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"Effetto maestro prevalente: via 52mila posti", Claudio Tucci

L`introduzione del maestro prevalente alla scuola primaria, a parità di popolazione scolastica, farà ridurre del 20% il personale docente nei primi cinque anni. Praticamente, nel 2015, su circa 260mila insegnanti in organico alle elementari nel 2009/2010, anno di entrata in vigore delle nuove norme sul maestro unico targate Gelmini (legge 169 del2oo8), se ne perderanno 52mila. La stima arriva dalla Ragioneria dello Stato che nei giorni scorsi ha pubblicato una simulazione, fino al 2027, del fabbisogno scolastico.

Attenzione: lo studio è puramente teorico, precisa via XX Settembre, e ricalca per grandi linee le previsioni contenute nel Quaderno bianco sulla scuola del 2007. Ma è interessante perché, per la prima volta, vengono analizzati gli effetti delle riforme della scuola messe in campo dall`attuale Governo. Per esempio, tornando al maestro prevalente, nel lungo periodo, cioè fino al 2027, le riduzioni stimate di docenti sono più incerte: oscillano da un taglio di “maestri” del 10%-2o% al Nord e al Centro, fino ad arrivare al 30%-38% al Sud. Non tutte le province però avranno un calo di insegnanti: nel breve periodo a Milano, Modena e Prato la domanda di maestri è prevista in crescita, per effetto dell`evoluzione demografica favorita pure dall`immigrazione. Anche se, in due scenari su tre, la platea scolastica totale è stimata in calo rispetto al 2010 (anno scelto a campione dallo studio): tra le 150mila e le 600mila unità. E solo in un caso, considerato «il più ottimistico», la popolazione studentesca è calcolata in aumento, di circa 300mila unità.

Passando poi alle medie, con l`arrivo del tempo prolungato (36 ore settimanali, elevabili a 40, ma utilizzato nel 2009/2010 appena dal 23% delle classi) la domanda di docenti è prevista in crescita tra il 4% e 7% fino al 2020. Al Centro-Nord c`è la richiesta maggiore di personale, mentre al Sud la dinamica è opposta: nei primi cinque anni la domanda di docenti cala del 3%, per poi aumentare del 15% nel lungo periodo. Alle superiori infine, dove si è assistito a una riduzione del tempo scuola, il fabbisogno di docenti è stimato in calo dell`8% nei primi cinque anni, in parte riassorbito (-4%) grazie alla ripresa della domanda scolastica nel 2027. Anche qui però a “differente velocità” sul territorio e con il Nord a recuperare il gap teorico di domanda di docenti già a partire dal 2017.

Il Sole 24 Ore 28.06.11