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"L'etica e i partiti", di Alfredo Reichlin

Non si tratta di una questione morale ma di un tema politico di prima grandezza. Un partito come il Pd, che ha l’ambizione di portare il Paese fuori dalla crisi della Seconda Repubblica e contribuire alla ricostruzione di un tessuto civile e democratico, deve usare verso se stesso il massimo di rigore e di trasparenza. E deve tornare ad agire come un organismo collettivo, come una comunità.
Quando uno dei sui diritenti viene accusato di reati gravi, o comunque incompatibili con il sereno esercizio di un ruolo pubblico, questi deve compiere quel passo indietro che consenta a se stesso la piena libertà nell’azione giudiziaria e al partito di riprendere la propria battaglia secondo le priorità che si è dato. Non è un cedimento al vento giustizialista. E neppure all’antipolitica. È anzi la ribellione nei confronti dei partiti personali e dei troppi personalismi che stanno logorando le reti di solidarietà politica e persino la tenuta istituzionale. Il centrosinistra, i progressisti non possono pretendere una diversità antropologica. Sarebbe questo un sentimento elitario. I partiti democratici sono partiti popolari. Che devono rafforzare i principi dell’etica pubblica e l’onestà dei comportamenti nell’azione quotidiana. Le divisioni manichee tra il bene e il male sono invece funzionali a soluzioni oligarchiche, che temono l’irrompere di soggetti portatori delle istanze dei ceti più deboli e dei nuovi esclusi. La serietà di un partito, e diciamo pure la sua diversità, sta allora esattamente nella serietà e nel rigore con cui è capace di applicare per sè le regole che vuole estendere alla società e alla vita pubblica.
Non si tratta di affidare ad un magistrato un ruolo politico indiretto. La rappresentanza politica deve comunque assumersi la propria responsabilità nel giudicare la fondatezza di un’accusa o di un’indagine. Ma la risposta non può essere condizionata dall’interesse all’autoprotezione di un singolo o di un gruppo. Rompere la gabbia del partito personale è parte dell’impresa politico-culturale volta alla costruzione di partiti moderni, democratici, espressione di interessi sociali e di speranze
di cambiamento. Quelle speranze che tanti vogliono reprimere, a cominciare da chi oggi cerca di negare legittimità ad un’alternativa di governo di fronte al mesto declino della stagione berlusconiana.

L’Unità 22.07.11