attualità

"La maschera del penitente", di Francesco Merlo

Galera è parola difficile da pronunziare ed è sempre meglio non applaudire la galera, anche quando è strameritata. Ma forse l´onorevole Alfonso Papa se l´è conquistata proprio quando alla Camera ieri ha evocato i figli e la moglie, un dolente “tengo famiglia” che è al tempo stesso il tallone di Achille e il punto di forza della politica italiana. In una famiglia ciascuno ha le proprie abitudini, le proprie manie, la propria poltrona.«Bisognerà spiegare loro perché papà non torna a casa». Ma Alfonso Papa è un ex magistrato e dunque ben conosce il confine tra la giustizia e la pietà. E sa che la famiglia è l´unico argomento che mai può essere giudicato. Nelle carceri c´è il vetro o la tavolaccia ad impedire gli abbracci, i sussurri, i bisbigli e i sospiri tra i familiari. E addosso ieri Papa non si portava le immagini della moglie e dei figli ma quella orribile foto con il ricettatore. E c´erano pure quelle terribili intercettazioni quando la sua voce non era così accorata, non era così infelice. Era un altro Papa quello, un Papa con il fuoco nella testa, un Papa che non somiglia all´uomo curvo e tormentato che scrive memoriali strappalacrime e cerca di prendere tutti sottobraccio.
Ma forse il crepuscolarismo è la malattia senile della gente berlusconiana, che una volta era invece tracotante. Di sicuro non ci sono più il ghigno di Previti e la risata di Confalonieri ma c´è la faccia ordinaria da traffichino ordinario di questo Alfonso Papa appunto, che prima è andato a Messa, dettaglio del diavolo: a Messa come Andreotti, a Messa come Cuffaro… Quella del penitente è la maschera estrema, così come quella della famiglia è la risorsa estrema: sono le due trappole retoriche più abusate dai colpevoli. L´innocente invece resta impietrito, come Enzo Tortora nella famosa foto con gli schiavettoni.
Lo sguardo fisso e la camicia bianca delle grandi occasioni, poi Papa è andato avanti e indietro a caccia di pacche sulla spalla, ma nessuno gli è veramente solidale perché è una bandiera sì, ma impresentabile, è il presunto malfattore malfatto: «Ci tocca – ha confessato ieri sera Fabrizio Cicchitto a un giornalista amico – di invidiare al Pd anche Tedesco che, almeno, ha l´aria del malfattore ben fatto». Alberto Tedesco è stato ed è molto più elegante, ma la doppia morale del Parlamento è la sola pena che Alfonso Papa sicuramente non merita.
Persino la radicale Rita Bernardini che difende Caino, che nega l´esistenza dei “mostri” e che, appunto, odia la parola «galera», persino la signora del garantismo italiano non se l´è sentita di mettere la faccia di Papa al posto di quella di Tortora.
E però “galera” rimane una brutta parola. Anche se il Papa che, alla fine, vota per se stesso torna a somigliare al furbo che delinqueva con Bisignani. E certo, si potranno conoscere meglio circostanze e schieramenti di questa dissoluzione, si potrà valutare il voto di questo alla Camera e il voto di quello al Senato, si potrà cercare un senso politico in questa nebulosa che è la maggioranza in rovina, ma rimarrà questo rantolo di vita disperata del berlusconismo che chiede pietà.
Infatti Papa è il patibolare simbolo del viale del tramonto. Con gli Scilipoti e con i Bisignani, con le Minetti e con la combriccola dei manipolatori Rai ha definitivamente sostituito la gigantesca pelata di Galliani, il vecchio mondo di Sandra e Raimondo, di Mike Bongiorno, della barca “Principessa vai via”. Papa in galera è il solito ignoto del berlusconismo di fine epoca, traffica in Rolex, al suo confronto l´avvocato Mills è Arsenio Lupin.
E il dibattito alla Camera non ha certo avuto la grandezza del dibattito che assolse Craxi nella famosa giornata delle monetine. Papa infatti è schiacciato sotto le sue responsabilità e persino l´onorevole Sisto, che pure ha pronunziato la difesa più appassionata, è stato costretto a parlare d´altro, non di Papa ma di quei deputati che il Parlamento aveva già protetto dall´arresto. Ma intanto in privato tutti raccontavano storiacce sul conto di Papa, storiacce vere, colpevolezze grevi, porcherie. E ridevano, e schernivano, e disprezzavano, anche se poi con l´aria più innocente del mondo hanno detto che un deputato non si arresta, non è giusto, «un deputato, qualsiasi deputato» porta in sé e riassume in ogni attimo della sua vita politica tutta la categoria, così come il nobile gentiluomo porta con sé la sua famiglia e i suoi antenati. «Metterlo in galera significherebbe mettere in galera il Parlamento», sintetizzava Sisto. Ma Papa sapeva che mai gli avrebbero lanciato le monetine, sapeva infatti di essere anonimo, di non essere all´altezza di un identikit. «Sono un prigioniero politico» ha dichiarato prima di consegnarsi. Nel dizionario dei luoghi comuni l´italiano sotto processo è sempre indeciso tra le due formule uguali e contrarie: «sono un prigioniero politico» appunto, oppure «ho piena fiducia nella magistratura». Di Papa resteranno le impronte digitali e il Rolex. Mai Berlusconi avrebbe immaginato che dai lustrini e dall´allegria del biscione sarebbe passato al crepuscolo degli anonimi.

