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«Case e appalti, i segreti della Sogei. E i vertici sono di nuovo in bilico», di Sergio Rizzo

Le strane coincidenze sulla sede di rappresentanza a Roma

Un nuovo ribaltone si prepara ai vertici della Sogei, la società pubblica che ha in mano con l’Anagrafe tributaria tutti i nostri dati più delicati. E’ l’ennesimo, nel giro di neanche tre anni. Il grimaldello per far saltare i vertici è stato infilato nel decreto sviluppo. Con il pretesto di rilanciare il progetto della carta d’identità elettronica è previsto che un pezzo del Poligrafico dello Stato venga integrato nella Sogei: conseguenza inevitabile il rinnovo degli amministratori a strettissimo giro di posta. Il decreto ha concesso al consiglio una sopravvivenza massima di 45 giorni. E sebbene la disposizione sia stata concepita ben prima che esplodesse il caso di Marco Milanese, non è escluso che questo renda l’avvicendamento ancora più rapido del previsto. L’amministratore delegato Marco Bonamico non sconterà il fatto che la sua nomina sia stata a suo tempo caldeggiata proprio dall’ex consigliere di Tremonti ora destinatario di gravissime accuse, quanto piuttosto una gestione che il principale cliente della società, cioè l’Agenzia delle entrate, non considera a quanto pare pienamente soddisfacente. O almeno questa è la versione che trapela sia pure informalmente. Certo è che la Sogei da anni rappresenta per le Finanze un problema irrisolto. Una macchina enorme, con 1.784 dipendenti, in grado di movimentare un giro d’affari enorme: soltanto fra il 2008 e il 2009 ha assegnato appalti e contratti per 247 milioni di euro. Ma capace anche di offrirci situazioni davanti alle quali è impossibile non porsi delle domande. Per esempio, per quale strana ragione una società che ha una sede moderna e spaziosa a Roma, sia pure con una collocazione non esattamente centrale, ha sentito il bisogno di prendere in affitto un appartamento di rappresentanza a piazza Navona, a un prezzo che ha fatto discutere in consiglio di amministrazione? E di cui è proprietario lo stesso ente, il Pio Sodalizio dei Piceni, titolare dell’appartamento affittato da Milanese nel quale era ospite il ministro Giulio Tremonti? D’obbligo ricordare che quella casa è stata ristrutturata da una ditta, la Edil ars, destinataria di appalti della stessa Sogei. Come sarebbe d’obbligo chiarire quanto una pratica del genere, indice di un rapporto almeno curioso fra una società pubblica e un suo fornitore, fosse diffusa. Per non parlare poi di una storia che la stessa Corte dei conti non ha esitato a definire in una relazione pubblicata il 6 aprile di due anni fa «sconcertante» . E che spiega molte cose. Si tratta del giro di poltrone verificatosi fra il 2006 e il 2008, costato ai contribuenti italiani la bellezza di 11 milioni 267.599 euro fra liquidazioni, esodi incentivati e consulenze. Tutto comincia quando nel 2006 il governo di Romano Prodi decide di sostituire il presidente e l’amministratore delegato della Sogei. Il primo è l’ex sottosegretario alle Finanze del primo governo di Silvio Berlusconi, Sandro Trevisanato. Il secondo è Aldo Ricci, ingegnere. I due vengono liquidati con i ringraziamenti di rito ma soprattutto con le seguenti buonuscite: 320 mila euro per Trevisanato e un milione 320 mila euro per Ricci. Al loro posto arrivano un nuovo presidente, Gilberto Ricci, e un nuovo amministratore delegato nella persona di Valerio Zappalà, partner di Ernst &Young. Durano in carica a malapena un paio d’anni. Perché nel 2008 ritorna Tremonti e alla Sogei vengono richiamati prontamente Sandro Trevisanato, avvocato veneziano assai stimato dal ministro, e Aldo Ricci. Quest’ultimo è sponsorizzato da Milanese, consigliere politico di Tremonti che con la nomina a deputato è ora salito di rango ed ha ancora più voce in capitolo nella distribuzione degli incarichi. Passano pochi mesi e la Corte dei conti tira fuori una relazione ustionante nella quale definisce il costosissimo valzer di poltrone «contrario a principi e regole di condotta poste a garanzia di una sana e corretta gestione societaria» . Ma in quel rapporto ci sono passaggi ancora più interessanti. Si spiega infatti che all’inizio della breve gestione d i Tommaso P a -doa-Schioppa, il ministero dell’Economia aveva passato al setaccio i 5.700 contratti stipulati durante la precedente fase nella quale Aldo Ricci era stato amministratore delegato scoprendo che il 90%circa delle forniture risultavano frazionate al di sotto dei 200 mila euro. E parliamo di una cifra complessiva enorme, valutata in 565 milioni di euro. Non solo. Il ricorso alle gare europee era limitatissimo: non più del 15 per cento. Aggiunge la Corte dei conti che l’inchiesta disposta dal ministero dell’Economia segnalava, testualmente, «alcuni punti di attenzione, legati alle caratteristiche del fornitore e alle modalità di gestione del rapporto di fornitura. Fra le principali: la dipendenza economico-finanziaria dei fornitori da Sogei, la presenza nel parco fornitori di aziende con partecipazioni azionarie incrociate, il ricorso a procedure di affidamento diretto su categorie di beni e servizi fungibili, la irreperibilità di documenti a supporto delle procedure di affidamento diretto» . Ce ne sarebbe a sufficienza per una seria riflessione sulla decisione di rimettere al suo posto l’ex amministratore. Quei rilievi, invece, passano come l’acqua fresca. Finché il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera, fortemente critico nei confronti della gestione della Sogei, decide che la misura è colma. Non ritiene assolutamente adeguate le prestazioni rese al Fisco dalla società pubblica e chiede che la governance venga profondamente rinnovata. Così, nemmeno un anno dopo il suo ritorno, Aldo Ricci viene sostituito dallo stesso ministro che lo aveva ricollocato sul ponte di comando. Non senza però che Milanese riesca anche in questo caso a dire la sua. E arriva Marco Bonamico, ex direttore generale del Formez, con un passato di incarichi in società immobiliari. Alle Finanze digeriscono. Nel frattempo però è uscito dai cassetti il progetto di fondere la Sogei con il Poligrafico… Il nome del prossimo capo ancora nessuno lo fa. Sulla carta dovrebbe essere un tecnico: esperto di informatica. Chi altro potrebbe far funzionare bene l’anagrafe tributaria? La Sogei a quello dovrebbe servire. E soltanto a quello.

da Corriere della Sera