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Assunzioni, per i 210.000 prof che non ce la faranno si fa dura", di Alessandro Giuliani

I sindacati portano a casa un bel risultato: basta dire che l’assunzione dei 32.000 docenti cade alla vigilia del triennio di blocco del turn over della Pa. Il problema è che l’esercito di abilitati che rimarrà alla finestra verrà assunto solo sulla base dei posti vacanti a livello regionale. La metà dei quali andranno a chi uscirà dai Tfa. Oltre 32.000 insegnanti precari presto, probabilmente entro il prossimo 31 agosto, verranno convocati dai rispetti Usp per firmare l’immissione in ruolo. Per i sindacati è un bel risultato (stavolta anche per la Flc-Cgil) . Non hanno potuto che apprezzare: prima di tutto perché la garanzia del posto di lavoro rimane sempre il motivo principale dell’esistenza delle organizzazioni sindacali. In secondo luogo perché non bisogna dimenticare che l’ondata di assunzioni si colloca pur sempre nel contesto di un pubblico impiego, dove sino al 2014 vige il blocco del turn over (si salvano le professioni in divisa e poco altro). Dire, quindi, che si tratta di un semplice turn over significa non volere tenere conto del fatto che in qualsiasi altro Ministero i vincitori di concorso rimarranno al palo, al massimo potranno svolgere sostituzioni, almeno per altri tre anni.
Ma qui finiscono i lati positivi dell’operazione presentata oggi (alla presenza dei trionfanti ministri Gelmini e Brunetta) nella cornice di Palazzo Chigi. Già perché la piaga del precariato rimane più che mai viva. Cerchiamo di capire perché. Se per il personale Ata il numero di precari verrà infatti dimezzato (ad occhio e croce con le 35.000 assunzioni ne rimarranno più o meno altrettanti), per i docenti la bilancia continua a pesare maledettamente ancora dalla parte di chi è in lista di attesa: dalll Gae, infatti, non si muoveranno in almeno 210.000. Per loro – in prevalenza laureati, pluriabilitati e specializzati, in media alle soglie dei 50 anni – non rimarrà che sperare nelle supplenze annuali (fino al 30 giugno o 31 agosto); quelli che non ce la faranno si dovranno accontentare di sostituire i collegi di ruolo in malattia o aspettativa: come ultima possibilità avranno la possibilità di accedere al salva-precari, che permette di incamerare comunque i punti e portare a casa circa a metà stipendio, e ai contratti di disponibilità (nelle Regioni dove verranno attivati). Poco male, qualcuno potrebbe dire: sono abituati. Sepsso da oltre 20 anni. Il problema è che per coloro che non avranno la fortuna di prendere il ruolo nel prossimo triennio, la prospettiva che potranno comunque farlo in futuro non è proprio così scontata. Prima di tutto perché dopo questo corposo numero di assunzioni a titolo definitivo, si prevede di nuovo un ritorno alla tecnica del “contagocce”: il Miur, infatti, ha in modo sibillino annunciato, sempre oggi, che la “nuova filosofia”, prescelta dai piani alti di Viale Trastevere, è quella di attuare d’ora in poi “esclusivamente assunzioni basate sul reale fabbisogno del sistema d’istruzione”. In particolare, aggiungiamo noi, verranno assunti i docenti sulla base degli organici regionali. Che una volta al completo, per tornare a far assumere dovranno privarsi di altro personale andato in pensione. Ed anche su questo versante c’è poco da ridere, visto che tra gli insegnanti oltre l’80 per cento sono donne e che proprio per il sesso femminile l’accesso alla pensione di vecchiaia dal prossimo anno passerà a 65 anni.
A ridurre ulteriormente le possibilità di assorbimento dei 210.00 che rimarranno in attesa del ruolo (ce ne sarebbero anche altri 20.000 neo-abilitati che “scalpitano” e a cui l’inserimento è stato negato in Finanziaria…) ci sta, infine, l’imminente attivazione del nuovo modello formativo e di reclutamento dei docenti: si parla già di un numero chiuso fortemente limitante, in particolare di non oltre 25.000 iscritti alle lauree magistrali. Non tantissimi, certo. Ma quando avranno terminato anche per loro si creerà una graduatoria. Che andrà ad assorbire la metà dei posti vacanti

La Tecnica della Scuola 14.07.11

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“Per i precari un piano piccolo piccolo”, di Osvaldo Roman

Non si tratta di un avvenimento epocale perché avviene a costo zero e lascia sul terreno solo per il prossimo anno quasi i due terzi dei posti lasciati liberi dal turn-over. Con l’incontro di oggi a Palazzo Chigi tra il sottosegretario Letta, i ministri Brunetta e Gelmini e i sindacati è stato dato il va libera a 67 mila assunzioni nella scuola dal prossimo 1 settembre. Verranno immessi in ruolo nei prossimi tre anni scolastici 30.482 docenti e 36.488 ausiliari tecnici e amministrativi (Ata).
Il comunicato ministeriale è infarcito di propaganda e di falsità. In realtà i posti disponibili già dal prossimo anno, anche causa dei pensionamenti, sarebbero molti di più dei miseri 10 mila posti di docenti e dei 10 mila posti di Ata che con tale programma potranno essere coperti nel prossimo anno scolastico 2011-12 con le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

Ma vediamo le falsità del comunicato di Palazzo Chigi. Innanzitutto non è vero che:

“il Piano, eviterà in futuro la formazione di nuovo precariato e risponde ad una nuova filosofia: prevede infatti esclusivamente assunzioni basate sul reale fabbisogno del sistema d’istruzione”

Come si è detto i posti disponibili e vacanti non creano nuovo precariato ma semplicemente continuerebbero come nel passato amessere occupati da insegnanti precari.