La Repubblica 21.07.11

******

Blitz delle Fiamme gialle all´Eni “Caccia ai contratti dell´amica di Papa”, di Dario Del Porto

Un nuovo teste rivela che Berlusconi diffidava del deputato arrestato a Montecitorio: i contatti li teneva la Valanzano. Ha fatto di tutto per salvarlo dall´arresto e ha battuto il pugno sul tavolo quando la Camera ha votato a favore dell´autorizzazione a procedere. Eppure il premier Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito dall´ultimo testimone dell´inchiesta su dossier e ricatti denominata P4, non incontrava con piacere Alfonso Papa, il deputato del Pdl per il quale si sono aperte le porte del carcere. Anzi, nutriva «antipatia» nei suoi confronti.
Mentre a Montecitorio si decideva il destino di Papa, i pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco imprimevano una nuova accelerazione all´indagine. I magistrati hanno bussato agli uffici dell´Eni nell´ambito del filone sui rapporti di lavoro intercorsi fra l´azienda e Ludmyla Spornik, la ragazza ucraina amica di Papa e da questi, secondo l´accusa, sponsorizzata. La Guardia di Finanza, hanno spiegato fonti dell´Eni, ha chiesto «alcuni chiarimenti» su documenti «riguardanti la signora Spornik» (che non è indagata) già messi precedentemente a disposizione dell´autorità giudiziaria. I pm hanno poi depositato altri atti alla vigilia dell´udienza di Riesame in programma domani per decidere sulla richiesta della Procura di riconoscere il reato di associazione a delinquere, escluso dal gip, e di applicare la custodia in carcere anche nei confronti del lobbista Luigi Bisignani, attualmente agli arresti domiciliari.
Fra le carte figura il verbale dell´avvocato civilista Santo Emanuele Mungari, sentito come teste il 18 luglio. Mungari ha spiegato di aver conosciuto Papa nell´estate 2009 «tramite Maria Elena Valanzano», già assistente parlamentare del deputato, oggi nello staff del governatore della Campania Stefano Caldoro e sorella dell´attrice Benedetta. «La Valanzano – si legge nel verbale – mi ha sempre detto di avere lei un rapporto diretto con il presidente Berlusconi e che anzi, in più di un´occasione, era stata lei stessa a far ottenere all´onorevole Papa un appuntamento con Berlusconi. La Valanzano mi ha detto diverse volte che lei stessa aveva cercato di accreditare Papa con Berlusconi» perché, afferma ancora Mungari, il premier «non sembrava tenere l´onorevole Papa in grande considerazione, attuando anzi nei suoi confronti un certo ostracismo». Maria Elena Valanzano, già sentita come teste dai pm nella prima fase dell´inchiesta, gli avrebbe inoltre riferito di essersi «lei stessa spesa con il presidente Berlusconi dal momento che Papa teneva alla nomina come sottosegretario alla Giustizia e che pativa l´ “antipatia” mostrata da Berlusconi». L´ex assistente di Papa avrebbe inoltre sottolineato al suo interlocutore di aver fatto «una certa fatica ogni volta che doveva portare Papa da Berlusconi dal momento che il presidente non aveva piacere ad incontrarlo».
Agli atti ci sono anche le foto scattate durante alcuni pedinamenti. Il 5 ottobre 2010 Papa è stato fotografato a Roma mentre incontra il deputato del Pdl Claudio Scajola, estraneo all´indagine. In altre foto appare in compagnia del sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, sfuggito all´arresto perché all´estero. Il 24 settembre 2010 Papa è stato invece fotografato con Gennaro Giuliano, presunto ricettatore con il quale il parlamentare è stato anche intercettato mentre discute dell´acquisto di orologi ritenuti di dubbia provenienza. In una telefonata del 22 settembre 2010 Giuliano propone al deputato l´acquisto di un orologio modello Royal Oak per 5.500 euro aggiungendo che il prezzo di mercato sarebbe di 16200 euro. In un sms del 4 novembre 2010 il presunto ricettatore scrive: «Se interessato a qualcosa di eccezionale mi fate un colpo di telefono, dotto´, va bene?».

La Republica 21.07.11