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"Due "impresentabili" riammessi in Regione l´ok è di Berlusconi", di Conchita Sannino

Condannati, ma portano consensi. Pd e Fli accusano: “Caldoro disse che non voleva gente così, ma ora se li deve tenere”. Gli impresentabili, eletti nelle istituzioni malgrado le condanne per peculato o per associazione mafiosa, son tornati. E a dargli il via libera per sedere nel consiglio regionale della Campania, guarda caso a ridosso delle elezioni amministrative di Napoli, è stato un decreto del presidente del Consiglio.
Il premier Berlusconi con i decreti 824 e 825, firmati tre giorni fa, ha preso atto dei ricorsi vinti dai due consiglieri Alberico Gambino e Roberto Conte, che erano stati eletti ma immediatamente sollevati dal consiglio. E, modificando il proprio precedente decreto – senza attendere l´esito di ulteriori reclami in corso, né valutare le incompatibilità pre-esistenti – ha disposto il reintegro in aula di Gambino e Conte. Politici dai profili molto controversi, e oggi tutti e due macchine porta-voti del Pdl.
Gambino, appena tornato anche sindaco di Pagani, vicinissimo al senatore e presidente di quella Provincia Edmondo Cirielli, è stato condannato in primo e secondo grado per peculato; caduta, invece, la concussione. Roberto Conte, trasmigrato dal centrosinistra al centrodestra, e l´anno scorso eletto in una lista («Alleanza di popolo») a sostegno del governatore Pdl Stefano Caldoro, è stato invece condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Dietro la sentenza, una storia di voto di scambio tra Conte e il clan camorristico Misso. Lo stesso Conte risulta inoltre coinvolto in un´altra inchiesta e rinviato a giudizio in un terzo processo sui “Fitti d´oro”, truffa consumata ai danni di uffici istituzionali. Proprio in questo procedimento, capolavoro dei paradossi, si è costituita come parte civile la stessa Regione Campania in cui Conte si appresta a sedere, trionfante. D´altro canto, in queste ore, tra le 11 liste a sostegno di Lettieri, ve n´è una che porta il timbro di Conte, “Insieme con Napoli”, dove ha piazzato quattro dei suoi fedelissimi.
Condanna immediata dalle opposizioni. «Pensavamo avessero il pudore di farlo dopo le elezioni, ci sbagliavamo, sono atti inqualificabili», sottolinea il segretario regionale Pd, Enzo Amendola. Il vicepresidente di Fli Italo Bocchino tuona: «Ormai è chiaro che Pdl e questione etica della politica stanno agli antipodi». Cade un´altra ipoteca forte sull´esito del ballottaggio di Napoli? «Se dovessero andare alla sfida finale il candidato di centrosinistra e quello di centrodestra, noi ci sentiremmo distanti da entrambi. Però sapremmo anche che da un lato c´è un prefetto dello Stato e dall´altro l´espressione di Cosentino e di gente come Conte». Da parte di Bocchino, anche la stoccata al governatore Pdl Caldoro: «Un anno fa, il governatore aveva correttamente detto che lui non voleva assolutamente i voti di Conte, ma ora, per garantire il pacchetto di consenso di Conte al candidato Lettieri, se li tiene, eccome».
Va ribadito che il termine di sospensione dall´aula, fissato in diciotto mesi, era già scaduto per entrambi gli eletti. Ma non vi era urgenza nell´esecuzione, sostengono i legali dei consiglieri regionali che ora dovranno uscire per effetto del reintegro: l´orientamento giurisprudenziale suggerisce di attendere la fine dei reclami oggi sospesi, proposti sia dall´avvocatura regionale, sia da coloro che erano subentrati, Carmine Sommese al posto di Conte e Monica Paolino per Gambino. «Il mio ricorso è in discussione in Tribunale il 6 maggio: si trattava di attendere una settimana», spiega Sommese. E la Paolino, moglie a sua volta del sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, ha inviato addirittura una lettera di diffida alla presidenza della Regione: Gambino è già sindaco a Pagani e deve risolvere la incompatibilità con la carica di consigliere regionale, il senso della protesta.
Parola d´ordine, imbarazzo. Perfino Nicola Turco, presidente nazionale di “Alleanza di popolo”, la lista che un anno fa decretò per Roberto Conte un trionfo di 10mila preferenze alla Regione, e produsse un certo imbarazzo a Stefano Caldoro, oggi se la dà a gambe: «Stiamo annullando tutto di quella votazione. Sono stato all´autorità giudiziaria a raccontare che Conte e i suoi amici falsificarono le firme della lista. Ho scoperto mentre io registrai il partito a febbraio 2010, loro avevano apposto le firme già il 4 gennaio 2010. No basta, non voglio avere più nulla a che fare con questi. Mio figlio di 13 anni mi dice ancora: “Papà, ma chi avevi messo nella lista con te, uno del genere?”».

La Repubblica 30.04.11