I posti disponibili occupati da insegnanti precari nell’anno scolastico 2011-12sarebbero circa 66.000 il piano governativo forse ne stabilizza 10 mila. Così per gli ATA: a fronte di circa 38 mila posti vacanti ne stabilizzerà non più di 10.000.

Non si comprende perché nel decreto legge di recente approvato dal Parlamento si sia rifiutato di stabilizzare tutti i posti disponibili e vacanti lasciandone invece una grande parte, spezzoni equivalenti a cattedra e posti di sostegno, ancora occupata da personale precario.

Con la Gelmini questa politica di non stabilizzare i precari in servizio era legata alla necessità di tagliare quei posti ed era funzionale al loro licenziamento nell’ordine di svariate decine di migliaia in questi ultimi anni.

La Gelmini parla molto dei precari in graduatoria per non parlare di quelli in servizio che occupano i posti che sta tagliando.

Infatti una seconda falsità del comunicato governativo riguarda proprio questo aspetto:

“I provvedimenti contenuti nel Decreto per lo sviluppo consentono, all’interno del quadro di riorganizzazione del personale della scuola, di ridurre i tempi previsti e dunque di risolvere definitivamente un problema nato nei decenni passati, a causa di scelte politiche irresponsabili che hanno fatto lievitare fino a 250mila il numero degli insegnanti abilitati, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento.”

Si tratta di un’affermazione falsa per due ordini di motivi.

In primo luogo perché il problema principale per coloro che si sono opposti all’aggressione alla scuola pubblica è stato quello di impedire il licenziamento dei precari respingendo la politica dei tagli. Quello delle graduatorie é un problema ch e si è posto ossessivamente, come diversivo, solo la Gelmini. In realtà le graduatorie potranno essere esaurite anche in tempi brevi solo se si mettono a disposizione tutti i posti vacanti e stabilizzati. In tal caso sarà anche possibile destinare il 50% dei posti ai nuovi concorsi che il governo non vuole avviare.

In secondo luogo perche per ridurre il numero degli aspiranti all’insegnamento, in graduatoria o meno, non basta neppure, come è stato fatto, bloccare la formazione universitaria, ma sarebbe necessario come questo governo di destra sta facendo per la prima volta in Italia tentare di ridurre il numero degli studenti. E perché no? Anche quello delle nascite

da ScuolaOggi 14.07.11

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“Scuola, assunzione per 67mila precari parte l´assalto alle cattedre del Nord”, di Salvo Intravaia

Sì all´intesa. In quindicimila lasciano le graduatorie del Sud. I nuovi contratti partiranno da settembre. Gelmini: così garantiamo la continuità didattica. Buone notizie per i precari della scuola: a settembre, troveranno una sistemazione sicura in 67 mila. Il grosso dei posti – almeno il 50 per cento – sarà appannaggio delle regioni settentrionali, ma saranno ugualmente i docenti meridionali ad acciuffare molte cattedre. Con l´ultimo aggiornamento, infatti, almeno in 15 mila si sono trasferiti dalle graduatorie del Sud a quelle del Nord. Emblematica è la situazione della lista ad esaurimento per la scuola primaria della provincia di Torino, dove ai primi 34 posti figurano solo docenti meridionali. Una situazione che si ripete in tante altre graduatorie del settentrione d´Italia.
Il via libera definitivo al Piano triennale di assunzioni è arrivato durante l´incontro tra governo e sindacati di ieri a Palazzo Chigi. Il Piano prevede assunzioni per il triennio 2011/2013 su tutti i posti vacanti. A settembre dovrebbero essere già assegnate 30.482 cattedre e 36.488 posti di personale non docente. Metà delle cattedre andrà ai precari delle graduatorie ad esaurimento, l´altra metà ai vincitori degli ultimi concorsi a cattedra. La misura varata ieri, avrà anche l´obiettivo di eliminare il precariato dei docenti in pochi anni. Per questa ragione l´aggiornamento delle graduatorie avverrà ogni tre anni, e non più ogni due, e la laurea per insegnare sarà a numero chiuso. «L´accordo raggiunto oggi a Palazzo Chigi ha un particolare significato», dichiara il ministro dell´Istruzione, Mariastella Gelmini. Il piano garantirà «la stabilità al personale della scuola e la continuità didattica, indispensabile per elevare la qualità dell´offerta formativa». «Ad invarianza di spesa, come è doveroso in un momento di crisi – continua – siamo riusciti a dare una risposta forte al precariato». Per Francesco Scrima, della Cisl scuola, «si tratta di un importante risultato frutto di proposte puntuali e credibili». E lo Snals, dà «atto al governo di avere mantenuto gli impegni». Soddisfatto anche Massimo Di Menna della Uil scuola: «È laprima volta – dice – che un anno scolastico inizierà con la piena coperturadei ruoli». «Crediamo che quello di oggi – dichiara Francesca Puglisi, responsabile Scuola per la segreteria del Pd – sia un primo positivo passo verso la stabilizzazione del personale della scuola». Più cauta la Flc Cgil che, attraverso il suo segretario Mimmo Pantaleo, parla di «primo passo al quale dovrà seguire per i prossimi anni la copertura integrale del turn over». E la Gilda che punta il dito sugli «altri tagli contenuti nella manovra».

