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"La nuova tecnica di seduzione", di Marcello Sorgi

Ci sarebbero molte buone ragioni per fare spallucce, di fronte a Berlusconi che candida Tremonti per la sua successione. In fondo, nemmeno un mese fa, a cena con i principali corrispondenti stranieri in Italia, lanciò per lo stesso ruolo Alfano, e il giovane ministro s’affrettò a ridimensionare quella che magari era un’indicazione sincera, ma nei fatti rischiava di bruciarlo. Esistono tuttavia anche seri motivi per non considerare l’uscita di ieri sera del Cavaliere solo una boutade.

Il primo è la sede scelta per tornare su un argomento così delicato: «Porta a Porta», il programma di Bruno Vespa, è il luogo metapolitico che il presidente del Consiglio ha sempre prediletto per i suoi annunci importanti, dal «contratto con gli italiani», che lo riportò alla guida del governo nel 2001 dopo sette anni di opposizione, in poi. Il secondo è il modo in cui il messaggio è stato costruito da un leader che più di tutti tiene in considerazione il peso della comunicazione: prima, ovviamente, la sua disponibilità a ricandidarsi, poi, in caso di rinuncia, l’accenno al ministro dell’Economia, accompagnato dal ricordo delle confidenze di altri premier, come Blair e Brown, che hanno lasciato e che considerano quello dell’addio il migliore dei giorni vissuti al potere.

Ci sono ancora due dettagli strategici da non trascurare nell’intervista di Berlusconi. L’idea che seppure deciderà di non ricandidarsi a Palazzo Chigi, vorrebbe tenere per se la guida del Pdl, restando azionista di maggioranza del centrodestra e distinguendo in altre parole la leadership dalla premiership. E’ una novità fin troppo raffinata, per un uomo che ha sempre snobbato le sofisticherie della politica professionale, ma tant’è. Se Berlusconi sta pensando a un’ennesima reincarnazione democristiana, avrà il suo perché. Come pure – anche se non lo ha detto esplicitamente, in tanti hanno capito così – se ha messo le mani avanti lasciando intuire che il suo successore dovrà venire dal suo partito, inteso come l’ex Forza Italia, e dal giro delle persone più fidate.

Ricapitolando: da giorni, da settimane ormai, Berlusconi rimugina sulla situazione. Benché ufficialmente lo neghi, è il primo a rendersi conto del degrado della sua maggioranza, appesa al quotidiano ricatto dei deputati transfughi che chiedono posti in cambio di voti, della difficoltà di cambiare il Paese portando avanti riforme importanti come quelle che si era proposto, o anche semplicemente di governarlo, in ordinaria amministrazione, con tutte le resistenze a cui deve andare incontro. Chi crede che su questa base il Cavaliere stia per gettare la spugna, però, sbaglia di grosso: Berlusconi vede lucidamente l’assenza di un’alternativa che ieri anche Napolitano, rivolto al centrosinistra, ha riconosciuto pubblicamente, e cerca il modo di superare la fase di logoramento e rilanciare il centrodestra.

Questo rilancio può passare per un rafforzamento dell’azione di governo, che al momento, è inutile nasconderlo, è assai difficile; oppure, è più probabile, per un nuovo passaggio elettorale, rispetto al quale Berlusconi deve decidere se sia meglio per lui stare in prima linea per la sesta volta in vent’anni, sfidando qualsiasi ostacolo, le leggi di natura e le regole della politica, o altrimenti rassegnarsi a fare il famoso passo indietro, pronto magari a rifarne due avanti subito dopo.

Nessuna di queste decisioni è già presa. Ma a condizionarle giocheranno molto i risultati delle prossime elezioni amministrative, a cominciare da Milano, a cui il Cavaliere ha deciso di dare un valore politico nazionale. Non solo vuole vincere nella capitale del Nord da cui è partita nel 1994 la sua avanzata: ma è come se si rivolgesse al suo popolo, ai suoi elettori, con l’aria un po’ stanca con cui è apparso ieri sera nel salotto di Vespa, per dire che anche le sue inesauribili energie non sono infinite e stavolta ha bisogno di uno sforzo in più, di un aiuto pancia a terra da parte della sua gente, che non gli ha mai fatto mancare l’appoggio nei momenti difficili.

Con questa logica, e con buona pace di Tremonti e Alfano, Berlusconi ieri ha tutt’altro che annunciato la sua successione: ha solo messo a punto una studiata nuova tecnica di seduzione dei cittadini-telespettatori, i cui effetti misurerà di qui a poco nei sondaggi, e calato sul tavolo un’altra carta. Se anche questa mano del gioco gli va bene, può anche darsi che lasci Palazzo Chigi. Ma per puntare al Quirinale.

La Stampa 05.05.11