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"Finisce la scuola. E non riapre più per 20mila prof e 15mila Ata", di F.L.

Da settembre grazie a Gelmini 35mila persone senza più lavoro. Tagli, riduzioni e accorpamenti. Per i precari restano gli annunci.
Bilanci amari e drammatici alla vigilia della fine dell’anno scolastico per prof e bidelli. Trentacinquemila di loro nel prossimo autunno sanno già ora che non avranno più lavoro. E la politica resta indifferente. L’ultima tranche del triennio orribile voluto da Tremonti-Gelmini si sta consumando. Domani finisce la scuola, temporaneamente, per i ragazzi. Ma, al contrario, non ci sono auguri da fare e ferie da organizzare per 20mila insegnanti e circa 15mila addetti di segreteria o bidelli. La contrazione di classi programmata in modo micidiale dal governo e dalle sue riforme (le uniche realmente fatte, con l’accetta) non lascia scampo agli incaricati annuali. Così come inizierà da lunedì l’affannosa corsa dei perdenti posto o soprannumerari (professori di ruolo a cui sparisce la cattedra nel loro istituto e che spesso, a cinquant’anni, per poter lavorare completano l’orario su due o a volte tre scuole non sempre vicine tra loro). È un fenomeno sociale grave, che riguarda moltissime famiglie. Ma, stranamente, è silenziato dai media e vissuto con suprema indifferenza dalla classe politica, con rarissime eccezioni. Certo, gli insegnanti non scendono in piazza come gli operai, non fronteggiano la polizia. Sarà anche colpa loro quindi se i poeti della retorica di sinistra non si accorgono e, dunque, non si esercitano in filippiche accorate.
I numeri sono pesanti. Per l’anno scolastico 2011-12 il Governo ha deciso di tagliare 20mila posti per il corpo docente e 15mila per l’organico Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). La sforbiciata è prevista dal decreto 112 del 2008 convertito dalla legge 133/2008. Un «processo di razionalizzazione» del settore che in tre anni ha già interessato 130mila posti di lavoro.
Dall’anno scolastico 2008/09 gli insegnanti si sono visti tagliare 87.400 posti, pari all’11,9 per cento del totale. Una quota rilevante della riorganizzazione riguarda anche il personale Ata. Rispetto all’anno scolastico in corso, in questo caso, ci saranno 14.166 posti in meno. Circa 45mila in meno rispetto a tre anni fa. L’ultima riduzione degli organici «inciderà con tagli assolutamente insostenibili spiega la parlamentare del Pd Manuela Ghizzoni, firmataria di un’interrogazione in commissione Cultura alla Camera che danneggeranno fortemente la qualità della scuola». Da qui al prossimo autunno, solo nelle scuole elementari, ci saranno 9.200 cattedre in meno. La prima conseguenza? «Non sarà più possibile soddisfare le effettive richieste delle famiglie di tempo pieno e tempo lungo», spiega Ghizzoni. Lezioni più brevi e meno materie. Stando ai dati presentati dalla parlamentare, il piano del Governo sancirà la scomparsa dello «specialista per l’insegnamento della lingua», il maestro di inglese.
I docenti della scuola secondaria italiana avranno 1.300 posti in meno. Il taglio più significativo riguarda però le secondarie di secondo grado: dove mancheranno all’appello 9mila cattedre.
Il 5 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato alcune norme contenute nel decreto Sviluppo tra cui un piano triennale di immissioni in ruolo. Numeri molto più bassi rispetto al fabbisogno. E non è affatto detto che Tremonti glielo faccia fare.

L’Unità 10.0.11