attualità, politica italiana

"Al Nord la Lega perde più di Berlusconi", di Roberto D'Alimonte

In questa tornata elettorale sono andati al voto 29 capoluoghi di provincia. In 23 si è votato anche nelle regionali del 2010 che è il nostro termine di confronto. Sei di questi comuni sono al Nord, sette al Centro e dieci al Sud. I comuni del Nord rappresentano poco più del 40% del totale dei voti validi, quelli del Centro poco meno del 20% e quelli del Sud poco meno del 40%. Questo vuol dire che il Nord è leggermente sovrarappresentato rispetto alla distribuzione dell’elettorato. Ma nel complesso si può dire che il campione è abbastanza rappresentativo dell’insieme delle città capoluogo del nostro paese. Aggregando i dati di questi comuni si può cominciare a capire le tendenze elettorali emerse nel voto amministrativo. È quello che abbiamo fatto. E il quadro è significativamente diverso da certe interpretazioni che sono state proposte nelle ore e nei giorni immediatamente successivi al voto. Quando avremo una base di dati che comprende tutti i comuni sopra i 15mila abitanti in cui si è votato allora riusciremo a fare un ulteriore passo avanti. Per ora ci dobbiamo accontentare dei dati a disposizione. Per la corretta comprensione dei dati il lettore dovrà tenere conto del fatto che nei comuni capoluogo sia il Pd che il Pdl hanno sempre ottenuto risultati migliori rispetto ai comuni più piccoli. Mentre è vero il contrario per la Lega Nord che va molto meglio nei piccoli e piccolissimi comuni.
Ciò premesso, l’analisi dei risultati a livello dei 23 capoluoghi e per zona geopolitica riserva diverse sorprese. La prima riguarda il Pd. Come si vede nei grafici in pagina il Pd conquista nuovi elettori. Non accadeva da qualche tempo. Complessivamente non sono molti ma il fatto rilevante è che i nuovi elettori sono al Nord. E non è un fatto di poco conto. In questa zona il Pd guadagna quasi il 32% dei voti rispetto al 2010. È probabile che siano almeno in parte elettori che alle regionali avevano votato il partito di Di Pietro che in questa zona perde più del 50% dei suoi voti. Lo sapremo con certezza quando potremo fare l’analisi dei flussi utilizzando i dati delle sezioni elettorali. Nelle altre zone del Paese il Pd non va altrettanto bene. Perde qualcosa nei capoluoghi del Centro e perde quasi il 17% dei voti al Sud.
La seconda sorpresa riguarda Lega e Pdl. Il partito di Bossi al Nord passa da circa 137mila voti a 108mila: il calo è del 21%. Va meglio nei capoluoghi del Centro, soprattutto in Emilia e Romagna, dove perde solo 2mila voti, vale a dire il 5%. In questo dato pesa certamente Bologna. Ma il fatto nuovo è che il Pdl non va male al Nord. Va male a Milano ma non negli altri capoluoghi del Nord. Complessivamente nei sei comuni del nostro insieme passa da 302mila a 278mila voti. La perdita è meno dell’8%. Questo vuol dire che negli stessi comuni la Lega perde il 21% e il Pdl meno della metà. Qui occorre ricordare al lettore la premessa iniziale. Le città non sono il terreno più favorevole alla Lega. Ma sulle città c’erano delle aspettative. La realtà è che l'”assedio” del Carroccio alle città del Nord per ora è fallito.
Tornando al Pdl le perdite vere del partito di Berlusconi sono soprattutto nei comuni del Centro dove il calo è del 31% e in quelli del Sud dove perde circa il 20%. Ma questo è vero per tutti i partiti tradizionali. Ormai in questa zona del Paese prevalgono liste personali di stampo clientelare. Nemmeno Sel che pure guadagna il 70% al Nord e il 130% al Centro riesce a far bene nei capoluoghi meridionali dove si ferma allo 0,3%. Solo l’Idv riesce a limitare le perdite in questa zona ma qui c’è l’effetto-Napoli dove il partito di Di Pietro arriva all’8,1%. Negli altri comuni l’Idv va malissimo. È il partito che perde di più. Complessivamente il calo è pari a quasi il 38% dei suoi elettori del 2010.
L’Udc non esce male da questa tornata elettorale. Il partito di Casini prende più o meno i voti che aveva nel 2010. Anzi cresce di quasi il 5%, soprattutto al Centro e al Sud. È probabile che questo sia un dato sottostimato perché in molti casi si presentava insieme ad altre liste. In generale è molto difficile stimare con questi dati la reale consistenza del terzo polo.
Un’ultima osservazione spetta al Movimento 5 stelle. Ha ottenuto il 3,8% dei voti nei 23 comuni. Al Nord però è arrivato al 4,5% e nei comuni del Centro all’8,2%. È diventato ormai una realtà con cui fare i conti.
Questo è il quadro, per ora. In attesa di altri dati.

