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"Il partito dei veleni", di Marco Rossi-Doria

Quando la terza città d’Italia è a rischio di epidemia, gli incendi diffondono la diossina ovunque, c’è vero pericolo per la salute soprattutto dei più deboli e vi sono segnali di una pericolosa esasperazione della popolazione, è tempo di politica alta, di politica vera. Ci vuole uno spirito che sia repubblicano e, al contempo, operativo, pragmatico. L’appello del presidente Napolitano ha significato questo. È la voce della ragione, quella che invoca il senso della comunità nazionale. E che oggi significa cose molto concrete.
In primo luogo il governo nazionale deve subito emanareun decreto che consenta di trasferire i rifiuti nelle regioni che hanno dato la disponibilità ad accoglierli, secondo lo spirito evocato dal Presidente della Conferenza unificata Stato-Regioni, che ha subito risposto positivamente all’appello del Presidente della Repubblica. Nessun localismo o polemica irresponsabile e strumentale della Lega Nord è ammissibile.Comedel tutto inaccettabile è il gravissimo alt che il ministro Calderoli ha posto al governo di cui egli stesso fa parte: un “rifiuto tossico” che un paese civile non ignorare e tanto meno subire.
In secondo luogo è bene che tutti sostengano i primi segnali di cambiamento positivo che stanno avvenendo a Napoli e in Campania, per quanto iniziali
e incerti. È infatti possibile che vi siano i primi passi che vanno nella direzione giusta.
Il primo riguarda l’avvio di un coordinamento tra Regione Campania, Provincia e Comune fondato finalmente sul principio di responsabilità condivisa e di riconoscimento reciproco delle diverse competenze.
In tale spirito la Regione deve continuare a stabilire bene i flussi dell’immondizia raccolta, proporre i luoghi per le discariche e rimettere in moto le linee di Acerra ora in avaria. La provincia deve trovare presto la soluzione per l’umido in discarica e potenziare gli impianti di cui è responsabile, poiché a febbraio aveva preso l’impegno di siti capaci di contenere un milione di tonnellate di rifiuti e bisogna passare ai fatti. Il Comune deve rapidamente rivoluzionare i modi della raccolta, cosa che, ad onor del vero, si è subito messo a fare con i primi decreti di de Magistris, che invertono un’inerzia colpevole, durata dieci anni. In questo spirito vanno subito portate via dalla Campania le 2200 tonnellate che oggi sono per strada.
Su questo fronte ilComune sta facendo uno sforzo enorme. Ha portato le azioni di rimozione a un ritmo di 24 ore su 24 e garantisce di prendere da terra ogni giorno le 1200 tonnellate quotidianamente prodotte più un’eccedenza di altre 400. Sta attivando isole ecologiche mobili e quattro siti di trasferenza.
Maoggi, subito, ha bisogno dell’aiuto di tutta Italia per trovare le destinazioni di tale raccolta straordinaria.
Inoltre, l’incontro di ieri tra il ministro Prestigiacomo e il sindaco de Magistris può significare che quasi un quarto dei 150 milioni di euro dei fondi Fas siano destinati all’avvio vero della raccolta differenziata a Napoli. Avvio vero: perché i due decreti del sindaco sulla differenziata e la riduzione dei rifiuti vanno in questa direzione e perché il suo staff, fatto di persone di provata competenza, sta finalmente costruendo, in poche ore, un piano operativo dettagliato di raccolta differenziata in tutti i quartieri, che può partire a pieno ritmo a settembrema che già sta potenziando i risultati positivi nei quartieri pilota.
Presto sarà tempo di fare anche i bilanci duri per le molte occasioni perse. Perché tutta Italia possa imparare dalle colpe e dagli errori di chi non ha saputo o voluto costruire una politica responsabile a Napoli.
Ma oggi chi si muove per il cambiamento non può pagare per le colpe dei predecessori. E si tratta di sostenere un’occasione di riscatto che non tornerà.

L’Unità 25.06.11

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“Berlusconi, da Napoli non si scappa”, di Stefano Menichini

Se Berlusconi pensava che la sconfitta elettorale di Napoli l’avesse liberato da ogni responsabilità rispetto alla tragedia dei rifiuti, il capo dello stato col suo brusco richiamo gli ha tolto l’illusione. E se il premier dovesse sperare di tornare a lucrare sull’emergenza, come dal 2008 ha fatto cinicamente per due anni (fino alla delusione finale), farà meglio a ricredersi presto.
Il colossale problema di Napoli continua a essere soprattutto suo, del governo nazionale e, adesso più che mai, di una maggioranza dilaniata da guerre intestine. Berlusconi assaggia il frutto avvelenato del caos delle competenze incrociato con la sua cattiva propaganda.
Non avesse scelto Napoli come principale teatro della propria rappresentazione da salvatore della patria, il presidente del consiglio non sarebbe oggi nell’occhio del ciclone.
L’operazione che ha tentato lui, l’hanno fatta anche gli altri. E così Napoli, invece di essere trattata come una città da tirare fuori dai guai con razionalità, pazienza e programmazione, è diventata per tanti un simbolo da utilizzare. A cominciare dalla Lega che, se non riesce a combinare nulla di buono per la gente del Nord, vuole almeno riuscire a punire gli odiati terroni napoletani boicottando il soccorso nazionale allo smaltimento.
E la Lega, Calderoli, Salvini eccetera, sono un problema politico di Berlusconi. Impossibile scaricarlo su de Magistris, tant’è vero che lo scontro si è subito aperto fra leghisti e pidiellini del sud, stretta replica della recente rissa fra Castelli e Alemanno.
Chiaro che in questi giorni di dramma anche altri stanno seguendo corsi accelerati di senso di responsabilità. Come il vicesindaco Tommaso Sodano, costretto a fare (parziale) ammenda dei suoi anni da deputato di Rifondazione: allora comandava le barricate contro il governo Prodi e contro le nuove discariche, adesso ne chiede cinque nuove, anche se solo «per l’emergenza».
La spazzatura va tirata via con urgenza, con ogni mezzo necessario: ma magari Napoli facesse il miracolo di smaltire anche i propagandisti sulla pelle degli altri.

da Europa Quotidiano 25.06.11