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"Province e città metropolitane. Così il Pd ridisegna il Paese", di Roberto Brunelli

Una riforma istituzionale e degli enti locali oltre le polemiche dell’antipolitica: riduzione delle province, comuni sotto i 5000 abitanti associati tra loro, le città metropolitane… parla il responsabile pd per gli enti locali. Ci vuole uno scatto, su questo non
c’è dubbio. E la posta in gioco è alta. Da una parte c’è il crescente distacco dei cittadini dalla politica, dall’altra il bisogno di ridisegnare la fisionomia della «macchina Italia» rendendola al tempo stesso più efficiente e meno costosa. Il Pd ci sta lavorando da tempo, consapevole del fatto che la via è stretta: la crisi corre globalmente, rischia di imporre riforme che invece sarebbe meglio gestire piuttosto che ritrovarsi a subire e porta con sé anche sentimenti irrazionali che spingono a scelte improvvide. È intorno a questo nodo scorsoio che si sviluppa la discussione intorno ai cosiddetti costi della politica e intornoalla riforma degli enti locali. Il Partito democratico, per parte sua, ha presentato una proposta di legge costituzionale, primo firmatario Bersani. Consapevole di un fatto: che non c’è tempo da perdere. Sul piatto c’è l’abolizione delle province sotto i 500 mila abitanti, il loro ridisegno la contestuale creazione delle «città metropolitane». Sull’altro fronte, c’è la discussione intorno alla nascita del Senato federale.
Non è certo una partita semplice. Davide Zoggia, responsabile enti locali del Pd, la spiega così: «Cominciamo da un ragionamento generale: tutto il dibattito che in questo momento viene sintetizzato nell’espressione ‘costi della politica’ contiene in sé anche la necessità di rendere più efficienti le strutture dello Stato, comprese le Regioni e le autonomie locali. L’obiettivo è duplice: semplificare i processi decisionali e diminuire i costi». In pratica, una riforma che fosse presa sottogamba rischierebbe di non centrare nessuno di questi obiettivi, contribuendo ad allontanare ancora di più il distacco dei cittadini dalla politica. Zoggia, che è stato anche presidente della Provincia di Venezia e dunque sa di cosa parla, è d’accordo: «Il Pd pensa la riforma debba essere profonda, e per essere tale non deve partire dall’antipolitica e dalla demagogia, ma da dati di fatti concreti. Per esempio quando parliamo della fine del bicameralismo perfetto e della diminuzione dei parlamentari parliamo di una cosa sperimentata: tutti sono un po’ d’accordo sull’istituzione del Senato federale, che impegnerebbe i presidenti delle regioni e i rappresentanti delle autonomie locali non avendo così costi aggiuntivi rispetto a quello che è già il loro ruolo. Smettiamola di sottrarre competenze alle singole istituzioni, vediamo piuttosto di riorganizzarle con criteri sensati». Vediamole province. Il Pd parte dalla proposta della loro riduzione sotto i 500 mila abitanti, e già questo porterebbe un risparmio notevole.«Maè necessario un ragionamento più profondo», spiega Zoggia. «Una riforma seria si fa se si riconosce che un ente intermedio è necessario, per esempio quando si parla della gestione dei rifiuti, dell’acqua, dei trasporti, che non possono essere gestiti in toto né dalle regioni né dai sindaci». E perché? «Prendete i sindaci: giustamente tendono a difendere ognuno il proprio territorio, per cui spingono verso la propria parte la soluzione dei problemi». Qui le risposte possono essere due: portare i comuni sotto i cinquemila abitanti ad associarsi, come già prevede la legge 142 del ‘90 e la creazione delle città metropolitane. «L’idea è di sperimentare qualcosa di completamente nuovo, una sorta di fusione tra il comune capoluogo, i comuni con termini e la provincia, creando un unico ente, con precisi meccanismi di coinvolgimento. Dico che è una forma innovativa perché metterebbe queste aree in gradodi competere seriamente con l’Europa». Certo, più efficenza, ottimizzazione dei processi decisionali, riduzione dei costi. «È anche un modo per dare dei segnali. Ed è pure una questione di credibilità. Quando chiedi sacrifici al paese devi essere in condizioni ottimali, devi essere in grado di dare l’esempio». Cosa che questo governo ovviaovviamente non è in grado di fare: anzi, si attorciglia intorno ai costi della politica, «ma finora non ha fatto altro che colpire proprio gli enti locali». Ma c’è una cosa sulla quale Zoggia insiste: «Noi siamo disposti ad una discussione ampia e senza pregiudizi. Maunarisposta è necessaria subito. Altrimenti
il distacco tra gli italiani e la politica sarà sempre più grande».

L’Unità 25.07.11