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Draghi , sì alla manovra a giugno «Declino non è ineluttabile», di Paola Pica

Il governatore cita Einaudi: risorgimento politico insieme a risorgimento economico. Basta intrecci corporativi. L’Italia è un Paese con un’economia «insabbiata» ma non è sulla via di un «declino ineluttabile» e per questo deve concentrare gli sforzi per «tornare alla crescita». Nella ripresa bisogna crederci, poiché essa è legata solo in parte a fattori economici e anzi «dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e speranze». È questo il messaggio di Mario Draghi, presidente designato della Bce, alla sua ultima relazione da governatore della Banca d’Italia.

L’ESORTAZIONE – «Ciò che può unire è più forte di ciò che divide» è l’esortazione del banchiere centrale che in chiusura delle Considerazioni finali lamenta di sentirsi un po’ come il suo «ben più illustre predecessore» Luigi Einaudi. «A distanza di 5 anni, quando si guarda a quanto poco di tutto ciò si sia tradotto in realtà – dice riferendosi alle riforme – viene in mente l’inutilità delle prediche». «Quale Paese lasceremo ai nostri figli?» si chiede Draghi. «E perché la politica non fa propria la frase di Cavour: “Le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”»? Il governatore ricorda che in 150 anni «il nostro Paese ha compiuto grandi progressi nelle condizioni materiali di vita grazie alla laboriosità, all’ingegno, alla capacità di sacrificio» per poi affidarsi di nuovo alle parole del primo presidente del Consiglio: «Il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico».

INTERESSI CORPORATIVI – «Occorre sconfiggere gli intrecci di interessi corporativi che in più modi opprimono il Paese. È è questa una condizione essenziale per unire solidarietà e merito, equità e concorrenza, per assicurare una prospettiva di crescita al Paese». «La crescita di un’economia -spiega il governatore – non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori – ha aggiunto – determinano il progresso di un paese.

SOTTOBRACCIO A CIAMPI – Il presidente emerito della Repubblica e governatore onorario della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, è arrivato all’assemblea annuale della banca d’Italia accompagnato dal governatore Mario Draghi e dal direttore generale Fabrizio Saccomanni. Nelle prime battute delle considerazioni finali , Draghi si è interrotto per salutare pubblicamente Ciampi e ringraziarlo della sua presenza. La platea a sua volta si è spesa in un lungo applauso.

LA MANOVRA – «Appropriati sono l’obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e l’intenzione di anticipare a giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-14 – dice ancora il governatore nelle considerazioni finali – grazie alle riforme previdenziali avviate dalla metà degli anni Novanta, a un sistema bancario che non ha richiesto salvataggi, a una prudente gestione della spesa durante la crisi, lo sforzo che ci è richiesto è minore che in molti altri paesi avanzati». «Una manovra tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionali, potrebbe sostanzialmente limitare gli effetti negativi sul quadro macroeconomico».

LA RIDUZIONE DELLA SPESA – Non si possono ridurre gli investimento o aumentare le entrate. Va ridotta allora la spesa che serve alla gestione pubblica «di oltre il 5 per cento in termini reali nel triennio 2012-14, tornando, in rapporto al Pil, sul livello dell’inizio dello scorso decennio». Attenzione però: «non è consigliabile procedere a tagli uniformi in tutte le voci» perchè penalizzerebbe le amministrazioni virtuose e «inciderebbe sulla già debole ripresa dell’economia, fino a sottrarle circa due punti di Pil in 3 anni». Serve invece «un’accorta articolazione della manovra, basata su un esame di fondo del bilancio degli enti pubblici, voce per voce, commisurando gli stanziamenti agli obiettivi di oggi, indipendentemente dalla spesa del passato». È quello che i tecnici chiamano spending rewiev.

IL COSTO DELLE MANCATE RIFORME – «Occorre proseguire nella riforma del nostro sistema di istruzione, già in parte avviata, con l’obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento, che sono tra i più bassi nel mondo occidentale anche a parità di spesa per studente». Secondo valutazioni dell’Ocse, «il distacco del sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali potrebbe implicare a lungo andare un minor tasso di crescita del pil fino a un punto percentuale». I ritardi della giustizia civile, tema che va affrontato «alla radice», fanno perdere al paese fino a un punto di Pil all’anno.

IL PESO DEL FISCO – La riduzione del peso fiscale sulle imprese e il lavoro è un passaggio fondamentale per favorire la ripresa. «Andrebbero ridotte in misura significativa le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l’amministrazione fiscale ha recentemente conseguito», sostiene Draghi. «Per incentivare il ricorso al capitale di rischio – aggiunge Draghi – andrebbe ridotto, nel quadro di una complessiva ricomposizione del bilancio pubblico, il carico fiscale sulla parte dei profitti ascrivibile alla remunerazione del capitale proprio».

L’OCCUPAZIONE FEMMINILE- Le donne trovano più difficilmente lavoro e guadagnano di meno, sottolinea Draghi che torna ancora una volta a dire come la scarsa partecipazione femminile sia «un fattore cruciale di debolezza del sistema». «Oggi il 60% dei laureati è formato da giovani donne – ricorda – conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori, sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche. Eppure – aggiunge – in Italia l’occupazione femminile è ferma al 46%, venti punti in meno di quella maschile, è più bassa che in quasi tutti i Paesi europei soprattutto nelle posizioni più elevate e per le donne con figli; e le retribuzioni sono, a parità di istruzione ed esperienza, inferiori del 10% a quella maschili».
Andrea Beltratti presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo
Andrea Beltratti presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo

BANCHE E REGOLE – «La protezione del cliente della banca è un dato di civiltà» e un elemento cruciale per la credibilità e la fiducia nel sistema, ricorda il governatore. «In Italia on vi è stata una crisi bancaria, tuttavia dobbiamo ora rivedere il quadro delle regole in linea con gli orientamenti internazionali lungo due direttrici: ampliare lo spettro delle misure di risoluzione delle crisi; dotare la Vigilanza della possibilità di rimuovere gli esponenti responsabili di condotte nocive alla sana e prudente gestione di una banca». Le Fondazioni, se ben gestite, possono restare nel capitale delle banche.
Nell’intervento tradizionalmente svolto dal rappresentante di Intesa Sanpaolo, primo azionista di Banca d’Italia, il presidente del consiglio di gestione Andrea Beltratti aveva sostenuto come «il recente rafforzamento patrimoniale attuato da alcune banche italiane, incoraggiato dalla Banca d’Italia, è un esempio di manovra che previene le difficoltà e crea esternalità positive per l’economia nel suo complesso. Le banche italiane maggiormente capitalizzate – ha sottolineato Beltratti – sono in posizione di forza anche grazie al loro modello particolarmente prudente di business».

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