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Crisi, la Germania ci «scarica» e Prodi s'infuria

Si chiude un’altra giornata di fuoco per i titoli di Stato italiani, con lo spread balzato a oltre 330 punti e i tassi decennali in asta ai massimi dal 2000. È il mercato del debito europeo a soffrire: lo spread dei titoli spagnoli ha sfondato i 350 punti, Irlanda e Portogallo viaggiano sopra gli 800, l’euro è sotto 1,43 dollari. Ma l’Italia – che pure si tiene a distanza di sicurezza dai Paesi europei che hanno ricevuto il salvataggio – è al centro dell’attenzione dei mercati.

Sia per le dimensioni ingenti del suo debito pubblico, che ne fanno un ‘bastione’ di difesa della moneta unica. Sia per i timori contingenti riguardanti la stabilità politica del Paese, alimentati dai voci e indiscrezioni. Il risultato: movimenti speculativi e molti investitori che si allontanano, con lo ‘spread’ sul Btp a dieci anni oggi a 337, un soffio dai 350 punti segnati le corse settimane che rappresentano il massimo da quando esiste l’euro. È in questo contesto che si è svolta l’asta sui titoli italiani di stamani, attesissima dopo che ieri il Financial Times ha scritto che Deutsche Bank ha ridotto a meno di un miliardo di euro i titoli di Stato italiani nel suo portafoglio, dagli otto miliardi di poco tempo fa.

Una scelta – ragiona l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi – che «mi ha sconvolto, vuol dire che è la fine di ogni legame di solidarietà». Il Tesoro ha faticato a collocare i quasi otto miliardi di titoli venduti nell’asta di oggi. Ma è riuscito comunque ad avvicinarsi molto alla parte alta del ‘range’ obiettivo compreso fra 5,5 e 8,5 miliardi. Per convincere gli investitori, però, via XX Settembre ha dovuto concedere rendimenti ai massimi dal febbraio 2000 sul Btp settembre 2021: il tasso ha raggiunto un oneroso 5,77% e i 100 milioni di riapertura riservata alle banche hanno ricevuto zero offerte.

Ai massimi dal luglio 2008 il rendimento del nuovo Btp a tre anni (4,8%). Il Cct 2018 indicizzato all’Euribor è salito al 4,65%, il 2015 al 4,58%. Chiara Manenti, analista di Intesa Sanpaolo, parla di un’asta «incoraggiante, con il mercato che ha tenuto in un momento difficile di tutta la periferia». Di parere diverso Alessandrao Giansanti, analista di Ing: «Si può dire che sono riusciti a piazzare i titoli sul mercato ma il trend sta diventando davvero impressionante» e al Tesoro «non possono permettersi questo tipo di rialzi ogni mese».

Di certo l’asta si è svolta fra numerose difficoltà: l’impasse sul debito americano va ancora avanti, e i mercati sono sempre più convinti che sulla Grecia (bocciata ieri anche da Standard & Poor’s che preannuncia un rating ‘default’) il vertice Ue abbia sì fatto un passo avanti, ma non una svolta. Hanno pesato anche le voci, circolate sui mercati e rimbalzate sulle agenzie internazionali, di dimissioni del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che poi nel pomeriggio ha ironizzato: «Mi sono dimesso da inquilino». A sostenere i titoli italiani ha invece contribuito la voce (non confermata né smentita) di acquisti di ‘carta’ italiana e spagnola da parte della Banca centrale europea. Ma le stesse voci erano circolate due settimane fa, e sono state successivamente smentite dai dati pubblicati dall’Eurotower.

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