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"La Rete si organizza contro la censura Agcom", di Anna Masera

Migliaia di siti potrebbero sparire da Internet senza giusto processo

Come preannunciato a marzo, l’Agcom (Autorità Garante per le Comunicazioni) sta per ordinare agli Internet Service Provider (Isp) di rimuovere contenuti per via amministrativa sulla base di semplici segnalazioni dei detentori dei diritti, senza passare per il sistema giudiziario. Migliaia di siti potrebbero sparire da Internet, senza che ne’ gli utenti ne’ i proprietari dei siti ne sappiano nulla, visto che saranno notificati solo gli Isp.

Sarebbe un provvedimento che poggia su basi giuridiche estremamente dubbie e senza precedenti in altri paesi sviluppati, che apre la strada a una potenziale censura su Internet generalizzata perchè senza il vaglio del sistema giudiziario.

In sintesi, secondo la delibera Agcom se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. Cinque giorni per il contraddittorio. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all’Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l’avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l’Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti. Per i siti esteri, «in casi estremi e previo contraddittorio», è prevista «l’inibizione del nome del sito web», prosegue l’allegato B della delibera, «ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia».

Il popolo della Rete si sta attrezzando per respingere il provvedimento, nella speranza di convincere l’Agcom a rivederlo. Qui una pagina che raccoglie le informazioni e i vari link, come la raccolta di firme, i flashmob e le pagine di Facebook.

da www.lastampa.it