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Bce in pressing sull'Italia: specifichi le misure per 2013-2014. Servono interventi per il 2,3% del Pil

L’Italia, «al fine di conseguire l’obiettivo di un pareggio di bilancio entro il 2014, vanno ancora specificati per il periodo 2013-14 ulteriori interventi per un importo cumulato pari circa al 2,3% del Pil». Lo scrive la Bce nel Bollettino mensile di giugno, in una sezione dedicata alle finanze pubbliche dell’Eurozona e ai singoli Programmi di stabilità presentati nel 2011. La Bce ricorda gli obiettivi italiani di una «riduzione del rapporto disavanzo/pil dal 4,6% del 2010 al 3,9% nel 2011 e, in seguito, a un livello inferiore al 3% nel 2012». Quanto al debito in rapporto al Pil, «dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile attorno al 120% fino al 2012 e poi diminuire».

La tensione sui titoli di stato
L’attenzione dell’Eurotower sui conti pubblici (non solo dell’Italia) arriva in un momento di crescente tensione per la Grecia che ha contagiato tutto il mercato dei titoli di stato. Dalla fine di febbraio all’inizio di giugno – si legge nel bollettino Bce – i differenziali di rendimento dei titoli di Stato decennali dei paesi dell’area dell’euro rispetto ai titoli tedeschi corrispondenti «si sono notevolmente ampliati» per Grecia, Irlanda e Portogallo. E anche «le tensioni nei mercati del debito sovrano di Belgio, Italia e Spagna si sono riflesse in questo periodo nelle oscillazioni relativamente ampie dei differenziali con i titoli tedeschi». La Bce precisa inoltre che «attualmente i differenziali di rendimento fra i titoli di Stato greci, irlandesi e portoghesi e quelli tedeschi superano di oltre 300 punti base i corrispondenti livelli di maggio 2010, quando le tensioni nei mercati del debito sovrano hanno iniziato ad acuirsi». Tali tensioni, osserva l’Eurotower, «si sono aggravate a marzo del 2011, in seguito al declassamento, in diversa misura, del debito di Portogallo, Grecia e Spagna da parte delle agenzie di rating e alle incertezze degli operatori riguardo all’entità e alla portata della European Financial Stability Facility (Efsf)».

Debito pubblico in via di stabilizzazione
Il debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona ha raggiunto l’85,4% del Pil nel 2010, in aumento dal 79,3% del 2009. Tuttavia, ricorda la Bce, in cinque Paesi su 17 il rapporto è nettamente inferiore al valore di riferimento del 60%, mentre «in Belgio, Irlanda, Grecia e Italia il dato era prossimo o decisamente superiore al 100%» scrive la Bce nel Bollettino mensile di giugno. Nel 2012 il debito aggregato dell’Eurozona viene previsto in ulteriore aumento all’88,5%, ma il dato «dovrebbe sostanzialmente stabilizzarsi in Belgio, Estonia, Italia, Lussemburgo e Malta, e diminuire lievemente in Germania».

Confermata la stretta monetaria
La Banca centrale europea lancia nuovi segnali sul suo orientamento a procedere ad un aumento dei tassi di interesse a luglio. I rischi sulle prospettive di inflazione «sono orientati verso l’alto» si legge nel bollettino mensile, mentre «l’orientamento della politica monetaria resta accomodante, offrendo sostegno all’economia» che in base agli ultimi indicatori si conferma con una dinamica di fondo positiva. «Di conseguenza – prosegue l’Eurotower – è necessario tenere un atteggiamento molto vigile» che, come di consueto, ricalca il comunicato letto la settimana precedente dal presidente Jean-Claude Trichet, al termine della riunione di inizio mese del Consiglio direttivo.

Inflazione prevista al rialzo
Allora Trichet aveva pronunciato al fatidica formula «strong vigilance», che da anni mercati e analisti interpretano come un esplicito segnale sull’orientamento a effettuare un aumento dei tassi di interesse nell’immediato, solitamente il mese successivo. Una valutazione che del resto la scorsa settimana è stata esplicitamente confermata dallo stesso Trichet. «Occorre evitare – spiega la Bce – che la recente evoluzione dei prezzi» sospinta dai rincari di petrolio e materie prime «produca pressioni inflazionistiche generalizzate».

Ripresa più moderata nel secondo trimestre
Sul fronte della ripresa, dati statistici e indicatori segnalano per l’Eurozona nel secondo trimestre «il procedere dell’espansione dell’attività economica, ancorché a un ritmo più moderato». Il rallentamento «rispecchia il fatto che la vigorosa crescita del primo trimestre é in parte dovuta a fattori straordinari, il cui impatto verrà meno nel secondo trimestre.

Il SOle 24 Ore 16.06.11