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"Cresce il Pd, i candidati trainano la coalizione", di Roberto Brunelli

Le dinamiche del voto secondo l’analisi dell’Istituto Cattaneo: non mancano le sorprese. L’emorragia del Popolo delle libertà, l’arretramento leghista rispetto alle regionali. Male l’Udc… e peggio ancora se si allea con la destra. Non parlano la lingua di Arcore, i numeri. Stanno lì, e nella loro sintetica brutalità vanno presi per quel che sono: una specie di mutazione genetica dell’Italia, consumatasi in meno di due anni. Una piccola rivoluzione copernicana, che riserva molte sorprese, soprattutto nel campo del centrodestra, ma anche a sinistra. Certo, ci sono gli undici sindaci del centrosinistra eletti al primo turno (tra questi Torino e Bologna), c’è il «boom Pisapia», c’è quel 28,63% del Pd a Milano, pericolosamente vicino al 28,74% del Popolo delle libertà, c’è il 34,5% conquistato sempre dal Partito democratico nella capitale sabauda ed il 38,27% di Bologna. Ma la vera notizia, aggregando i risultati su base nazionale, è una sola: lo sconfitto numero uno della consultazione è il Pdl.
Seguendo le analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna elaborate a urne ancora «calde» e sui dati definitivi, il quadro è limpido: mentre il centrodestra nel suo complesso raccoglie 885 mila voti, perdendo 56 mila voti rispetto alle comunali del 2006, il Pdl da solo sacrifica sul terreno 164 mila voti in confronti a quelli guadagnati da Forza Italia e An nelle precedenti consultazioni municipali. «L’emorragia scrive l’istituto bolognese è forte sia al nord (116 mila voti, 29,8%), sia al centro-sud (-68 mila voti, uguale ad un 28,7% dei consensi).
Va detto che rispetto alle comunali del 2006 è cambiato il mondo, come sottolinea lo stesso Istituto Cattaneo. La maggior parte delle precedenti consultazioni nelle città si erano svolti prima della nascita del Pd e del Pdl, «sull’onda della vittoria di Prodi nelle politiche, e dunque in un contesto notevolmente diverso». Nel mezzo c’è stata la caduta del governo di centrosinistra e la «marcia trionfale» di Berlusconi alle politiche, alle regionali e alle europee. Proprio per questo, il Cattaneo confronta i risultati di ieri con le regionali, quasi tutte svoltesi nel 2010, confronto considerato «più corretto sul piano strettamente politico». Ecco che la batosta del Pdl appare ancora più significativa: il Popolo delle libertà perde 22,3%, con un arretramento meno marcato al Nord (-12,8%) ma deciso al centro-sud (-32,1%). Fli? Non c’entra: le sue liste «non hanno avuto un’affermazione forte in queste elezioni».
Ovviamente ci guadagna la Lega dall’emoragia del Pdl. Nel raffronto con le comunali, le camicie verdi guadagnano 78 mila voti nelle tredici città, con un aumento del 149%, mentre in termini relativi, attirano nuovi consensi più in Emilia Romagna che altrove. Ma anche per gli uomini di Bossi son dolori: infatti, rispetto alle regionali perdono ben 25 mila voti (-16%), una perdita secca concentrata, significativamente, a Milano e Torino. Più sfumato il discorso per quel che riguarda il centrodestra nel suo complesso: rispetto alle comunali, ha raccolto 885 mila voti, ossia 56 mila in meno. Perde soprattutto al Nord e sono perdite severe (quattro città, 83 mila voti, uguali ad un 16,6%), ma va bene nelle sei città del centro-sud, guadagnando 40 mila voti.
E il centrosinistra? Soffre rispetto alle comunali, ma guadagna rispetto alle regionali. Ha raccolto, nelle consultazioni di domenica e lunedì, 1 milione 42 mila voti contro 1 milione e 217 mila nel precedente voto per i municipi, ovvero meno 175 mila voti (14,4%). Specularmente al centrodestra, la perdita è stata contenuta al nord, più marcato in Emilia, e sostanziosa al centro-sud (soprattutto a Napoli, che conferma la sua caratura di «caso a parte»). Il fatto, però, che il centrosinistra avanza di diverse posizioni rispetto alle regionali: 66 mila voti in più (+6,8%), in particolare al nord e in parte anche in Emilia, mentre mantiene il calo (-6,7%) al centro-sud. Analoga la performance del Pd: lascia sul terreno 111 mila voti rispetto ai consensi raccolti illo tempore da Ds, Magherita o Ulivo, ma cresce con nettezza rispetto alle regionali: più 39 mila voti (+ 73%).
E l’Idv? I dipietristi realizzano secondo i dati del Cattaneo un buon risultato rispetto alle comunali (+ 36 mila voti), ma arrancano in confronto alle regionali, lasciando sul terreno 62 mila voti. Altra notizia: va male l’Udc, che perde sia rispetto alle precedenti comunali (-25%), sia rispetto alle regionali (-1,6%), mentre si registra una sostanziale stasi dell’elettorato complessivo di Sinistra e Libertà insieme alla Federazione della sinistra rispetto alle precedenti municipali, laddove è notevole l’avanzata sulle regionali: +11,5 mila voti, il 60,6%. Come noto, si sono fatti notare le liste a «5 Stelle»: complessivamente hanno raggranellato oltre 93 mila elettori in undici delle tredici città. Ebbene, in tutte le città del Nord e dell’Emilia Romagna, i grillini hanno battuto l’Udc. «In misura netta», scrive il Cattaneo. Da notare che l’Udc va leggermente meglio dove presenta candidati «terzi» rispetto a dove si allea con il centrodestra.
Va da sé che una delle caratteristiche più evidenti di questa tornata elettorale sia la personalizzazione del voto. Un «effetto carisma» determinato da due comportamenti distinti: votare una lista e contemporaneamente esprimere una preferenza per un candidato sindaco non sostenuto dalla lista votata; votare solo un candidato, sindaco, senza indicare alcun voto di lista. L’incidenza del voto personalizzato è più forte al nord, ma l’elemento locale è, comunque, fortissimo: per esempio Cosolino fa man bassa a Trieste (20,4%), a Cagliari c’è l’affermazione di di Zedda (12,7%) a Napoli il caso De Magistris (12%), che ha ricevuto quasi 60 mila consensi «personali», pari al 46,5% sul voto delle liste a lui collegate.

L’Unità 18.05.11