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"Università. PD: Da Gelmini ancora solo parole", di Marco Meloni*

La torrenziale conferenza stampa sull’iter di attuazione della riforma universitaria tenuta oggi dal ministro Gelmini è stata l’ennesima occasione perduta per dire tutto senza dire nulla. Parole, impegni, promesse, ma nessuna spiegazione convincente sullo stato di paralisi nel quale l’inefficienza del MIUR sta gettando l’intero sistema universitario italiano. Anziché parlare di decreti firmati e non operativi, meglio avrebbe fatto il Ministro a raccontare per quale ragione ad oltre cinque mesi dall’entrata in vigore della riforma, e sei dalla sua definitiva approvazione, solo uno (uno!) della quarantina di decreti attuativi previsti è stato ad oggi pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Vogliamo ricordare che lo scorso 13 aprile il ministro ha affermato davanti all’assemblea della Camera dei Deputati che la riforma sarebbe stata pienamente operativa entro la fine di luglio. Oggi, 7 luglio, ci ha spiegato che sarà pienamente operativa entro ottobre. A questo punto si può facilmente prevedere che ad ottobre ci verrà a raccontare che sarà pienamente operativa per il prossimo gennaio, e così via.

In questo contesto il solo dato di fatto è che il reclutamento è fermo dall’inizio della legislatura, a parte i concorsi resi possibili dagli interventi del Governo precedente. Nel frattempo l’età media del nostro corpo accademico, già troppo alta rispetto agli standard europei, continua a crescere, il ringiovanimento ed il rinnovamento vengono resi impossibili, la consistenza numerica del personale diminuisce progressivamente e i giovani e i precari sono costretti ad abbandonare le università italiane per cercare fortuna altrove, disperdendo un patrimonio di esperienze e competenze sulle quali il paese ha effettuato sostanziosi investimenti.

Parlare di aumenti degli assegni di ricerca – certamente giusti – e di aumento della “quota premiale” del finanziamento alle università, non ha alcun senso se non si risponde alla domanda fondamentale: nel 2012 ci saranno risorse sufficienti per far funzionare le università e per evitare la cancellazione del diritto allo studio? E a questa domanda, purtroppo, il ministro non risponde. Come è noto a tutti, in queste condizioni il prossimo anno il sistema universitario non potrà funzionare, le immatricolazioni e i laureati non potranno che diminuire, mentre il nostro Paese, che già si trova agli ultimi posti fra le nazioni economicamente più avanzate nelle graduatorie relative al numero di laureati rispetto alla popolazione, avrebbe bisogno esattamente del contrario.

Ormai si può formulare un bilancio definitivo dell’eredità che il governo Berlusconi e il ministro Gelmini ci lasciano: un profluvio di norme, deleghe e regolamenti, accompagnato da un fortissimo definanziamento del sistema, sta portando il sistema alla paralisi, e sta producendo danni irreparabili all’istruzione superiore e alla ricerca italiane. Una ragione in più per chiudere rapidamente questa esperienza disastrosa.

*responsabile PD Università e ricerca

www.partitodemocratico.it