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«Donne al vertice? Più crescita e meno crisi», di Francesca Basso

Un palco di prestigio ma tutto al maschile per la conferenza inaugurale del Festival dell’economia di Trento: in questa edizione, però, fanno sapere che la presenza femminile è aumentata. E a difendere la necessità delle quote rosa in prima persona si è prestato Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che ne ha discusso con il vicedirettore della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola. I «confini della libertà economica» -tema centrale di quest’anno -passano anche dalla diversità di genere, sottile linea rossa che esclude le signore dal fare carriera e dall’entrare nella stanza dei bottoni. Lo spunto era il libro «Fatti più in là» di Monica D’Ascenzo. Tarantola affronta il tema, «strategico per il nostro Paese» , citando alcuni dati che dipingono «una situazione estremamente sconfortante» : «L’occupazione femminile è al 46%, venti punti in meno di quella maschile. Se il divario raggiungesse lo zero -calcola -il Pil crescerebbe di 12 punti» . E a livello di vertici le proporzioni fra i generi non migliorano: «Nei consigli di amministrazione delle società non quotate le donne raggiungono il 14%mentre in quelle in Borsa scendono al 7%» . Eppure ci sarebbero tre validi motivi per allargare la partecipazione femminile: «Un quasi meccanico aumento del Pil, maggiore crescita e minore probabilità di crisi aziendale» . Insomma, non è una questione di competenze. Certo, ammette Tarantola, «le quote rosa sono una distorsione ma servono per aprire il cancello, non è detto che debbano essere permanenti. E se non si fa nulla e si lasciano le cose così per avere il 30%di donne nei cda sarebbero necessari venti trent’anni» . Dunque si deve cambiare, e ne è convinto anche Corrado Passera, malgrado qualche reticenza iniziale: «Pensavo fosse un sistema non meritocratico -confessa -ma non è così se sappiamo selezionare» . I numeri di Intesa Sanpaolo parlano di un processo in atto: «Ci eravamo posti l’obiettivo del 10%nei consigli di amministrazione e lo abbiamo raggiunto. Le donne a inizio carriera sono il 50%, 40%i quadri e 30%i manager» . Attenzione però a non confondere le quote rosa con il tema delle carriere in azienda: «Il meccanismo automatico è discriminante» . Il lavoro femminile non è solo una questione aziendale, spiega Passera, anche la società e lo Stato devono fare la loro parte. «Sono una nonna ma non assisto i miei nipoti -ammette Tarantola -. E sempre più donne saranno come me» . Perciò servono servizi, asili nido, incentivi. «Anche una fiscalità agevolata» ipotizza. Una riforma complessiva della società, dove pubblico e privato si intrecciano. E questo è uno di quei confini che verrà affrontato in questi giorni a Trento, come ha spiegato Tito Boeri, direttore scientifico del Festival. Ma anche i confini della conoscenza che interessano Innocenzo Cipolletta oppure i punti di contatto che permettono confronti e relazioni come le intende Lorenzo Dellai. A unire le diverse interpretazioni ci ha pensato Fabrizio Saccomanni nel suo ricordo di Tommaso Padoa Schioppa: «Per tutta la vita si è impegnato per la libertà economica, contribuendo a costruire le istituzioni e le regole che la proteggessero» .

IL Corriere della Sera 03.06.11