attualità, politica italiana

"Il doppio stato", di Carlo Galli

Gli italiani hanno scoperto di esser stati governati per anni da un esecutivo Berlusconi-Bisignani. Ci eravamo abituati a criticare con estrema durezza il potere pseudo-carismatico, mediatico, affabulatorio del premier. A criticare la sua prassi extra-istituzionale di rappresentare i cittadini – trasformati in popolo adorante che si identifica in una icona, in un corpo mistico virtuale –, il suo indirizzarsi contro gli avversari come contro dei ‘nemici´, il suo saper produrre prevalentemente immagini (sogni o incubi) a uso e consumo degli italiani, e il suo interessarsi solo a sé e ai suoi amici per quanto riguarda gli interessi concreti da salvaguardare. A opporci alla sua pretesa di essere sopra la legge, oltre la Costituzione, ai limiti della democrazia (e estraneo alla democrazia liberale parlamentare e alle sue garanzie).
Sembrava, tutto sommato, di avere a che fare con un potere eccezionale, con un concentrato di potenza difficilmente riconducibile alla misura costituzionale, con un´enormità e con un´anomalia che sovrasta (o cerca di farlo) l´ordinamento. Ora, si scopre che tutto ciò è certamente ancora vero, ma che c´è dell´altro: che questo potere – come le scatole cinesi – è a sua volta una maschera, che cela in sé un vuoto; e non solo perché è vuoto di ogni istanza pubblica ed è pieno di una sola istanza privata – quella di Berlusconi – ma perché è abitato da altri, da occulti manovratori, da tessitori di trame economiche, politiche, mediatiche, giudiziarie, dai soliti noti che costruiscono ignote reti di potere, più efficaci del potere ufficiale, dalle quali questo viene distorto, piegato, corrotto. Non soltanto, insomma, abbiamo a che fare col potere gigantesco e iper-visibile del premier, ma anche con il potere oscuro della P4 (e chissà di quante altre P, ancora, ci toccherà apprendere l´esistenza); non solo con un potere che sta (o pretende di stare) sopra la Costituzione, ma con uno, ramificato e pervasivo, che sta dietro e sotto le istituzioni, non visibile ma coperto.
Nel 1941 un esule tedesco, Ernst Fraenkel, scrisse in America un libro intitolato Il doppio Stato, in cui spiegava il funzionamento del potere nazista: secondo lui, allo “Stato normativo”, lo Stato delle istituzioni legali, la Germania di Hitler affiancava un secondo Stato, lo “Stato discrezionale”, che funzionava con l´arbitrio e la violenza, al di là di ogni norma e di ogni garanzia. La differenza rispetto alla nostra situazione – al di là, naturalmente, del fatto che nel nostro Paese non vi è nulla di neppure lontanamente paragonabile al delirio di violenza criminale che caratterizzò il regime nazista – è che oggi, in Italia, i sistemi di potere politico, compresenti, non sono due, ma tre: quello legale-costituzionale, quello carismatico-populistico, e quello occulto delle trame oscure e delle cricche d´affari. Il primo, l´unico che una democrazia liberale può e deve conoscere, ovvero l´unico legittimo, è sotto stress, logorato e minacciato; il secondo, che al primo ha voluto sovrapporsi, ha funzionato per almeno dieci anni come portatore di una legittimità alternativa alla costituzione – formalmente intatta, nonostante i numerosi progetti di manomissione, ma bypassata da un´altra immagine della politica, dallo splendore del carisma populistico –; e infine, ormai logorato anche questo secondo sistema di potere, emerge ora il terzo, un potere indiretto e manipolatorio che ha scavato, come un esercito di termiti o di tarli, all´interno delle strutture pubbliche, penetrandole, corrodendole, piegandole a fini di parte.
Questo terzo potere è l´antitesi del primo, come l´illegalità lo è della legalità, l´opacità della trasparenza; ma è anche la verità del secondo, la logica conseguenza dello svuotamento idolatrico della democrazia che questo ha operato. L´idolo luccicante con cui troppi italiani hanno voluto sostituire la prosa e la serietà dell´impegno civile, e anche la semplice legalità, è stato l´incuatrice – li ha allevati in sé, e li ha coperti – dei robusti, tenaci e voraci animaletti, che all´insaputa dei cittadini hanno scavato cunicoli e gallerie nelle istituzioni, e hanno così minato l´essenza della vita democratica. L´idolo che oggi si rivela pullulante di vite parassitarie, infatti, ha privato gli italiani del diritto di essere liberi cittadini, in grado di decifrare razionalmente la vita pubblica, e ne ha fatto degli ignari spettatori di innumerevoli arcana imperii, orditi da pochi, che li hanno avvolti nelle trame insidiose dei poteri distorti. A ulteriore e tardiva dimostrazione che è soprattutto l´assenza di potere autenticamente democratico a generare mostri e mostriciattoli.

