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"Le donne fotografate dall'Istat", di Roberta Agostini

Puntare sulle capacità femminili e sulle donne come risorsa per la crescita del paese, significa davvero costruire un’alternativa radicale al disastro rappresentato da questo governo e alla cultura politica che il centro destra esprime. I dati Istat resi noti nella giornata di ieri ci parlano di una crisi gravissima, che colpisce le imprese, le famiglie, le donne e i giovani. L’inerzia del governo è ormai lampante. Il centro destra ha alzato i toni della campagna elettorale fino ad arrivare alle ingiurie, agli insulti e alle menzogne perché con le grida pensa di coprire il proprio fallimento.

Ma, oltre le grida, la verità del paese, sta nella fotografia dell’Istat: un numero enorme di donne costrette a lasciare il lavoro alla nascita del primo figlio, la pratica silenziosa delle dimissioni in bianco che colpisce oltre 800 mila lavoratrici, il rischio povertà di troppe famiglie italiane, 2 milioni di giovani che lasciano la scuola e che non lavorano, indici drammatici di disoccupazione, mancanza di libertà di scelta e di opportunità nella quale si traduce la debolezza del nostro stato sociale. Le donne sono state il pilastro sul quale si è retto il nostro sistema di welfare. Cosa il governo pensa di fare di fronte all’evidenza che sotto i tagli al welfare, le donne, come giustamente sottolinea l’Istat, non ce la fanno più? Cosa fare per innalzare il tasso di occupazione femminile?

Il PD ha messo al centro del programma di riforme l’obiettivo strategico dell’incremento del tasso di occupazione femminile: 3 milioni di donne in più al lavoro avrebbero un effetto straordinario in termini di crescita del paese. Per questo continuiamo ostinatamente a chiedere riforme: ripristino delle norme contro le dimissioni in bianco, piano nazionale per gli asili nido, indennità di maternità universale e a carico della fiscalità generale, congedo di paternità obbligatorio sono alcune politiche pubbliche che si potrebbero fare. E si potrebbe partire, ad esempio, dall’impiego del “tesoretto” di 4 miliardi di euro ricavato dai risparmi dell’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego, che invece è sparito nelle sabbie mobili della spesa pubblica.

Le donne sono la grande risorsa su cui investire per aprire una nuova stagione politica, economica, sociale. Le donne vogliono essere protagoniste del cambiamento del paese, come hanno dimostrato scendendo nelle piazze del 13 febbraio, impegnandosi nella campagna elettorale delle amministrative, dando fiducia ai nostri candidati sindaci che si sono rivolti all’elettorato femminile a Milano, a Torino, a Bologna non con promesse vaghe ma con impegni chiari sulla composizione paritaria delle giunte e sull’innovazione delle politiche delle città.
Anche per vincere i ballottaggi questo deve essere tenuto ben fermo. Puntare sulle capacità femminili e sulle donne come risorsa per la crescita del paese, significa davvero costruire un’alternativa radicale al disastro rappresentato da questo governo e alla cultura politica che il centro destra esprime.

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