La Repubblica 14.07.11

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“Immissioni in ruolo: c’è proprio da essere contenti?”, di Silvana La Porta

E’ stata pubblicata poco fa sul sito del Miur una nota sul Piano triennale di immissioni teso a “evitare l’insorgenza nuovo precariato.”
E’ iniziata, infatti, la già prevista fase negoziale del Piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di circa 65mila tra docenti e Ata, nell’arco degli anni 2011-2013, sulla base dei posti vacanti disponibili in ciascun anno.
Ci troviamo davanti a un comunicato del Miur alquanto sibillino o meglio un comunicato in cui bisogna leggere tra le righe, come nelle famose gride manzoniane. Si sostiene infatti che “il Piano, già deciso e approvato da alcuni mesi, eviterà la formazione di nuovo precariato in futuro e risponde ad una nuova filosofia: prevede infatti esclusivamente assunzioni basate sul reale fabbisogno del sistema d’istruzione, come sarà sempre, d’ora in poi, per tutte le assunzioni nel mondo della scuola”.
Ma se esistono 250mila precari iscritti in graduatoria, sia di chi sia la colpa, e se d’ora in poi le assunzioni verranno fatte esclusivamente sull’organico di diritto, come può il piano essere “una risposta concreta al problema del precariato e delle graduatorie, e garantire e la stabilità del servizio scolastico ed educativo e le aspettative di quegli insegnanti abilitati iscritti nelle graduatorie ad esaurimento che prestano continuativamente da anni la propria attività tramite incarichi annuali”?
Viene anche sottolineato che le graduatorie vengano aggiornate ogni tre anni, con la possibilità di scegliere una sola provincia. Chi viene immesso in ruolo non può chiedere il trasferimento in altre province per un periodo di cinque anni.
Addirittura la situazione, a dispetto di quello che pensano tanti precari, è più rosea del previsto: “le ultime stime elaborate dal Ministero prevedevano che, grazie ai pensionamenti e alle immissioni in ruolo degli ultimi anni, il fenomeno avrebbe trovato una definitiva soluzione in alcuni anni. I provvedimenti contenuti nel Decreto per lo sviluppo consentono, all’interno del quadro di riorganizzazione del personale della scuola, di ridurre i tempi previsti e dunque di risolvere definitivamente un problema nato nei decenni passati, a causa di scelte politiche irresponsabili che hanno fatto lievitare fino a 250mila il numero degli insegnanti abilitati, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento”.
Soddisfatti i sindacati. Per la Cisl scuola “l’incontro odierno è una prima risposta inequivocabile, che vede il Governo, al suo livello più alto di responsabilità, assumere precisi impegni con i sindacati. Si rafforza così l’obiettivo di veder coperti da subito, con assunzioni a tempo indeterminato, tutti i posti vacanti e disponibili del personale docente e A.T.A. I numeri, più volte confermati anche dai conteggi del Miur, sono di circa 30.000 per i docenti e 35.000 per il personale A.T.A. Si tratta ora di completare in tempi brevi tutti i passaggi necessari per effettuare entro agosto le assunzioni previste: lavoreremo per questo, per ottenere un altro importante risultato per la scuola e per i suoi lavoratori. In un quadro di pesanti difficoltà, la capacità di incalzare le controparti con proposte ambiziose, ma puntuali e credibili, è l’azione più efficace e utile che un sindacato responsabile possa fare per i lavoratori e per la loro tutela”.
Insomma largo alla panacea, ecco il rimedio che risolve tutti i mali. E’ tempo di immissioni in ruolo, 30.000 docenti in tre anni, che, divisi per ordini di scuola e classi di concorso, altro che migliaia sono. I numeri saranno a due o una cifra. Le assunzioni saranno solo in base alle esigenze della scuola. E, se continuano i tagli, le esigenze saranno sempre meno. E’ questa la risposta, un po’ strozzata, al problema del precariato, se solo pensiamo che dal 2005 ad oggi ci sono stati 275 mila pensionamenti tra i docenti e personale A.T.A. e 155 mila posti persi a seguito dei tagli.

La Tecnica della Scuola 14.07.11