attualità, politica italiana

Il Pd: «Berlusconi se ne vada Dai referendum la botta finale», di Simone Collini

Il Pd chiede in Parlamento le dimissioni di Berlusconi e mette in moto la macchina organizzativa per i referendum. Bersani: «Se ci sono i margini per fare una nuova legge elettorale bene, altrimenti al voto subito». La richiesta formale di dimissioni in Parlamento e la battaglia nel Paese per dare la stoccata finale col referendum del 12 e 13. Il Pd dà il via alla seconda fase della strategia che dovrebbe portare alla chiusura della stagione berlusconiana. Pier Luigi Bersani riunisce la segreteria di buon’ora per fare il punto dopo la vittoria al voto amministrativo, per l’ennesimo brindisi delle ultime ventiquattr’ore, ma soprattutto per pianificare le prossime mosse. Il leader del Pd ha chiesto ai suoi di mettere subito in moto la macchina organizzativa per i referendum, e già oggi inizieranno a essere trasmessi su Youdem e sul web tre videomessaggi dedicati ai quesiti sull’acqua, il legittimo impedimento e il nucleare (in attesa che si pronunci la Cassazione), mentre nei prossimi giorni partirà una massiccia campagna radiofonica e oltre cinque milioni di lettere verranno spedite in tutte le città capoluogo di regione. «Li abbiamo smacchiati tutti se la ride Bersani facendo il verso a Crozza – e non è finita qua, ora ci sono i referendum coi quali togliamo anche l’ultima macchia». Se la partecipazione al voto sarà massiccia, è il ragionamento che si fa in queste ore al quartier generale del Pd, sarà ancora più complicato per Berlusconi rimanere «arroccato» a Palazzo Chigi, anche se la «compravendita» portata avanti in Parlamento continuerà a dare frutti.
LA VERIFICA E LE DIMISSIONI
Nella settimana tra il 20 e il 27 giugno si voterà alla Camera la verifica di maggioranza chiesta dal Quirinale dopo i mutamenti nella composizione del governo. Il capogruppo del Pd Dario Franceschini aveva chiesto di calendarizzare il voto la prossima settimana. Il centrodestra si è messo di traverso e l’ha spuntata. Ma ora l’importante, dice Bersani, è che «in Parlamento Berlusconi si presenti dimissionario perché è venuta meno la maggioranza nel paese». È lo stesso Franceschini a formalizzare la richiesta in Aula, tra le urla e le contestazioni che subito si alzano dai banchi del centrodestra: «Siete minoranza in tutto il paese, alla verifica il governo Berlusconi si presenti dimissionario, il Paese vuole essere governato, vuole voltare pagina».

l’Unità 1.6.11

l’Unità 1.6.11
Trieste
«La mia vittoria unisce Chiusi i conti con la storia»
di Maria Zegarelli

Lasciarsi alle spalle la storia, con i suoi dolori insanabili, la Risiera, le Foibe, per poter guardare al futuro. Ci vede anche questo Roberto Cosolini, 57,5% di voti al ballottaggio, 53 anni e un passato nell’ex Pci, appena eletto sindaco di Trieste.
Una vittoria densa di significati.
«Una grande vittoria, dal risultato chiaro, che unisce un clima nazionale con un qualcosa si specificatamente triestino. Una città considerata tradizionalmente di destra si è sentita libera di scegliere, capace di scegliere un sindaco di sinistra di una coalizione di centrosinistra». Trieste ha chiuso i conti con la sua storia?
«Direi proprio di sì, a Trieste la contrapposizione politica è stata molto spesso caratterizzata dalla divisioni del passato e questo ha fatto sì che diventasse per certi versi bloccata e fortemente condizionata dal centrodestra. Evidentemente siamo entrati in una fase nuova, iniziata con Riccardo Illy e mai interrotta, neanche durante il periodo in cui ha governato Roberto Dipiazza. Trieste è tornata ad essere una città laica, che sceglie liberamente e ha scelto Cosolini e il centrosinistra perché li ha considerati più affidabili per il governo della città». Perché, secondo lei, i toni allarmistici usati dal centrodestra stavolta non hanno convinto?
«Stavolta la campagna del centrodestra, che tendeva a riecheggiare le paure del passato, non ha fatto assolutamente presa. Che sia successo in Italia va bene, che sia successo a Trieste è straordinario, perché qui il significato della parola “comunista” poteva essere un argomento condizionante. I triestini sono intelligenti, hanno capito che c’è un centrosinistra serio, affidabile, capace di rispettare le tragedie, tutte, che hanno attraversato questo territorio nel Novecento». Lei ha lanciato l’allarme rischio occupazione. Cosa intende fare da subito? «Un sindaco deve intanto ottenere da subito più attenzione da Stato e Regione per una città che è stata e può essere una capitale d’area ma che colpevoli interessi e distrazioni hanno trasformato in una città provinciale. C’è una grave sofferenza di mancanza di collegamenti che per una città che vive di relazioni è un problema pesante, quindi va affrontato. Poi, si deve decidere di scommettere sulle proprie materie prime mare, patrimonio culturale ed economia della conoscenza – e intervenire con un piano strategico. Il centrosinistra può dimostrare di essere in grado di rappresentare le esigenze del Nord.

L’Unità 01.06.11