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Terrorismo, le famiglie delle vittime ancora aspettano la legge «dimenticata», di Gioia Salvatori

Tra le disposizioni previste dalla legge 206 del 2004 (e disattese) il collocamento lavorativo agevolato, la liquidazione del tfr rivalutato del defunto, borse di studio, l’assistenza sanitaria gratuita e gli sgravi fiscali sull’Irpef. Nelle stragi di Stato e negli attentati degli anni di piombo hanno perso figli, mogli, mariti, amici. Oppure li
hanno visti restare disabili, incapaci di lavorare, segnati per sempre. Era il 1969 e la bomba in piazza Fontana a Milano inaugurava gli anni del terrorismo. Oggi, a più di 40 anni, i familiari delle vittime e i superstiti, sono ancora costretti in prima linea per il riconoscimento dei loro diritti. A pochi giorni dal 31° anniversario della strage di Bologna (2 agosto), l’Unione vittime per stragi e l’associazione italiana vittime del terrorismo e dell’eversione contro l’ordinamento costituzionale dello Stato (Aiviter), dicono basta alla retorica dei «siamo con voi» o «l’Italia non dimentica».
UNA LEGGE DIMENTICATA
Perché l’Italia non solo dimentica ma spesso non sa, e la politica nel processo di copertura ci mette il suo. Dopo sette anni, è la denuncia delle associazioni, la legge 206 del 2004, quella che regola i diritti a provvigioni pensionistiche o assistenziali per vittime del terroristmo e loro famiglie, è largamente inattuata. Su centinaia di cittadini che avrebbero diritto a misure come il collocamento lavorativo agevolato, la liquidazione del tfr rivalutato del defunto, borse di studio, assistenza sanitaria gratuita, sgravi fiscali sull’Irpef ecc., in molti, a seconda della propria posizione, vantano crediti con lo Stato. Su 630 pensioni, 60 risultano non lavorate, cioè senza maggiorazione. «La legge, nonostante il mare di ordini del giorno da noi sollecitati e approvati in Parlamento con voti trasversali, è ampiamente inattuata», è la denuncia. Le associazioni chiedono al governo di trovare i soldi utili a pagare questi debiti: 17 milioni circa, poi 8 milioni ogni anno.
«IL GOVERNO CI HA PRESO IN GIRO»
Per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto, il movente è politico: «Questo governo ci ha preso in giro. Berlusconi prima di insediarsi nel 2008, ci ha ricevuto e ci ha detto che avrebbe risolto tutti i sospesi. Ci ha rimandato a Gianni Letta. Lo abbiamo incontrato, ci sono stati tavoli tecnici ma niente di sostanziale è cambiato. C’è la volontà politica di colpirci, per ripicca, per la nostra battaglia contro il segreto di Stato».
L’INERZIA BUROCRATICA
«La politica colpevole – per dirla con le parole di Manlio Milani che in piazza la Loggia perse la moglie e oggi è un anziano coi capelli bianchi che ancora lotta – dà una sponda all’inerzia burocratica». Nel rimpallo dei «chi paga?» tra casse previdenziali e ministero, ad esempio, solo da poco è stato stabilito che il tfr dei lavoratori dipendenti che sono stati vittime, comprensivo dell’aggiunta di 10
anni di contributi, lo paga il ministero dell’Interno. Ci sono voluti 40 anni. Code burocratiche che per i familiari sono come sale sulle ferite; perché se sei un superstite di piazza della Loggia (strage del ’74) e lì hai perso il coniuge, fa male che il riconoscimento della tua invalidità arrivi nel 2009 e non sia mai allegato alle carte del processo. Fa male anche sapere che non puoi andare in pensione quando vuoi, come dice la legge 206, se la mattina del due agosto 1980 eri un bambino di sei anni che aspettava il treno alla stazione di Bologna e la nonna ti è morta davanti. Eppure lo Stato te lo
aveva promesso con una legge che saresti potuto andare in pensione col 100% dell’ultimo stipendio quando volevi, se avevi un’invalidità uguale o maggiore all’80% e il giorno della strage eri minorenne.
GLI ARRETRATI
E poi ci sono gli arretrati sulla riqualificazione delle pensioni che
non arrivano, il collocamento agevolato con priorità rispetto alle altre categorie che non si fa per assenza di fondi, l’assistenza sanitaria gratuita in tutte le regioni e non solo nella propria che è un miraggio. Non si tratta solo di soldi, ma «di rinsaldare un rapporto tra cittadini e istituzioni che lo Stato pare voler affossare, piuttosto che recuperare – dice Manlio Milani, presidente dell’associazione familiari vittime di piazza della Loggia. Ricorda della medaglia al valore negata alle vittime di piazza Fontana, e la famiglia del poliziotto ucciso nel 1979 che come riliquidazione pensionistica ha avuto 1200 euro. Da spartire tra gli eredi».

L’Unità 22.07.11

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