attualità, politica italiana

“Distratti dallo show”, di Concita De Gregorio

Ci sono giorni in cui si resta ammutoliti. Viene da ridere, poi da piangere, poi da non crederci. Magari è una questione di dosaggi, si sente dire da qualcuno: sarà un nuovo farmaco, un elisir di lunga vita con effetti collaterali. Spettatori di una decadenza psicofisica pirotecnica, tutti a commentare l’ultima come se non ci riguardasse come se fosse una soap, sentiamo cosa spara oggi. Tutti a farsi scandire il tempo dallo show, distratti a vita dai suoi numeri. In fondo persino nel giorno in cui dice che vuole portare i sacchi di immondizia in procura, che vuole più poteri di Napolitano e che i leader della sinistra non si lavano – così, tutto insieme, in sequenza, la riforma costituzionale Bersani puzzolente i giudici che sono un cancro e la sapete l’ultima sui negri, mancano solo le corna le puzzette a ritmo di swing e una tarantella coi rutti – ecco persino in un giorno così, anzi soprattutto davanti all’evidenza patetica di una maschera grottesca, quello che davvero stringe il cuore e fa montare la rabbia non è lui, siamo noi. Sono gli italiani che ancora ci credono e quelli che non sono stati in grado di smascherarlo, di farsi alternativa, di ribellarsi al ridicolo dietro a cui cela i suoi interessi con una proposta credibile e capace di diventare vincente. Molti sono pagati per credergli o fare finta di: le migliaia di persone retribuite direttamente o indirettamente per rendere omaggio al giullare.

Gli altri no, però. Milioni di persone ancora si fidano: dieci anni dopo il “contratto con gli italiani”, la pagliacciata da Vespa con tanto di scrivania e firma con la stilografica, dopo dieci anni di promesse non mantenute e continuamente reiterate, ponti strade miracoli new town posti di lavoro internet per tutti tasse e benessere, felicità e sole tutto l’anno, ecco, cos’altro deve ancora succedere perchè l’ipnosi televisiva sia rotta dalla realtà, perché gli italiani capiscano la truffa? Certo, in molti hanno colpa. Certo, se ci fosse stata un’opposizione coesa e fattiva, intenzionata davvero ad andare al governo proponendo uno stile e un progetto diverso anzichè farsi la guerra in casa, nel decennio scorso, sarebbe stato più facile. Però santo cielo, ora che si va alle amministrative, chiediamo in giro: i sardi sono soddisfatti del governo che hanno votato? Hanno avuto i posti di lavoro, le telefonate a Putin per salvare le fabbriche sono andate a buon fine? I milanesi pensano che votare Berlusconi capolista significhi avere Berlusconi a fare il sindaco? A Napoli hanno visto il miracolo dell’immondizia? 72 ore, aveva detto. Quante ne sono passate? E i malavitosi messi in lista, davvero provvederanno a fare il bene comune? Faranno il vostro, di interesse, o faranno il loro?

È molto difficile, in tutto questo, ascoltare e parlare. Si può solo urlare, agitarsi e dire enormità. Il linguaggio dei gesti e delle parole è diventato osceno. Oscene le prime pagine dei giornali che combattono morti con altri morti esibendoli come figurine, oscene le menzogne che reiterano a carico di chi si ostina ad esibire i fatti, osceni gli orchi che si scamiciano in tv e quelli applauditi per quanto tagliente sa essere il loro dileggio delle persone perbene. Bisognerebbe fare silenzio, lasciare un momento che questo vergognoso frastuono risuonasse da solo. Sperare che la pornografia delle parole possa saturare e infine stancare anche gli insaziabili. Succede, di solito. Resta solo da stabilire quanto tempo ci vorrà ancora, perché non ne resta più molto. Quante altre vittime si faranno per strada, e quanto alto sarà il prezzo da pagare dopo. Per quante generazioni i figli dei figli saranno chiamati a ricostruire e a far dimenticare le macerie prodotte dall’inettitudine dei padri.

L’Unità 11.05.11

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