lavoro

"Quelli che amano il lavoro", di Bruno Ugolini

È uno dei testi che sono stati letti durante un’iniziativa della Cgil «Un treno in marcia per il Lavoro», svoltasi lo scorso aprile in Umbria.
E’ apparso su www.precarietainformata.it.

L’autore, Andrea Panfili lavora presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia e si è ispirato al duo Fazio-Saviano. Eccolo dunque recitare. Sono parole che fanno a pugni con la diffusa immagine del “fannullone” e descrivono insieme la complessità e difficoltà del lavoro, nonché le deficienze della macchina pubblica. :

«Vado via perché devo considerare i pazienti come dei numeri / Resto perché il sorriso di una persona ripaga la fatica di una giornata di lavoro / Vado via perché i carichi di lavoro aumentano di giorno in giorno / Vado via perché gli orari sono sempre più massacranti / vado via perché sento tanto parlare di equipe, ma spesso lavoro da solo / Resto perché so che le mie fatiche ed il mio tempo sono impiegate per aiutare /Vado via perché quando chiedo al Caposala di prendere un giorno di ferie, lui mi risponde che non c’è personale / Vado via perché non voglio una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o/ sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole / Resto perché voglio lavorare secondo scienza e coscienza / Resto perché ai pazienti devono sempre essere garantite la dignità e soprattutto la decisione finale / Vado via perché mi chiamano fannullone / Resto perché io non mi sento fannullone anzi faccio anche i doppi turni / Vado via perché quando finiscono le siringhe da 2 ml ne devo prendere una da 20 ml / Vado via perché mi dicono di risparmiare, ma non lo sanno che le siringhe da 20 ml costano più di quelle da 2 ml? / Vado via perché il ministro Brunetta mi ha bloccato lo stipendio per tre anni / Resto perché io uno stipendio ce l’ho / Resto perché spero che un giorno i pazienti verranno chiamati per nome / Resto perché penso che un giorno riusciremo a costruire delle equipe che lavorino in armonia / Resto perché prima o poi non mancheranno i farmaci, gli aghi, i cateteri, le flebo e soprattutto le siringhe da 2 ml saranno sempre disponibili ».

Sono strofe che potremmo dedicare al ministro Renato Brunetta, il ministro che aveva promesso di piegare l’esercito degli impiegati pubblici, bloccando gli stipendi, licenziando i precari, vietando le elezioni delle rappresentanze sindacali. Il tutto avrebbe dovuto servire a rendere nuova e fiammante la macchina dello Stato. Tutto è rimasto quasi come prima. Quel che va bene, quando va bene, lo si deve a tanti oscuri “servitori dello stato” che come il nostro “poeta” Andrea Panfili vorrebbero andarsene, ma restano a compiere con dedizione il proprio quotidiano dovere. Chi se ne andrà, prima o poi, è probabile che sia il ministro Brunetta.

http://ugolini.blogspot.com da www.unita.it