scuola | formazione

"Pochi prof. le scuole iniziano a rifiutare studenti", di Fabio Luppino

Non sarà come essere rifiutati da quattro ospedali e poi morire. Ma non trovare una scuola, vedere rifiutata la propria iscrizione e andare a studiare sempre più lontani da casa è quasi come una morte. Traslata, nel tempo, che pagherà il soggetto, ma anche tutti noi, lo Stato. Incredibile, ma vero sta accadendo in questi giorni per un gran numero di studenti in ogni parte del Paese. La riduzione dei docenti per l’ulteriore attuazione anche nei licei della riforma Gelmini e l’applicazione rigida (su disposizione del Miur) della possibilità massima di alunni per classe (circa 30, a volte anche di più) hanno come conseguenza il rifiuto delle iscrizioni. L’organico è fatto e non più allargabile, le sezioni anche. Tanti saluti a chi cerca di cambiare scuola per un pronto riscatto o a quei ripetenti che vedono off limits a volte poter rimanere nel loro istituto. Arrivano segnalazioni dal Lazio e anche dal Nord: il sindacato nazionale se ne sta già occupando.

È un fenomeno su cui riflettere. Di solito questo è accaduto, o poteva accadere, quando sono entrati nella scuola i figli del boon demografico. Che accada in tempi di decremento delle nascite è allarmante, ha una spiegazione politica. Quanto il governo in carica ha tagliato sulla scuola non è per nulla paragonabile con gli altri settori del pubblico impiego. Machete inesorabile fino al punto, infatti, di aver ridotto così tanto il numero degli insegnanti e, in conseguenza, delle sezioni e delle classi tanto da rifiutare le iscrizioni. Un altro modo per consigliare la scuola privata come soluzione.

E la cosa fa il paio con un altro grande problema di cui non si parla abbastanza: i presidi reggenti. Saranno anche quest’anno circa milleseicento i capi d’istituto dislocati su due scuole. Andate a parlare con professori, genitori e studenti interessati e scoprirete come muore l’istruzione chiamiamola a portieri volanti. Gioco forza un preside che si divide in due si occupa maggiormente della scuola a cui è stato assegnato in origine. Un liceo senza preside è come un giornale senza direttore, una squadra senza allenatore, un film fatto senza regista. Non è. Il ministero ha indetto il concorso: ma farlo costa e al momento non si sa alcunché su quando si terranno gli scritti. Non prima della fine dell’anno, comunque. E non è affatto certo che il tutto sarà terminato per l’inizio dell’anno scolastico 2012/2013. Cinquanta milioni saranno risparmiati quest’anno con i presidi reggenti, cinquanta milioni erano già stati non spesi lo scorso anno. La scuola pubblica ne sta perdendo molti di più.

Quanto a risparmi, infine, ricordiamo le ricadute della manovra su chi fa scuola. La Flc Cgil ha fatto il conto, ma evidentemente a gran parte della stampa non è interessato. «Un intervento così odioso verso settori noti per le basse retribuzioni del personale contrattualizzato non si era mai visto – ha scritto la Cgil-. Un docente di scuola perderà in 4 anni (2010-2014) quasi 8.000 euro; un dirigente circa 16.000 euro; un ricercatore circa 7.500, il personale tecnico e amministrativo perderà in media 6.400 euro». Auguri a tutti.

L’Unità 18.97.11