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"Causa precariato e caro-affitti i giovani restano a casa di papà", di Felicia Masocco

Convivenza con mamma papà ed eventuali fratelli anche quando sarebbe ora di sloggiare e vivere nei propri spazi. Per alcuni (pochi, il 9%) è una scelta e per loro la parola giusta è ancora bamboccioni. Per gli altri (moltissimi) è piuttosto una via imposta dal mix venefico precarietà più affitti carissimi. Sorprende poco, quindi se in Italia ben 7 milioni di giovani vivano ancora con i genitori e che di questi il 40% abbia superato i 25 anni. Non si tratta più solo del “parcheggio” per il tempo dell’università. Il Sunia, sindacato degli inquilini della Cgil, ha dedicato una ricerca alla condizione abitativa di chi hameno di 34 anni. Emerge l’involontarietà della coabitazione ad oltranza: la voglia di lasciare la cameretta è fortissima ma l’”ambizione” è frustrata dall’assenza di un lavoro o della sua estrema volatilità. A proposito vale la pena di ricordare che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è ormai stabile poco al di sotto del 29%. Al reddito che non c’è, o che è del tutto insufficiente, vanno sommati i costi proibitivi di una casa.

PATTO ABITATIVO La ricerca che rientra nella campagna «La casa nel percorso di autonomia delle nuove generazioni», ha preso in esame giovani tra 18 e 34 anni (il40%ne ha più di 25), in pratica la generazione “ milleuro”: circa il 60% dei giovani, infatti, percepisce un reddito mensile inferiore a tale cifra, dato inquietante tanto quanto il tasso di disoccupazione, quello degli atipici (30%) e quello dei neet, ovvero dei giovani che non lavorano e non studiano (20%). Mille euro è una cifra ambivalente: sintetizza le retribuzioni, ma anche i canoni di affitto specie nelle grandi città: 1.020, di media, euro per i nuovi contratti e a 750 euro per i rinnovi. Pensare che pur di andar via, l’88% dei giovani cambierebbe città), emanciparsi economicamente (47%), mettere su famiglia (18%) e misurarsi da soli con la vita (15%). Alla fine ci si adatta e restare con mamma e papà diventa cosa “normale”per il 55% mentre il 40% lo vive come un problema. In futuro non pare andrà meglio. La Cgil riporta il dato di uno studio dell’università Cattolica di Milano che stima in 13-15 milioni di famiglie che nei prossimi anni disporranno di un reddito mensile di circa 1.500 euro al mese. Nuclei fatti in parte di pensionati ma soprattutto di precari che li inserisce in una sorta di “cuscinetto sociale” che rimane al di sotto della media dei redditi dei cittadini italiani e al di sopra della soglia di povertà. Per Laura Mariani, responsabile politiche abitative della Cgil, «è indispensabile un “Patto per l’abitare” che abbia come garanzia la costituzione di un’Agenzia per la casa in ogni Comune con uno specifico Osservatorio sui bisogni abitativi dei giovani».

L’Unità 29.05.11

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“Primo stipendio a 900 euro? Bamboccioni per forza”, di Enrico Marro

Bamboccioni per forza. Costretti a rimanere a casa per mancanza di mezzi economici sufficienti ad andare a vivere da soli. I giovani che ancora risiedono con mamma e papà sono 7 milioni, secondo una stima della Cgil e del Sunia, il sindacato degli inquilini, elaborata su un’indagine campionaria che ha coinvolto un migliaio di soggetti. Del resto, basta aprire il rapporto Istat di qualche giorno fa, per trovare la spiegazione: sono più di due milioni i giovani che non studiano e non lavorano. E lo stipendio medio di quelli che trovano un’occupazione è di appena 900 euro al mese per i primi due anni, supera i mille euro dopo 3-5 anni di servizio e raggiunge i 1.300 euro solo dopo 20 anni di attività. Difficile, in queste condizioni, uscire di casa senza l’aiuto di mamma e papà. Che, a dire il vero, neppure loro se la passano tanto bene, visto che, sempre secondo il Rapporto Istat, lo stipendio netto di un italiano è di 1.286 euro al mese. Ma questa cifra è la media tra i 1.407 euro che vanno ai lavoratori maschi e i 1.131 euro che prendono le donne, che sono quindi pagate un quarto in meno, appena sopra agli stranieri, che guadagnano 973 euro al mese in media. Nessuna sorpresa, quindi, che, davanti alla più grave crisi del dopoguerra, le famiglie, come dice ancora l’Istat, siano state costrette per la prima volta a ridurre i risparmi e a intaccare la ricchezza patrimoniale, spesso proprio per dare una mano ai figli o per far fronte a emergenze sanitarie (gli anziani non autosufficienti). Ma torniamo all’indagine Cgil-Sunia. I giovani dai 18 ai 34 anni che vivono ancora nella famiglia di origine sarebbero appunto 7 milioni: il 40%ha più di 25 anni e il 50%ha un’occupazione, anche se spesso precaria. Il 60%delle persone fino a 35 anni ha un reddito inferiore a mille euro al mese. Impossibile, secondo il sindacato, accedere a una casa in affitto, visto che il canone medio, almeno nelle grandi città, è di 1.020 euro per i nuovi contratti e di 750 euro per i rinnovi. L’ 83%dei giovani intervistati dichiara che vorrebbe vivere fuori dalla casa dei genitori, per avere «indipendenza economica» (47%), «sposarsi» (18%), «misurarsi da soli con la vita» (15%). La Cgil e il Sunia ricordano anche che, secondo uno studio dell’Università Cattolica di Milano, «nei prossimi anni ci saranno in Italia 13-15 milioni di famiglie con un reddito mensile intorno ai 1.500 euro al mese» : saranno costituite da pensionati ma soprattutto da giovani, spesso precari. È la «generazione dei milleuristi» .

Il Corriere della Sera 29.05.11