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"Un Ministro senza idee e senza sogni", di Franco Frabboni

Di fronte a un governo illiberale, populista e padronale (è il menù
caro al Premier), il Paese/reale – la “gente” – ha inaugurato la stagione della protesta e della ribellione. Al fianco dei partiti di opposizione e dei sindacati confederali, un rumoroso e spazientito
“girotondo” sta denunciando la sprezzante arroganza del Partito della liberà. A partire dai suoi cinici tradimenti sul fronte delle politiche sociali e civili: il lavoro, la casa, la sanità e i servizi alla Persona (alla donna, ai bambini, agli anziani). Anche la scuola, da un triennio, é flagellata dai venti glaciali della riformicchia/Gelmini (un insieme di spot e di proclami televisivi) che spaccia un’idea di istruzione mille miglia lontana da quella invocata dall’Unione europea: democratica, inclusiva, colta e solidaristica. La sua controriforma strizza l’occhio alla meritocrazia, all’esclusione, al pensiero unico e alla competitività. Con questo bilancio-in-rosso: stampa allievi/Faust costretti a vendere testa e cuore al Mefistofele “aziendale” (via dalla Scuola le conoscenze non-utili all’impresa) e “mediatico” (via dalla Scuola la mente-che-pensa: meglio il pensiero formattato in tv). Di più.
La sua riformicchia (mai transitata in Parlamento) é imposta senza concedere mai forme di dialogo e di confronto con la scuola militante.
Gli studenti e gli insegnanti hanno appreso dai megafoni di Rai/1 e di Mediaset – premendo casualmente il pulsante dei telegiornali di Augusto Minzolini e di Emilio Fede – che stava colpendo a morte la nostra gloriosa Scuola pubblica.

GELMINIANO SARA’ LEI. – Il Ministro viaggia pertanto a occhi chiusi priva della bussola che orienta verso le stelle polari dell’educazione: la Persona e la Cultura. Per questo, si rifugia nella pancia di un cavallo di Troia stracolmo di provvedimenti ad effetto – slogan decerebrati che riversa su un popolo di teledipendenti assuefatti
– che chiama Epocali!
Siamo alla gogna miracolistica della Gelmini. Alla pazza/idea di blindare gli allievi nel banco (in solitudine, in silenzio, immobili) consolati da alcuni specchietti per allodole acchiappacitrulli: il grembiule, il voto in cifre, il cinque in condotta (a chi dissente), la lavagna elettronica, il manuale in rete. Si é detto. Il Ministro sta costringendo la scuola a genuflettersi ai riti pagani delle aziende e delle liturgie televisive.
Contestualmente, impone il bavaglio alla confutazione e al dissenso. Resta l’adorazione coatta del suo totem sconsacrato: una “scuolicchia” posta tra meritocrazia e incultura, tra opzioni antidemocratiche e disvalori, tra saperi/verità e quiz. Sono gli atti impuri diunMinistro che “scippa” al bel/Paese l’originalità e l’aristocraticità dell’abbigliamento scolastico indossato a fine Novecento.

L’Unità/Emilia Romagna 26.07.11