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"Ocse: in Italia aumenta divario tra ricchi e poveri", di Elysa Fazzino

L’Italia è tra i Paesi industrializzati con la maggiore disparità dei redditi, anche per effetto dell’aumento del divario tra ricchi e poveri negli ultimi 20 anni. È quanto emerge da uno studio dell’Ocse. La Penisola figura al quinto posto tra i 17 Paesi Ocse che hanno segnato un ampliamento del gap dei redditi tra il 1985 e il 2008, dopo Messico, Stati Uniti, Israele e Regno Unito e in assoluto è al sesto posto per il divario tra i 22 Paesi considerati, inclusi i cinque che lo hanno ridotto (Turchia, Grecia, Francia, Ungheria e Belgio).

Il coefficiente Gini, che misura l’ineguaglianza dei redditi (va da 0, ovvero totale uguaglianza di reddito a 1, totale disparità), per l’Italia era pari a 0,35 alla fine degli anni 2000, con un incremento del 13% rispetto allo 0,31 di metà degli anni 80. Non solo, mentre il reddito reale nell’Ocse in questo lasso di tempo è salito in media dell’1,7% l’anno, con un incremento dell’1,4% per il 10% più povero della popolazione e del 2% per il 10% al top, in Italia l’incremento medio annuo si è fermato allo 0,8% (solo la Turchia ha fatto peggio, con lo 0,5%) e mentre per il 10% della popolazione con il reddito più basso l’aumento è stato solo dello 0,2%, per la fascia dei redditi più elevati è stato dell’1,1 per cento.

Messico al “primo” posto della classifica
Messico il Il Paese con le maggiori diseguaglianze è il Messico, con un coefficiente Gini dello 0,50, davanti alla Turchia (0,42), mentre la Danimarca (0,25) ha le minori disparità. Nemmeno i Paesi nordici e la Germania, che tradizionalmente avevano una bassa disparità tra i redditi, sono stati tuttavia risparmiati dal trend di aumento del divario tra ricchi e poveri e anzi – come sottolinea l’Ocse – negli ultimi dieci anni hanno segnato il maggior incremento.

L’andamento medio nei Paesi Ocse
In media il coefficiente Gini nell’area Ocse è salito all’incirca del 10% dallo 0,28 di metà degli anni 80 allo 0,31 della fine dello scorso decennio. Tra le cause dell’aumento, l’Ocse ricorda che le ore lavorate sono diminuite soprattutto tra gli occupati con il salario più basso, che sempre più spesso il lavoro femminile é part-time e che il peso del reddito da capitale é aumentato ma soprattutto per i redditi più elevati. Anche globalizzazione e progressi tecnologici hanno aumentato la disparità dei salari, andando a favore dei lavoratori più qualificati. Tra le annotazioni, anche il fatto che il trend verso famiglie più piccole (con un solo genitore) aumenta il divario tra i redditi. Inoltre é cresciuta la tendenza dei matrimoni tra persone con livelli di reddito simili. Oggi il 40% delle coppie in cui entrambi i partner lavorano appartengono allo stesso decile contro il 33% di 20 anni fa. Secondo l’Ocse lo strumento più diretto ed efficace per ridurre le disparità sono la riforma delle tasse e delle politiche di agevolazione per i redditi più bassi. La persistenza e l’ampiezza delle perdite di reddito nelle fasce più svantaggiate dopo la recessione – scrivono gli esperti dell’Ocse – sottolinea l’importanza di politiche di sostegno al reddito ben mirate.

Il Sole 24 Ore 03.05.11