attualità, politica italiana

Sbugiardati subito «La missione durerà il tempo necessario», di Umberto de Giovannangeli

Non l’hanno ancora votata, e quella mozione è già stata «bocciata» da uno dei referenti internazionali:
la Nato. Fissare un limite temporale alle operazioni militari in Libia è impossibile. Ma Frattini insiste…
Una pagliacciata. È il termine più soft con cui, con la garanzia dell’anonimato, autorevoli fonti Nato a Bruxelles liquidano la trovata della «guerra a termine» con cui Berlusconie Bossi hanno «risolto» il problema-Libia nella mozione che sarà votata oggi alla Camera.

RIMANDATA AL MITTENTE
Una figuraccia internazionale. L’ennesima inanellata dal Cavaliere prigioniero del Senatur. «La Nato non
è in grado di fissare un termine alla durata della missione militare in Libia. «La missione durerà il tempo che sarà necessario», afferma il vice ammiraglio Rinaldo Veri, responsabile delle attività marittime di Unified Protector, rispondendo ai giornalisti che chiedevano una previsione sui tempi dell’operazione. Non credo che la missione sia in una situazione di stallo: stiamo procedendo in modo lento ma progressivo», rileva l’ufficiale. «È un lavoro che richiede pazienza e determinazione, ma dobbiamo continuarlo e procedere in avanti», ha aggiunto. Ad una domanda su quanti giorni o mesi questa pazienza dovrà durare, il vice ammiraglio risponde che «durerà
il tempoche sarà necessario farla durare». Veri ha ricordato i tre obiettivi della pressione militare definiti
dagli Alleati nella ministeriale di Berlino: la fine di tutti gli attacchi alla popolazione civile; il ritiro dell’ esercito di Gheddafi, dei mercenari e delle forze paramilitari; il libero accesso degli aiuti umanitari al popolo libico. Secondo Veri, al momento questi tre obiettivi si possono raggiungere nell’ambito del mandato attuale che prevede l’utilizzo della potenza aerea e marittima, ma non di forze a terra. «Ogni giorno c’è qualcosa di positivo che succede e ci avviciniamo all’obiettivo finale che vogliamo raggiungere», ha assicurato l’alto ufficiale. A Silvio Berlusconi, il vice ammiraglio Vieri dà anche un’altra risposta: il figlio di Gheddafi, dichiarato morto in un raid della Nato a Tripoli, non era un target dell’Alleanza. «Noi non attacchiamo individui.
Tutti i nostri target sono militari», rimarca il responsabile delle attività marittime della missione Unified Protector. Incurante della bocciatura-Nato, il titolare della Farnesina, Franco Frattini fa finta di niente. E annuncia, imperterrito che l’Italia
L’Italia «cercherà con le organizzazioni internazionali,come la Nato, e con gli alleati, la fissazione di un termine» delle operazioni in Libia. Così
il ministro degli Esteri risponde ad un giornalista che gli ha ricordato come oggi l(ieri, ndr) la Nato abbia
spiegato che non si può mettere un termine alla fine delle operazioni.
«Nessuno riuscirà a trovare altre storie per mettere in difficoltà la maggioranza», sottolinea con piglio puntuto Frattini. «Noi – assicura il titolare della Farnesina riferendosi alla mozione di maggioranza – abbiamo adottato un testo condivisibile». Questo pateracchio nostrano, il Cavaliere e il suo fido «scudiero» (Frattini) dovranno spiegarlo ai ministri degli Esteri del Gruppo di contatto che si ritroveranno domani a Roma per fare il punto sulla guerra in Libia.
Tra i partecipanti, ci sarà anche la segretaria di Stato Usa, Hillary Clinton, con cui , annuncia una nota della presidenza del Consiglio, Berlusconi avrà un incontro a due a Palazzo Chigi. Fisseremo la fine delle operazioni con gli alleati, ripete Frattini. Ma il ministro degli Esteri fa finta di non sapere che questa richiesta è improponibile perché impraticabile.
A spiegarlo sono i vertici Nato come le cancellerie più impegnate sul fronte libico: Francia, Gran Bretagna in primis. A ribadirlo ieri è stato l’omologo britannico di Frattini, William Hague. Il capo del Foreign Office in una comunicazione ai Comuni ha affermato senza mezzi termini che che i raid aerei della Nato contro i centri di comando e controllo di Muammar Gheddafi
sono «perfettamente legittimi». E che dureranno il «tempo necessario». La «guerra a termine» non ha
una traduzione in inglese o in francese. E nemmeno una versione «americana».

L’Unità 04.05.11