attualità, lavoro

"Piange il telefono precario", di Bruno Ugolini

Il titolo dell’ultima puntata è “Piange il telefono”. Non è l’ennesima intercettazione di Luigi Bisignani. È il titolo della quarantacinquesima puntata del “Diario di un precario (sentimentale)” trasmessa da Radio Articolo Uno (tutti i venerdi alle 11.30, podcast scaricabili dal sito www.radioarticolo1. com). L’autrice, Maria Antonia Fama, lavora a quei microfoni, come autrice e conduttrice. Ha presentato la prima versione della sua opera in teatro (ritrasmessa su Radio3 e presente su Facebook). La protagonista del diario è Assunta Buonavolontà. Non è un triste racconto, Assunta non si piange addosso. La sua forza sta in un’irresistibile ironia, accompagnata da musiche, voci, rumori. Lo stile assomiglia a quello dei promotori cigiellini sui giovani “non più disposti a tutto”. Eccola, dopo la laurea, intraprendere il cammino dei curriculum, dei colloqui, degli stage. Raggiunge così il Cpi (centro per l’impiego) che lei ribattezza Cpt, non come i Centri di Permanenza Temporanea (per immigrati), bensì come Centri di Permanenza Infinita. E alla fine raggiunge il call center della “Suck up my sock” per vendere aspira- calzini, onde aiutare coniugi disordinati. Esperienze lavorative desolanti che la spingono a consultare uno psicanalista (con una presa in giro un po’ ingenerosa, allaWoodyAllen, di una pur benemerita categoria). Una volta, commenta Assunta, esisteva soltanto il lavoro, determinato o indeterminato. “Che noia, tutto così banale, piatto. Poi, finalmente, è arrivato il lavoro atipico”. Un termine che “suggerisce un senso di trasgressione della regola”. E così, “sono diventata una trasgressiva e perversa precaria, una che ama piegarsi alla flessibilità”.Con un sarcasmo a sfondo erotico: “Perché accontentarsi di un posto fisso, quando si possono avere mille posizioni contrattuali?…Si, noi ragazzi di oggi siamo così, ci piacciono le esperienze estreme, al limite della decenza e della legalità. Ma quali rapporti protetti? A noi gli ammortizzatori sociali ci fanno venire l’orticaria! Previdenza, Inail, Inps, pensione, no! A noi la sicurezza non piace, preferiamo il buggy jumping dalle impalcature! E poi soprattutto siamo amanti del rischio e delle cose fatte di nascosto. E’ per questo che andiamo matti per il lavoro nero, perché ci piace farlo al buio. Meglio ancora se sottopagati e senza contributi, perché si, siamo anche maledettamente sadomaso!… Tra i me e i miei datori di lavoro non c’è mai niente di serio. Abbiamo soltanto rapporti occasionali”. L’ultima puntata racconta di un telefono che piange non perché è intercettato, ma perché Assunta in treno crede di aver trovato il ragazzo che ama ma tutto s’interrompe perché la Sim è scarica, è finito il credito. Anche il telefono è precario. Non resterà che la chat su Facebook a casa. Un Diario vivo. Può incidere più di tanti seriosi discorsi.

L’Unità 27.06.11