attualità, partito democratico

Franceschini: «Il voto decreterà la fine del berlusconismo», di Simone Collini

Il voto di domenica e lunedì ha valenza locale, ma «se arrivasse un segnale di cambiamento dal Paese, potrebbe essere l`inizio della fine del berlusconismo». Dario Franceschini sa che in questi ultimi giorni di campagna elettorale Silvio Berlusconi cercherà di «alzare sempre di più il livello dello scontro per far diventare anche le amministrative un referendum pro o contro di lui». E il Pd, che pure sta usando come slogan sui manifesti di tutta Italia «un voto per la tua città e per il nostro paese», sta attento a non cadere nella trappola di personalizzare la sfida elettorale, insistendo però sul fatto che l`esito delle urne può servire a mandare «un segnale netto che così non si va avanti e deve cambiare l`agenda del Paese», per dirla con Pier Luigi Bersani.

E quindi, se è vero che «Berlusconi vuole evitare il confronto sui programmi e sulla qualità dei candidati», come dice il capogruppo dei deputati Democratici spiegandosi così l`attacco ai magistrati, è anche vero che «il dilemma Berlusconi sì Berlusconi no non è il problema degli italiani», come sostiene il leader del Pd, ma un Parlamento «sequestrato da mesi per occuparsi degli affari del premier» sì.

UN VOTO PER IL CAMBIAMENTO

Così, visto che la «compravendita» di deputati denunciata dall`opposizione ha dato i suoi frutti e impedisce un cambio di scenari attraverso il voto parlamentare, il centrosinistra punta sul voto di domenica e lunedì per arrivare a quello che Franceschini definisce «un cambiamento definitivo per il Paese». Dice il capogruppo del Pd alla Camera: «Dappertutto respiriamo un clima positivo perché abbiamo candidati e programmi credibili ovunque. Dall`altra parte, invece, c`è molta sfiducia e una forte tentazione di astensionismo perché il bilancio del governo di questi ultimi anni è stato fallimentare». Per questo le amministrative, al di là della scelta dei governi locali, sono «una grande opportunità»: «Dobbiamo parlare ai tanti elettori delusi del centrodestra e chiedere di fare un bilancio di questi tre anni di governo Berlusconi. Il centrodestra è partito con la maggioranza più solida mai avuta da nessun governo in Italia e non hanno realizzato ciò che avevano promesso. Non hanno dato alcuna risposta sui temi su cui avevano raccolto il consenso: le tasse non sono diminuite ma aumentate, sulla sicurezza hanno prodotto solo la stupidaggine delle ronde e tagliato i fondi alle forze dell`ordine, sull`immigrazione è bastata una piccola emergenza, meno delle 30mila persone giunte in Italia nel 2008 quando c`era Prodi al governo, per andare in crisi».

IL PESO DI DIVISIONI E SQUILIBRI IN TV

Sul fronte delle opposizioni l`ottimi- smo non manca, con Gianfranco Fini che prevede «qualche sorpresina» per Berlusconi dalle urne, e con il leader dell`Idv Antonio Di Pietro che sostiene che «se il risultato delle amministrative e poi dei referendum sarà contrario alle indicazioni del centrodestra, il capo dello Stato sarà autorizzato a sciogliere le Camere». Ma la cautela è d`obbligo, perché al primo turno centrosinistra e Terzo polo vanno divisi un po` ovunque (e in alcuni casi, tra cui quello di Napoli è il più eclatante, anche lo stesso centrosinistra si presenta con più candidati). E perché a pesare sull`esito delle urne sarà anche il modo in cui l`informazione televisiva, a cominciare da quella della Rai, si sta muovendo in questi giorni.

A poco è servito che nei giorni scorsi tutte le opposizioni unite (da Sel al Terzo polo) abbiano presentato l`ennesimo esposto all`Agcom per denunciare la violazione della par condicio e la «sovraesposizione» del premier in tv. Il week-end elettorale del premier ha «travolto tutte le regole della par condicio e non solo quelle», dice Roberto Zaccaria all`indomani della trasferta milanese del premier. Il coordinatore del gruppo di ascolto Pd sul pluralismo televisivo invita l`Agcom, al quale ha presentato un ricorso urgente ad occuparsene: «Ha davanti a sé una responsabilità enorme. È in gioco la sua credibilità complessiva.

Finora ha fatto solo richiami deboli e di principio. Se quel che è accaduto ieri fosse tollerato, verrebbe messa in dubbio la stessa regolarità delle elezioni».

L’Unità 09.05.11