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"Una palese discriminazione la Consulta la boccerebbe", di Marina Cavallieri

La proposta della Lega scatena polemiche, divide gli insegnanti, acuisce le contrapposizioni, ma nessuno alla fine sembra veramente credere che si realizzerà. Scettici i sindacati, stanchi i professori. A nord e a sud. «L´emendamento della Lega ha il solo obiettivo di scoraggiare i precari meridionali, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento a trasferirsi nelle province del nord, dove ci sono più posti a disposizione», dice Corrado Baracchetti, della Cgil scuola Lombardia. «Il “bonus” di 40 punti dato a coloro che avessero deciso di restare “a casa loro” rappresenta una volgare e travestita discriminazione. Sapendo che oggi, regioni come la Lombardia assorbono oltre il 25% di precariato, la continuità non c´è nei fatti».
Il provvedimento però divide. «Le possibilità di lavoro per chi non è abilitato si riducono sempre di più, per questo vedo tra i miei colleghi che anche chi non è favorevole tende a pensare che così sarà più protetto», dice Serenthà Madaleine, insegnante di sostegno, precaria di 37 anni, che lavora a Macherio, provincia di Monza e Brianza. «La stabilizzazione nella scuola però non si risolve così, nessuno parla più dell´unico criterio che andrebbe usato: il merito, nonostante i tanti proclami della Gelmini».
Le graduatorie al nord sono sempre state più vuote, al sud più affollate. Ecco perché c´è sempre stato un fisiologico trasferimento al nord d´insegnanti. «Il trasferimento di docenti dal sud al nord è strutturale», dice Mario Rusconi, preside del liceo Newton di Roma e vicepresidente dell´associazione nazionale presidi. «Questi provvedimenti pseudo stabilizzanti nascono da altri motivi. Per risolvere la questione della stabilità in verità basterebbe imporre il vincolo di stare cinque anni in una scuola. I trasferimenti sono necessari, per esempio ci sono 3000 scuole senza presidi, molte le cattedre vuote in Lombardia, l´idea di fare gabbie di graduatorie è irreale». Tra insegnanti e sindacalisti c´è molto scetticismo, perplessità ma soprattutto c´è il timore che se passasse l´emendamento sarà chiamata a dire l´ultima parola la Corte Costituzionale. «Il provvedimento della Lega rischia l´incostituzionalità, le questioni della scuola non le può risolvere la magistratura, vanno gestite prima con regole chiare», spiega Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola, «quelli che sono i primi in graduatoria al nord è gente del sud, i problemi non possono essere affrontati in termini di contrapposizione geografica».

La Repubblica 15.06.11

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“Il Carroccio: al Nord niente prof meridionali”, di CATERINA PASOLINI
«No all´invasione del nord da parte di insegnanti meridionali». È questo l´obiettivo dichiarato dei leghisti che hanno presentato un emendamento al decreto legge sullo sviluppo che prevede 40 punti in più in graduatoria per i professori residenti nelle località dove vogliono insegnare.
La proposta del Carroccio è che dal prossimo anno scolastico nelle graduatorie vengano assegnati quaranta punti in più agli insegnanti che sono residenti nella provincia dove vogliono lavorare. Una richiesta di modifica che spacca la maggioranza e provoca le proteste dell´opposizione che parla di «Razzismo e incostituzionalità».
L´obiettivo principale sembra sia consentire ai docenti delle regioni del nord di non esser sorpassati nelle liste dagli aspiranti professori del sud. Come dice a chiare lettere Paola Goisis, deputata leghista che così sintetizza il suo emendamento: «No all´invasione da parte degli insegnanti meridionali. No allo stravolgimento delle graduatorie. Come Lega dobbiamo tutelare i nostri docenti. Ci sarà un´invasione di persone dal sud perché da noi ci sono più possibilità di inserimento». Anche se, paradossalmente, la misura penalizzerebbe anche i trasferimenti all´interno della stessa Regione, da Varese a Milano, per fare un esempio.
Non è la prima volta che si prova a bloccare i trasferimenti: negli anni passati sia in Friuli che Piemonte i consiglieri della Lega hanno approvato provvedimenti volti a favorire gli «insegnanti regionali» o comunque locali rispetto a quelli arrivati da altre zone del paese. Decisioni bocciate a febbraio dalla Consulta che ha dichiarato incostituzionale anche un norma favorita dal ministro Gelmini. Approvata dal governo nel 2009 stabiliva l´impossibilità di spostarsi da una provincia all´altra, se non in coda alle liste invece che col proprio punteggio.
«Viola il principio di uguaglianza», disse la Consulta, ed è probabile che finisca così anche quest´ultima proposta della Lega. L´emendamento ieri ha infatti spaccato la maggioranza – il governo non ha dato parere favorevole ma si è rimesso alla decisione dell´aula – mentre dall´opposizione arrivano accuse pesanti.
«Questo è inqualificabile razzismo. La qualità degli insegnati deve essere valutata in base alla preparazione e dedizione al lavoro, non in base alla loro residenza o regione di appartenenza», dice Leoluca Orlando, portavoce dell´Italia dei valori.
Il Pd considera l´emendamento una manovra elettorale per riconquistare la base in vista della riunione a Pontida. «Il Carroccio segue la logica della doppia verità: con una mano taglia 132 mila posti di lavoro nella scuola e con l´altra oggi fa propaganda con una promessa di un bonus per i precari del nord», denuncia Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Partito democratico.
«Senza contare», aggiunge la collega di partito Ghizzoni, «che il premio previsto dal partito di Bossi è in palese contrasto con la recente direttiva dello stesso ministro Gelmini che ha riaperto le graduatorie consentendo il trasferimento di provincia e imponendo almeno 5 anni di permanenza».

La repubblica 15.06.11