La Repubblica 22.06.11

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“Berlusconi è finito, il governo allo sfascio” Così Bisignani racconta il tramonto del premier, di FABIO TONACCI e FRANCESCO VIVIANO

Da La Russa a Tremonti, gli sfoghi degli alleati contro il Cavaliere
Luigi Bisignani il gran commis della politica e degli affari italiani, lo aveva previsto. Le informazioni che raccoglieva da uomini dell´alta finanza, militari, magistrati amici ed infedeli, gli sfoghi dei ministri, sottosegretari e onorevoli vari non lasciavano dubbi. Al telefono, nel suo ufficio di piazza Mignanelli, ascoltava. E più ascoltava, più capiva. Che «il Governo è ormai allo sfascio», che «il povero Gianni Letta non ha più nessun tipo di ascendente», che Silvio Berlusconi «si fa male da solo», che «il comportamento dei ministri è da asilo Mariuccia». Bisignani ascolta, passa ore al telefono, annota nomi, muove pedine. La Guardia di Finanza – in un´informativa ai pm – stila una classifica dei contatti più frequenti: in testa, il sottosegretario Daniela Santanché e il ministro Frattini. A seguire Lorenzo Cesa, Raffaele Fitto, Mario Baccini, il ministro Prestigiacomo, Denis Verdini, Clemente Mastella e altri. «Chiedono tutti ripetutamente un appuntamento, o anche solo un contatto al telefono». Lui non si nega.
Gli raccontano di un Consiglio dei ministri che vara la Finanziaria in tre minuti. «Una roba vergognosa, il governo non esiste più». Gli spiegano le faide interne e lui si preoccupa. Teme che Berlusconi possa cadere e andare a processo e «con le regole normali, lo condannano sicuro, finisce la festa per tutti». Cerca di ricucire lo strappo dei finiani, ma gli attacchi di Libero e il Giornale sulla casa di Montecarlo gli scombinano il puzzle. Al grande “confessore” arrivano pure i gossip. Il più succoso: «Mara Carfagna vuole sposare Silvio Berlusconi». Questo lo scenario che si apre agli occhi di Bisignani: ricorda vagamente “le Iene” di Quentin Tarantino, tutti contro tutti, zero fiducia, ansia da fine impero. Una sceneggiatura “scritta” nelle migliaia di intercettazioni, contenute nella richiesta di arresto per Luigi Bisignani e per il deputato del Pdl Alfonso Papa.
GOVERNO ALLO SFASCIO
Il 14 ottobre del 2010 alle 15,23, Roberto Sambuco, il Garante per la sorveglianza dei prezzi, chiama Bisignani. Il Consiglio dei ministri è stato un lampo, appena tre minuti, e Sambuco racconta: «Gianni Letta ha portato la Finanziaria pregando tutti di non intervenire, una roba vergognosa. Non funziona più Luigi, se è così è finita. Lui (Tremonti, ndr) si è fatto pure la conferenza stampa, Paolo Bonaiuti almeno ha avuto il buon gusto di non andare». E le agenzie stampa riportano le parole di Tremonti, quel giorno: «Abbiamo varato la Finanziaria dopo una discussione responsabile».
E che la situazione all´interno del Governo sia esplosiva, Bisignani lo capisce anche da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell´Eni. Scaroni:«Devo dire la verità, lui (Berlusconi ndr) parla bene, è un fuoriclasse assoluto. Se soltanto…». Bisignani chiude la frase: «Se soltanto si mettesse a fare il Presidente del Consiglio…». «Infatti – chiosa Scaroni – Berlusconi si fa male da solo». Un´opinione, quella dell´ad dell´Eni, che si rafforza dopo aver incontrato ad Arcore il premier il 25 ottobre: «Ma che tristezza – racconta all´amico Gigi – non sa proprio che pesci pigliare».
IL NEMICO TREMONTI
Lo strappo di Fini, le polemiche sulla casa di Montecarlo, tormentano Bisignani per tutta l´estate: «Questa rottura è una follia – si lamenta con Ciriaco Pomicino, suo amico intimo – Berlusconi è caduto nella trappola di Ignazio La Russa, di Gasparri e di Matteoli che gli hanno fatto fare quello che non sono mai riusciti a fare e che avrebbero voluto fare con Fini». E Pomicino: «Ti devo dire la verità, il vero nemico è l´altro, il ministro Tremonti». Bisignani: «Certo che è l´altro, ha soltanto da guadagnarci…Il povero Letta non ha nessun tipo di ascendente in questo momento, è in balia proprio. Le trattative riservate le sta facendo tale Silvia Rossi (forse Mariarosaria Rossi deputata del Pdl ndr), una che ha l´ottava misura, guarda sono senza parole…». A fine estate il telefono di Bisignani brucia. Lo chiamano l´allora ministro Andrea Ronchi, il ministro la Russa («tu mi puoi aiutare a trovare il bandolo della matassa»). Arriva anche la chiamata di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. «Per organizzare il programma degli interventi alla festa di Milano, sapessi, la fiera delle piccole vanità, a livelli da asilo Mariuccia. E si tratta di ministri, viceministri, sottosegretari… degli spettacoli da ridere. Se sulle cose più banali si fa questo circo, figurati sulle cose serie».
MARA E BERLUSCONI
È il 22 ottobre quando Bisignani chiama il giornalista Roberto D´Agostino. I due parlano del ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna e del gossip riguardo a una sua relazione con Italo Bocchino. «È sempre più matta – dice D´agostino – l´ultima che mi hanno detto è che lei vuole…pretende davvero la mano di Berlusconi, vuole che la prenda…la impalmi». Bisignani: «Ma cose da pazzi». «E non hai idea di cosa sta facendo quell´altro, Mezzaroma (Marco, il fidanzato della Carfagna, ndr). Mezzaroma mezza comparsa ovviamente».
40 parlamentari “IMPAZZITI”
Denis Verdini, coordinatore del Pdl, chiama il ministro Maria Stella Gelmini per ringraziala dell´aiuto. Il ministro informa subito Bisignani e gli racconta di avere affrontato un incontro con 40 parlamentari impazziti, che volevano la testa di Verdini, degli altri coordinatori e dei capigruppo. Gelmini informa ancora l´amico Luigi di aver firmato un patto di non belligeranza con gli ex di An.

Il Corriere della Sera 22.06.11