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Manovra, approvazione entro domenica

Le opposizione rinunciano all’ostruzionismo ma avvertono: “Poi il governo se ne deve andare”. Saranno presentati pochi emendamenti che riguardano equità, regole e crescita. Le tappe: giovedì al Senato e il 16 alla Camera. E’ una corsa contro il tempo. Con un fronte bipartisan che, davanti all’attacco della speculazione 1, chiede che entro domenica, prima della riapertura delle Borse, arrivi il via libera alla manovra economica. E con l’opposizione che rinuncia all’ostruzionismo ma chiede che il governo levi il disturbo “subito dopo la manovra”. Dopo giorni di silenzio parla, anche se solo con una nota scritta, Silvio Berlusconi: “Dobbiamo essere uniti e coesi nell’interesse comune. Le nostre banche sono solide e al riparo dai colpi che grandi istituti bancari esteri hanno dovuto subire e sono state pronte a rispondere agli inviti ad accrescere ulteriormente la loro capitalizzazione. La nostra economia è vitale. Può contare sulla capacità innovativa dei nostri imprenditori, sulla laboriosità dei nostri lavoratori, sul senso di responsabilità delle parti sociali. La fiducia nello sviluppo non è mai venuta meno”

All’indomani del nuovo appello del capo dello Stato 2 Giorgio Napolitano ad una condivisione di responsabilità politica a fronte della crisi finanziaria, le opposizioni rispondono, tagliano gli emendamenti e fanno propria l’esigenza di una rapida approvazione della manovra. Per questo, oggi, il ministro dell’economia Giulio Tremonti incontrerà i gruppi di Pd,
Idv e Terzo Polo.

Ma se la necessità del via libera alla manovra è patrimonio comune (a patto che non vengano inserite norme eterogenee, come la salva-Fininvest), il giudizio sul governo resta severo. “Una volta approvata la manovra in Senato tra domani e giovedì mattina e dopo un rapido passaggio alla Camera, chiederemo che questo governo vada via, perché è alla debolezza del governo che noi vediamo legata la debolezza del Paese” dice il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. Che annuncia la presentazione di “pochissimi qualificati emendamenti” da parte di Pd, Udc e Idv. Emendamenti che riguardano tre punti: equità, regole e crescita. “La manovra è insufficiente – continua Finocchiaro – e mancano all’appello 15 miliardi. Sarà bene che il governo presenti subito un ddl di delega fiscale e anche un provvedimento sulle regole di contabilità. E’ urgente”. Concorda Antonio Di Pietro: “L’Italia dei valori non farà ostruzionismo sulla manovra in Parlamento, ma è intenzionata comunque a votare contro il provvedimento”. Chiosa il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: “‘La nostra voce ce la mettiamo tutta, gradiremmo che ce la mettesse per una volta anche il Presidente del Consiglio”.

Nel frattempo si accelera. Con il presidente del Senato Renato Schifani che annuncia: “La manovra si voterà giovedì. Credo sia necessario e indispensabile per dare un segnale di coesione all’estero del nostro Paese”. Gli fa eco il presidente della Camera Gianfranco Fini: “Intesa? Ho convocato la capigruppo”. Domani si riunirà la conferenza dei capigruppo di Montecitorio e lì si scioglierà il nodo dei tempi. Si parla di approdo della manovra in aula venerdì e di ricorso anche alla seduta notturna per permettere l’approvazione finale sabato o al più tardi domenica”.

E si fa sentire anche l’ex premier Romano Prodi che ammonisce: “Il problema è di reagire, in questi giorni non si sta reagendo e ci si sta facendo infilzare dalla speculazione come gli Orazi e Curiazi, mentre si discute di un governissimo che non reggerebbe un giorno”.

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