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"Attenti a quei due: ora svendono le spiagge", da unita.it

Il miracolo monnezza non è l’unico che il premer, stamattina in conferenza stampa con Tremonti e altri ministri, ha rivendicato. C’è anche quello economico del quale il Paese in crisi non si è accorto. «Stiamo uscendo meglio di altri fuori dalla crisi», ha detto, dopo il Consiglio dei ministri, sottolineanndo all’attivo del Paese «fattori positivi come un deficit meno alto dopo quello della Germania in Europa, intorno al 4,5/4,6 e la produzione industriale intorno all’1,5», mentre il livello del debito pubblico va in carico alll’essere stato «messo insieme dai governi del consociativismo».

Poi Tremonti e Berlusconi aggiungono, all’interno del dl sviluppo, il decreto-spiagge, ed è subito polemica: «Non c’è nessuna vendita delle spiagge. La spiaggia rimane pubblica», ha detto Tremonti,
spiegando che per le spiagge ci sarà «un diritto di superfice bisogna essere in regola con fisco e con la previdenza e noi pensiamo che si debbano assumere giovani». Insorgono gli ambientalisti: «Demanio regalato ai privati».

«Un decreto sottosviluppo» con all’interno «un piano casa e la privatizzazione spiagge: un regalo senza precedenti a mafiosi, abusivi e speculatori». Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commenta il testo del dl Sviluppo. «Mai avremmo potuto immaginare di raggiungere un punto così basso – aggiunge Cogliati Dezza – Il Belpaese smembrato e devastato dal cemento, in mano alla criminalità e agli speculatori con l’avallo del governo». Una «deregulation totale introdotta con il nuovo Piano casa – continua Cogliati Dezza – con l’autocertificazione per tutte le nuove costruzioni e col passaggio dalla Dia alla Scia e i vari premi in cubatura, condannano il nostro Paese alla devastazione e all’affermazione delle leggi tribali dove il più forte, in questo caso il più ricco e spregiudicato, vince su tutti e fa quel che vuole del patrimonio comune». Un principio – osserva il presidente di Legambiente – «confermato anche dall’articolo sul diritto di superficie delle spiagge che di fatto privatizza il patrimonio costiero». Il dl «oltretutto, va in tutt’altra direzione rispetto all’Europa che da tempo, ci invita a indire regolari gare per le concessioni demaniali». Legambiente conclude appellandosi «ai costruttori e all’Ance affinchè si dissocino» da questo provvedimento.
«Il decreto Sviluppo contiene il credito di imposta al 90% a favore delle piccole e medie imprese che investono in ricerca con l’università e un piano di assunzione di decine di migliaia di precari della scuola». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi rivolto ai giornalisti durante una conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri odierno.
Se un problema per l’economia c’è, ammette il premier ossessionato dalle toghe, è legato alla «giustizia civile e la giustizia penale sono due punti molto negativi, che tutti giudicano con molta paura».

Abbiamo anche problemi di energia, «ma non si vuole andare al nucleare: la Francia produce l’85% del fabbisogno» con l’atomo, mentre «noi ci arrabattiamo per differenziare le acquisizioni di energia, per non incorrere in situazioni penose di blackout, ma tutto questo ci costa dal 30 al 50% in più e questo grava sui nostri costi».

L’obiettivo del governo resta quello della riforme istituzionali e della giustizia. «Noi ci apprestiamo a presentare prestissimo la riforma dell’architettura dello Stato che è urgente come quella della giustizia. Il nostro intendimento è di realizzare anche la riforma tributaria entro fine legislatura. Si tratta di un gran lavoro perchè c’è un ginepraio di leggi inestricabile anche per professionisti della materia preoccupati quando devono dare suggerimenti alle imprese». «Abbiamo compiuto il miracolo, la mission impossible di uscire dalla crisi con la tenuta dei conti pubblici», ha detto il premier commentado anche la vicenda delle nomine dei sottosegretari.

«So che ci saranno tante ironie» sulla nomina dei nuovi sottosegretari, «ma non mi sembra siano fondate perchè questi sottosegretari fanno parte di quella terza gamba che si è formata in sostituzione del Fli che si è portato al centro e praticamente all’opposizione di questo governo, liberando posti che ci è parso assolutamente logico assegnare». Questo «consente al governo di operare in Parlamento con una maggioranza coesa e sicura e che ci permetterà di realizzare quelle riforme» che non sono state possibili a causa dell’opposizione di Gianfranco Fini.

Al di là dei nomi, come quello del Guardasigilli, indicato ad alcuni corrispondenti stranieri, o quello del ministro dell’Economia, lanciato ieri a Porta a Porta, conta la qualità «ottima», della squadra messa insieme dall’ingresso in politica ad oggi. Questo è il concetto che Silvio Berlusconi usa per contestualizzare i riferimenti ora a Angelino Alfano ora a Giulio Trementi come suoi potenziali successori a Palazzo Chigi. «C’era stata un’interpretazione anche eccessiva – osserva in sala stampa a Palazzo Chigi, con lo stesso Tremonti al suo fianco, insieme ad altri ministri – quando io, partecipando a un incontro con giornalisti stranieri che mi avevano detto di aver avuto con loro il ministro Alfano e che era loro sembrato molto bravo, mi sono vantato di aver messo in campo una ottima squadra di ministri, e non solo di ministri».

Una squadra, torna a dire oggi, «che può essere, anche domani, una classe dirigente che non veda la presenza di Silvio Berlusconi».
L’allargamento della squadra di governo «non è finito, intendiamo aumentare il numero dei componenti della squadra di governo di circa una decina». «Ora abbiamo una maggioranza più coesa politicamente ma questi numeri costringeranno ministri e sottosegretari ad essere sempre presenti in Parlamento al momento dei voti. Stiamo facendo i conti, riteniamo di avere la necessità di incrementare i componenti del governo, e faremo un apposito ddl che manderemo in Parlamento». Dunque, ha aggiunto Berlusconi, «ci sarà la possibilità per tanti parlamentari che giustamente ritengono di poter dare un contributo all’azione di governo di trovare soddisfazione a queste loro aspirazioni». Ma il numero dei deputati deve diminuire:
È inconcepibile non modificare il numero dei parlamentari».

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