della scuola gli anni di servizio 2010, 2011 e 2012, ha riguardato il fatto che questa amputazione, recuperata economicamente con quel 30% di economie derivanti dal taglio degli organici previsto dall’art.64 della “riforma” Gelmini(v. D.M n. 3 del 14 gennaio 2011 per l’anno 2010), rimanesse invece tale sul piano della loro validità giuridica. Cioè dal 2013 in poi, nel passaggio nei successivi scaloni, quei tre anni non potranno essere valutati, perché ciò prevedeva quel comma 23 mai abrogato dalle modifiche apportate. Tali modifiche riguardavano solo la possibilità del recupero del valore economico degli scatti maturati in quel triennio utilizzando le risorse di quel famoso 30% già iscritte in bilancio con altre finalità.

E’ utile al riguardo ricordare l’intervento del Sen. Giovanni Procacci(PD) nella discussione
avvenuta in Senato sullo schema di decisione di finanza pubblica il 16/10/2010 come è noto
discusso e approvato successivamente alla legge 122.
In quell’occasione il sen Procacci segnalava che l’unico argomento d‘interesse per la scuola era
quello riportato nella tavola 2.10″ ove al sesto rigo del capo 3 era scritto:” Blocco automatismi
stipendiali 2010-2011-2012 comparto scuola, con economie rispettivamente di 320-640 e 960
milioni di euro. A conclusione dell’intervento del Sen. Procacci, il governo, tramite la relatrice
sen Bonfrisco e il Viceministro Vegas, pur ammettendo l’errore di non aver inserito il ripristino
degli scatti di anzianità nello schema di decisione di finanza pubblica (che sostituiva il vecchio
DPEF), confermava l’impegno a varare il provvedimento, modificando il testo del documento di
programmazione finanziaria che, così com’è, confermava il blocco degli scatti stipendiali fino al
2012.
Quella modifica non è stata mai apportata ed é invece accaduto che nel Documento di
Economia e Finanza 2001, in discussione in questi giorni in Parlamento, quella previsione
risulti pienamente confermata.
Infatti si deve segnalare che, con riferimento alla spesa pubblica valutata rispetto all’andamento
del PIL, nel Documento in questione, nella Sezione Prima, Tavola V.1, la previsione relativa
all’istruzione scende dal 4,2 del 2010 al 3,7 del 2015 e al 3,2 del 2030. Questa significativa scelta
di riduzione che è la cifra fondamentale e unica in Europa, del Governo in questo fondamentale
settore, viene fatta risalire “all’effetto delle misure di contenimento della spesa per il personale, a
cui segue un andamento gradualmente crescente nel trentennio successivo dovuto alla riduzione
strutturale della popolazione scolastica”. In sostanza continuano ad incidere gli effetti di una
ulteriore riduzione degli organici che proseguono oltre il periodo previsto dalla riforma Gelmini
(2009-12).
Ma un contributo a questo ridimensionamento strutturale della spesa per l’istruzione viene
assegnato anche all’eliminazione dell’adeguamento automatico delle retribuzioni del personale
della scuola negli anni 2011-2013 e seguenti. Significativa al riguardo la conferma che i tagli
apportati dal comma 23 dell’art.9 della legge 122/2010 incidono sul saldo primario, come riportato
nella Tavola VI.I (pag.92 e pag. 95 del Doc LVII n.4) della medesima Sezione I: per 418 milioni di
cui 320 della scuola nel 2011, per 812 mln (640) nel 2012, per 1.124mln (960) nel 2013.
Ora Tremonti dovrebbe fornire delle spiegazioni a tutti coloro che hanno creduto alle sue
favole. Dubito però che queste spiegazioni vengano richieste

da ScuolaOggi 20.04.11