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Pier Luigi Bersani «Il Paese ci incoraggia Il voto può accelerare la fine di Berlusconi», di Simone Collini

Il segretario Pd: «Ovunque ho visto un partito in salute e combattivo Il premier cerca la rissa per non parlare dei problemi veri, ma questa volta il gioco non gli riuscirà. La fase iniziata col voto del 2008 è al tramonto». Pier Luigi Bersani “tira il fiato” nella sua Piacenza dopo una campagna elettorale di cui il segretario del Pd si dice pienamente soddisfatto, per quel che riguarda la sua parte. «In queste settimane si è visto chi è mosso da valori in cui crede, chi ha parlato di lavoro, di redditi, dei temi che interessano agli italiani, e chi invece cerca la rissa per eccitare gli animi, per evitare di parlare dei problemi veri e trasformare gli elettori in tifoserie contrapposte». Squadra che vince non si cambia, è il detto, e finora Berlusconi ha ottenuto belle soddisfazioni con l’accoppiata vittimismo e contrapposizione.
«Finora. Ma ho l’impressione che questa volta il gioco non gli riuscirà. Girando per il Paese ho trovato un Pd in salute e molto combattivo. E sono convinto che la fase aperta nel 2008, gli anni tribolati che ci hanno visto sempre in difficoltà, sta cominciando a chiudersi. In questo confronto elettorale si è vista una marcia in più e sono fiducioso che avremo dei risultati incoraggianti».
E altri scoraggianti, li ha messi in conto? «Guardi, anche dove non avremo un risultato subito, abbiamo seminato per il futuro. Abbiamo in tanti luoghi candidati freschi, seri, credibili, nuove energie che dal giorno dopo la chiusura delle urne dovremo valorizzare. Sia nelle città in cui vinceremo che in quelle in cui non ci riusciremo». Prima di pensare all’esito delle urne, pensa che da questa campagna elettorale il Pd abbia acquisito credibilità come alternativa di governo? «A parte che la nostra credibilità come forza di governo, momentaneamente all’opposizione, ci è data dalle tante città in cui abbiamo ben amministrato e alla cui guida ora verremo riconfermati. Dopodiché, certamente in questa campagna elettorale si è capito che noi siamo un partito che ha nella partecipazione, nella mobilitazione nelle primarie un tratto distintivo, un partito che ha parole d’ordine univoche, a cominciare dal tema del lavoro, un partito con la passione per il sociale e che rivendica una politica onesta, sobria, un’amministrazione rigorosa, alternativa alla destra anche in termini di valori. Un partito che considera lo sviluppo solo nella chiave della qualità, della valorizzazione ambientale e della conoscenza”. E che però al momento non fa parte di una coalizione sufficientemente forte e credibile per essere maggioranza…
«Ma in queste elezioni, salvo eccezioni, in tutte le sfide ho trovato aggregazioni larghe e convinte di centrosinistra, alleate anche a molte liste civiche rispetto alle quali noi del Pd siamo stati generosi, mettendo da parte il nostro interesse di partito rispetto a candidature espressione di civismo. Per questo mi aspetto, nel confronto rispetto alla fase che si è aperta nel 2008, un’inversione di tendenza in tutta Italia».
Andiamo nello specifico: Milano, Torino, Bologna e Napoli. Il vostro obiettivo? «Intanto, ricordiamoci che ci sonno molte altre sfide rilevanti di cui bisogna tener conto e che non dovremo sottovalutare. Per quel che riguarda queste quattro città, ci aspettiamo un risultato vincente a Torino e Bologna, auspicabilmente al primo turno, e arrivare al secondo turno per poi giocarcela a Milano e Napoli». «Auspicabilmente al primo turno», a Torino e Bologna?
«C’è un problema di elevata frammentazione delle liste di cui bisogna tener conto». In entrambe le città potrebbero prendere un bel po’ di consensi i candidati grillini.
«Spero che le persone che provano una certa disaffezione nei confronti della politica, che ancora stanno pensando se non andare alle urne o magari andare a votare per Beppe Grillo, ci ragionino bene. Non si può dire che siamo tutti uguali, destra e sinistra. Noi non abbiamo approvato condoni o licenziato insegnanti, noi non vogliamo il nucleare. Soprattutto a chi cavalca certi sentimenti voglio dire che non è consentito stare eternamente nell’infanzia, che se intendono fare politica devono assumersi delle responsabilità. Anche perché abbiamo già visto con le regionali in Piemonte cosa succede a dire sono tutti uguali. Succede che vincono la Lega e Berlusconi. Vogliono questo? Bene. Però lo dicano chiaramente».
Non sono solo i grillini a dire sono tutti uguali. Anche Casini sostiene che hanno sbagliato sia Berlusconi e Letizia Moratti ad alzare in quel modo il livello dello scontro, che voi del centrosinsitra, che a Milano avete candidato un “non moderato” come Pisapia. Cosa dice agli esponenti del Terzo polo, con cui dovrete pur tentare degli accorpamenti ai ballottaggi? «Che conoscono la nostra impostazione generale, e cioè trovare una convergenza tra progressisti e moderati, forze diverse che però si pongono il problema di ricostruire nel dopo Berlusconi. E, secondo, gli vorrei domandare chi per loro è il vero estremista, se Pisapia o Berlusconi e Moratti, che si sono dimostrati pronti a scatenare una guerra mettendo in giro robaccia, pur di non perdere una poltrona».
Teme ripercussioni all’interno del suo partito, se le urne decreteranno un risultato per voi negativo? Veltroni ha già chiesto un confronto nel Pd, dopo queste amministrative.
«Noi dobbiamo essere un partito che discute sempre con grande libertà, ma tira dritto anche. Siamo un partito troppo giovane per aver risolto tutti i problemi ma già vecchio per essere un esperimento politico fallito. Tocca a noi dare una prospettiva al paese. Discutiamo allora, ma ricordandoci la responsabilità che abbiamo di fronte agli italiani».
E ripercussioni sulla sua possibile leadership del centrosinitra, a seconda dell’esito del voto, dice ci saranno? «Il punto di riflessione deve essere la responsabilità e il ruolo del Pd che in quanto tale, compreso il suo segretario, deve esserci, stare in campo, ma come costruttore di un progetto. Il resto viene dopo».

L’Unità 15.05.11