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"PD: precari e fondi per l'istruzione", di Francesca Puglisi*

Il piano triennale di 67000 assunzioni presentato dal governo è del tutto insufficiente e copre a malapena i pensionamenti di 29.000 insegnanti previsti già per il prossimo anno.
Questa lettera fa seguito all`articolo di Lorenzo Salvia (Corriere, 4 maggio) e tiene conto delle ultime novità decise dal governo. Berlusconi ha annunciato migliaia di assunzioni nella scuola per il prossimo anno scolastico ma secondo lo stesso ministro Gelmini non c`è alcuna certezza o cifra. Berlusconi spiega infatti che è Tremonti a non volere cifre. Tutti sappiamo quanti sono i posti vacanti su cui stanno lavorando i precari della scuola. Anzi, il Governo nel numero include già la terza tranche di tagli prevista per il prossimo anno scolastico: altri 19.700 insegnanti e 14.500 Ata. Il piano triennale di 67000 assunzioni presentato dal governo è del tutto insufficiente e copre a malapena i pensionamenti di 29.000 insegnanti previsti già per il prossimo anno. E un` operazione mediatica elettorale che lascerà sul campo morti e feriti della guerra tra poveri nelle graduatorie.
Il ministro Gelmini finora ha solo pasticciato con le graduatorie ad esaurimento, triplicandole e per dar retta alle indicazioni della Lega, facendosi anche bocciare dalla Corte Costituzionale l`inserimento «in coda» dei precari che si spostano da una provincia all`altra. Per dare compimento alla stabilizzazione di 150.000 docenti che l`ultimo Governo di centrosinistra aveva fatto diventare legge dello Stato, e che il governo ha fino ad oggi ignorato, ci sono le risorse, poiché non costa molto di più assumere chi lavora stabilmente da precario nella scuola, offrendo agli studenti quella qualità che può essere assicurata solo dalla continuità didattica.
Il sistema nazionale di istruzione ha bisogno di riforme profonde, che non riguardano solo la vicenda dei precari. Occorre garantire dal Nord al Sud del Paese una scuola di qualità per tutti, che sappia prendersi cura del successo scolastico dei ragazzi e delle ragazze, al di là della provenienza geografica o della condizione familiare di partenza, poiché questo è il compito che la Costituzione affida alla scuola della Repubblica, e dimezzare la dispersione scolastica, come ci chiede di fare l`Europa entro il 2020.
Eppure la situazione dei precari è centrale, perché se non si risolve quella, a catena è impossibile mettere mano a un grande progetto riformatore che sappia investire sulla formazione degli insegnanti, l`innovazione della didattica e che sappia rilanciare l`istruzione tecnica e professionale per rendere competitivo il made in Italy nel mondo. È una questione che valica l`ambito della scuola, per investire l`idea stessa che abbiamo della democrazia, dello sviluppo economico, della coesione sociale. Ciò che ci preoccupa però sono le decisioni del ministro Tremonti che, come dimostra il Def, intende risanare lo Stato a spese della scuola pubblica, portando l`investimento in Istruzione a un magrissimo 3,2% del Pii entro il 2025, quando già oggi il nostro 4,2% mette in coda l`Italia tra i Paesi Ocse, la cui media di investimento è del 5,7%.

*Responsabile Scuola, Segreteria Nazionale PD.

Il Corriere della Sera 06.05.11