Il Sole 24 Ore 19.05.11

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Bossi: «Il Pdl non ci trascinerà a fondo», di Barbara Fiammeri

Silvio Berlusconi continua a rimanere in silenzio. Non Umberto Bossi, che invia al Cavaliere un messaggio chiaro: «Non ci faremo trascinare a fondo». Nel giorno in cui alla ripresa dei lavori parlamentari la maggioranza viene battuta per ben cinque volte, i Responsabili si spaccano e il Pdl sceglie di evitare il voto sul testamento biologico, per non trovarsi di fronte a ulteriori brutte sorprese, il Senatur e il premier si preparano ad affrontare il dopo Milano. Bossi garantisce che non è intenzionato a mollare l’alleato, a provocare la crisi («Non illudetevi…») ma è pronto a dettare le sue condizioni: un sostanzioso rimpasto di governo, che potrebbe includere anche un vicepremier del Carroccio, una strategia definita per il rilancio economico e la conclusione del percorso federalista. I due ieri sera si sono sentiti dandosi appuntamento per stamane a margine del Consiglio dei ministri.

Una riunione, quella di Palazzo Chigi, convocata all’ultimo momento e che guarda caso avrà all’ordine del giorno un nuovo decreto sul federalismo. Il Cavaliere vuole tener buono l’alleato. Anche per questo ha dato l’ordine di lasciare in stand by i provvedimenti sulla giustizia (per la riforma non è stato fissato neppure il calendario), così come quello che avrebbe dovuto aumentare le poltrone nell’esecutivo per consentire l’ingresso di altri Responsabili (tant’è che alcuni hanno già annunciato di voler lasciare il gruppo) o il decreto per bloccare le demolizioni degli abusi a Napoli.

La Lega preme. Bossi ammette la «sconfitta», si mostra fiducioso sul ballottaggio («vinceremo»), attacca il terzo polo che non scegliendo con chi schierarsi al secondo turno «ha deciso di votare per la sinistra». Ma quel che più lo preoccupa è il dato deludente della Lega. E a poco serve dire – come ha fatto ieri – che la debacle milanese è colpa di una «campagna elettorale sbagliata». Nel mirino del Senatur ci sono sia il sindaco, Letizia Moratti, che il premier per l’eccessiva politicizzazione del test amministrativo.

Berlusconi però non la pensa così. Il premier sostiene che la sua presenza massiccia ha evitato un risultato ancora peggiore, che a sbagliare è stata soprattutto «Letizia». Quanto al dimezzamento delle preferenze la spiegazione è la seguente: «Gli elettori hanno pensato che non servisse ripetere il mio nome poiché già compariva nel simbolo». L’ordine di scuderia è tentare l’impossibile, riportare al voto tutti quegli elettori di centrodestra (almeno 40mila) che lo hanno disertato al primo turno.

Lo stesso vale per Napoli. «Forse ce la facciamo», diceva ieri Nicola Cosentino, coordinatore del Pdl campano, chiacchierando con alcuni colleghi nel Transatlantico della Camera. De Magistris però fa paura. «Altro che Lettieri, è l’ex Pm che interpreta bene il ruolo del candidato di rottura con il passato!», commentava amaro un ministro azzurro.
Nel partito si attende di vedere come andrà a finire. Ma l’aria che tira è pesantissima, con Il Giornale che attacca Formigoni e Cl accusandoli di non aver fatto la loro parte e il governatore lombardo che ribatte mettendo sotto accusa le prese di posizioni pro-Lassini del duo Santanché-Sallusti.

La Russa e Verdini continuano a ripetere che il risultato complessivo del Pdl non è negativo ma ieri Scajola, che guida una pattuglia di deputati dissidenti, è stato da Berlusconi. L’ex ministro non ha intenzione di rientrare al governo ma punta a un ruolo operativo nel Pdl.

Il Sole 24 Ore 19.05.11