attualità, politica italiana

"I burattini del Cavaliere", di Curzio Maltese

Nel teatro delle marionette del basso impero berlusconiano, ieri è stato il giorno del pupo Alfano, eletto segretario del Pdl o di Berlusconi, come dice Bersani, per acclamazione. Niente primarie, niente congressi. Negli spettacoli per bambini basta battere le mani. Per la prima volta Berlusconi è stato costretto dal calo di consensi a far acclamare un altro, e questa è la novità, il segno dei tempi.
Per il resto siamo appunto a un teatrino di marionette. L´ultimo divertimento del capo, che ormai ha tanto tempo libero. I magistrati cattivi l´hanno costretto a rinunciare ai bunga bunga e governare non deve, non può, non sa più fare dal dicembre scorso, quando fu approvata la legge Gelmini. Ultimo e sventurato atto di governo. Da allora, il nulla. Con l´ultima manovra, il governo Berlusconi ha addirittura ammesso a chiare lettere che non è nemmeno più in grado di compiere l´atto di governo per antonomasia, la finanziaria, e l´ha rinviata alla prossima legislatura, quando forse l´Italia avrà un governo vero. Nell´attesa, nella noia del tempo libero, Berlusconi s´è messo dunque a fabbricare marionette. Alcune gli si sono rotte fra le mani, come Capitan Terremoto, al secolo Guido Bertolaso, e il ministro della polemica inutile, Renato Brunetta. Altre gli sono venute malissimo fin dal principio, per esempio quel Frattini del quale si vedono troppo i fili. Altre ancora reggono, come il fantoccio di Umberto Bossi, ridotto ormai a maschera regionale della commedia dell´arte, al governo da un decennio, ma sempre bravissimo a fingere ogni mese di farlo cadere. Un piccolo capolavoro è il burattino di Giulio Tremonti, il Quintino Sella de noantri, che ha riscosso successo anche presso le scolaresche di sinistra. Fenomenale l´ultimo show di Giulietto che, manovrato dall´alto dal Mangiafuoco di Arcore, ha presentato la finanziaria del proprio successore, spiegando che il risanamento dei conti pubblici si faranno «nel medio termine». Quando, come diceva il grande John Maynard Keynes, saremo tutti morti. Nel magazzino di Mangiafuoco si contano poi centinaia di altri piccoli pupi a forma di giornalista, dirigente Rai, ministro e ministra, deputato «responsabile», ma non vale nemmeno la pena di parlarne.
Angelino Alfano è una via di mezzo fra Tremonti e Frattini, ma con il rischio di finire come Bertolaso. Per quanto siciliano, non appartiene alla grande e coloratissima tradizione dei pupari, ma piuttosto alla più grigia genia delle marionette da ventriloquio. Certi giorni però può sembrare che parli davvero di suo. Ti accorgi che non è vero perché, non appena esprime un giudizio all´apparenza autonomo, subito ci attacca un lungo (auto) elogio di Berlusconi. Talvolta con lieve inflessione milanese. Ieri per esempio ha ammesso che nel Pdl ci sono anche corrotti e delinquenti, ma prima e dopo, a scanso di facili equivoci, ha ricordato che Berlusconi è un perseguitato dalla magistratura. Il suo programma è di fare del Pdl il partito degli onesti, al cui confronto l´utopia di Tommaso Moro era uno scherzo.
Berlusconi muove i fili, assistito da qualche Bisignani, e sta alla cassa. Non può più presentare la propria faccia, per quanto ritoccata, deve affidarsi a maschere e burattini e perfino fingere di guidare un partito democratico. Questo è già qualcosa. Lo spettacolo non è gran cosa, ma i biglietti sono omaggio. L´impressione però è che alla lunga ci costerà moltissimo

La Repubblica 03.07.11