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"Testamento biologico: vogliamo una legge umana per la vita" di Livia Turco

Torna in aula oggi la legge sul testamento biologico, approvata due anni fa al Senato. Il governo e la maggioranza non hanno trovato il tempo di ascoltare le ragioni degli atri e l’importante dibattito pubblico che su questo tema si è svolto. È rimasto, così, il testo dello scontro, della lacerazione, che non ascolta la volontà del paziente, che esalta la figura del medico contrapponendola allo stesso paziente dimenticando che il codice deontologico dei medici si basa sul principio di giustizia, beneficialità e autodeterminazione del paziente, che impedisce la sospensione della nutrizione artificiale, sempre e comunque, sancendo così una prevaricazione dello Stato sull’autonomia della coscienza del paziente, del medico e dei familiari. Ciò che colpisce della proposta del centrodestra è l’impianto culturale, attraversato da un pessimismo antropologico che parla di una Italia che non c’è, in preda a una deriva eutanasica. Non è così. Gli italiani e le italiane chiedono rispetto, cura, lotta all’abbandono e alla solitudine, vicinanza, eguaglianza di opportunità; e i medici sanno che il loro compito è curare e non procurare la morte. Il Pd si presenta con una proposta alternativa, elaborata lungo un percorso di confronto e ascolto reciproco, il cui filo conduttore è la promozione della dignità della persona in ogni fase della vita, in particolare quella terminale. Secondo noi si promuove la dignità e si tutela la vita se si ascolta la volontà della persona e si esercita quella virtù antica, da Cicerone ad Enea al cristianesimo, che è la pietas nel suo senso proprio di rispetto e attenzione dell’altro. Ciò che noi vogliamo promuovere e valorizzare è «il connubio tra il sacrario della coscienza e la comunione degli affetti» per usare una felice espressione del teologo Bruno Forte. Non vogliamo che lo Stato si intrometta nella vita delle persone, che ponga ostacoli o vincoli a ciò che spetta solo alla coscienza, all’amore, alla competenza. Vogliamo una legge mite, ispirata al diritto mite, come nelle migliori legislazioni europee a partire dalla Germania, che abbia come obiettivo fondamentale la promozione della relazione di fiducia tra medico, paziente, fiduciario e familiari; e questo può accadere, come ci dicono tutti i medici, solo se si ascolta la volontà del paziente. Questa volontà deve essere considerata impegnativa per tutti come indica la Convenzione di Oviedo che nell’art. 9 scrive che devono essere tenuti in conto i desideri precedentemente espressi dal paziente. Noi vogliamo una legge fissi principi e priorità e non imponga dei vincoli, una legge umana che ha fiducia e che dà fiducia: alle persone, alle famiglie e ai medici.

L’Unità 05.07.11