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Bonus bebè. Il ministero e l’Unità a confronto

Gentile Direttore, mi riferisco all’articolo pubblicato sul Suo giornale il 25 luglio 2011 sotto il titolo “Bonus bebé, sorpresa di governo: rivuole i mille euro con la penale”. Al riguardo, reputo opportuno precisare quanto segue. I beneficiari del “Bonus bebé” sono stati circa 700 mila. L’erogazione del bonus è stata effettuata sulla base dell’autodichiarazione, da parte del beneficiario, con la quale veniva attestato il possesso dei requisiti per la fruizione.
Tra i predetti requisiti era previsto anche un limite di tipo reddituale. Non si aveva difatti diritto al bonus se il reddito della famiglia era superiore a 50 mila euro annui lordi. L’Amministrazione ha effettuato,
doverosamente, i prescritti controlli di legge per verificare il possesso dei requisiti. All’esito di detti controlli è emerso che, in poco più di 8 mila casi, il bonus è stato erogato a soggetti che in sede di autocertificazione per il bonus hanno dichiarato un reddito inferiore a 50.000 euro, ma che all’opposto in sede di dichiarazione fiscale hanno essi stessi invece dichiarato un reddito superiore. Si è, quindi, dato inizio al procedimento di recupero del bonus, con l’invio di una comunicazione individuale agli interessati, ai quali è stato segnalato che essi hanno comunque la possibilità di far valere eventuali errori in cui fosse incorsa l’Amministrazione. In questi termini il recupero del bonus è doveroso e gli uffici stanno semplicemente svolgendo il proprio dovere a norma di legge. In ogni caso, si valuterà la possibilità di destinare a finalità sociali le somme che verranno recuperate.
ALBERTO GIORGETTI Sottosegretario all’economia

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risponde Claudio Sardo direttore de L’Unità

Ringrazio il sottosegretario Alberto Giorgetti per la lettera inviataci. Ma mi permetta di dire che ci pare tutt’altro che convincente. Per almeno tre ragioni. La prima sta nel carattere ingannevole della comunicazione, fornita dal governo Berlusconi al momento dell’erogazione del bonus bebè. Eravamo nella lunga campagna elettorale che ha preceduto il voto del 2006. Ai genitori dei neonati venne recapitata a casa una missiva autografa del presidente del Consiglio. Non solo: la lettera, con spericolata demagogia, era indirizzata addirittura al neonato. Nel breve testo era scritto poco più di questo: “Lo sai che la nuova legge finanziaria ti assegna un bonus di mille euro?”. Il tutto corredato dall’indirizzo dell’ufficio postale più vicino, dove la somma era già disponibile. È vero che la lettera autografa fu affiancata da un allegato con l’indicazione dei requisiti per il bonus, ma ammetterà il sottosegretario Giorgetti che il primo a voler confondere le acque, per far apparire il governo più generoso di quanto in realtà non poteva essere, fu proprio Berlusconi. Del resto – e veniamo alla seconda ragione – se il governo avesse davvero voluto comportarsi in modo serio, non si sarebbe affidato all’autocertificazione, ma avrebbe previsto, come per anologhi adempimenti, l’intervento dei Caaf. Invece, come ha scritto per noi Maria Cecilia Guerra, si voleva generare confusione e “non spezzare il filo diretto tra il presidente e il cittadino”. In questo clima populista ottomila contribuenti hanno chiesto e ottenuto un bonus che non spettava loro. Una parte di questi, certamente, avrà agito con furbizia. Tuttavia neppure gli allegati alla lettera brillavano per chiarezza. Se la decisione viene rimessa ai singoli (perché il primo a voler abbattare ogni filtro di verifica e controllo è lo stesso governo), come lamentarsi se poi qualcuno non
iesce a distinguere tra reddito complessivo, reddito imponibile e reddito netto? Peraltro il tetto a 50 mila euro era fissato per il reddito familiare mentre invece le dichiarazioni dei redditi sono individuali. È troppo facile oggi scaricare tutte le colpe su chi ha incassato il bonus e discolpare un presidente del Consiglio a cui, in quella occasione, premeva innanzitutto la propaganda.
Ma c’è ancora una terza ragione. Il sottosegretario ora dice che quanti hanno percepito del bonus di mille euro senza averne i titoli devono restituirlo. Il rispetto del principio di legalità impedisce a chiunque di sostenere il contrario. Tuttavia ciò che Giorgetti non dice è che il recupero dei mille euro è accompagnato da una sanzione di tremila euro. Il che francamente è una beffa intollerabile. Quantomeno il governo cancelli le sanzioni. Non può cavarsela destinando a “finalità sociali” le somme.
La vera sanzione dovrebbe essere comminata a chi usa il proprio ruolo di governo, non già per amministrare le scarse risorse, ma per carpire il consenso con metodi che tendono all’inganno.

L’Unità 27.07.11

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