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"Comunque vada è una vittoria politica Sì alle elezioni, meglio con una nuova legge", di Monica Guerzoni

La prudenza non è mai troppa, neanche per una pasionaria come Rosy Bindi. La presidente del Pd terrà le dita incrociate fino all’apertura delle urne, ma intanto definisce «incoraggiante» il dato dell’affluenza e si prepara a cantar vittoria. Quattro sì, presidente? «Certo, ho votato alle 11 e sono contenta che gli italiani abbiano ascoltato la nostra richiesta di recarsi ai seggi di buon mattino. Anche per scaramanzia tocca essere cauti, ma al di là del dato formale sul raggiungimento del quorum mi pare evidente che il vento del cambiamento non si è fermato. Ha pesato il merito delle questioni, perché si votava su temi cruciali per il nostro futuro. E credo abbia contato anche la posizione della Chiesa, con la mobilitazione delle associazioni e delle parrocchie, le parole delle gerarchie e le sottolineature del Papa» . Il Pd sogna la spallata? «Se pure per un soffio non si dovesse raggiungere il quorum, la vittoria politica è a favore dei referendari. Un’affluenza così forte contro tre leggi così importanti del governo Berlusconi conferma una inversione culturale e politica di cui il premier deve prendere atto. La partecipazione è un dato che obbliga a riflettere, anche nei confronti di Berlusconi, Bossi e degli altri massimi esponenti dell’esecutivo che hanno invitato a non votare» . Berlusconi ci ha messo la faccia. «E adesso si dovrà rendere conto che la sua faccia non funziona più, il che è valido a prescindere dal quorum. Una partecipazione così alta, con una legge sul referendum anomala, costringe a interrogarsi. “Volete che Berlusconi vada a casa?”, è stata la propaganda dei giornali di destra. Ecco, mi sembra che gli elettori abbiano detto sì. In Italia c’è ancora una riserva etica e culturale molto forte» . Il governo può reggere l’onda d’urto del quorum? Il 22 giugno è in agenda la verifica… «Sempre mettendo le mani avanti per prudenza e scaramanzia, penso che questa maggioranza non potrà essere salvata ancora una volta dai “responsabili”. Dopo una simile onda d’urto la verifica non potrà essere un passaggio formale. Visto il risultato delle amministrative, il referendum e la richiesta del capo dello Stato, in Aula può accadere di tutto» . In caso di vittoria al referendum chiederete al capo dello Stato di sciogliere le Camere? «Non credo si possa parlare di automatismo. Come il presidente, io mi attengo alla Costituzione. Il capo dello Stato può sciogliere le Camere se non c’è più la maggioranza che sostiene il governo» . E allora continuerete a tentare Bossi con l’esca della legge elettorale, perché si sganci da Berlusconi? «A me non risulta che il Pd abbia tentato di agganciare la Lega» . Avete rinunciato al governissimo, magari guidato da Tremonti? «Il tempo di andare a votare è maturo, certo ci piacerebbe farlo con una nuova legge elettorale. Ma la priorità, a questo punto, è restituire la parola agli italiani» . L’alta affluenza del Nord Est autorizza a pensare che la base leghista sia andata in massa a votare. «— è un altro dato che deve far riflettere. In questi anni il pluralismo che c’è nella Lega, anche tra i dirigenti, è stato mortificato per dire sempre di sì all’imperatore. Ma ora le cose sono cambiate e due come Zaia e Tosi, che non sono certo personaggi inventati, hanno dato il segnale» . Lei boccia il partito unico. Ma la battaglia per il quorum è stata condotta da Bersani, Di Pietro e Vendola. Non è il nocciolo di una nuova alleanza? «Sì, e ha funzionato anche alle amministrative. Possiamo usare con meno timidezza l’espressione Nuovo Ulivo, che vuol dire no al partito unico e sì a un nuovo soggetto capace di interloquire col terzo polo. Casini che dice “meglio dare un voto sbagliato che non darlo”conferma come i nostri elettori si siano mischiati» . E se il premier torna a corteggiarlo, cercherete di trattenerlo? «Casini non ha bisogno di essere trattenuto da me, perché penso non possa permettersi di interrompere anni di coerenza» . Non teme sorprese dal voto all’estero? «Spero che nessuno usi gli italiani all’estero per fermare un’onda civica come questa. Se un elettore non è messo in condizioni di votare, non può essere conteggiato nel quorum» .

Il Corriere della Sera 13.06.11