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"Strage di Bologna: necessario far emergere tutta la verità". La lettera di Pier Luigi Bersani ai familiari delle vittime

In occasione del 31° anniversario della strage di Bologna il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, ha inviato oggi un messaggio al Presidente Associazione delle Vittime della Strage di Bologna del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi.

“Caro Bolognesi,
il fatto che siano trascorsi 31 anni non può cancellare la necessità di impegnarsi per far emergere tutta la verità sulla strage di Bologna. Nessuno di noi – ha scritto Bersani – potrà mai dimenticare quella mattina del 2 agosto del 1980, quando, alle 10 e 25, scoppiò una bomba nella stazione ferroviaria, provocando la morte e il ferimento di tanti innocenti.
Dopo tanti anni di indagini e di depistaggi, oggi vi sono sentenze della magistratura, ma cosa ci sia stato davvero alle spalle di quell’attentato vile e sanguinario ancora non è chiaro. Voglio garantire il nostro impegno perché vi sia una risposta. Una società civile non può accettare l’umiliazione di vedere offuscata dal segreto di Stato la ricostruzione di una vicenda così importante nella propria storia recente.
Di sicuro – ha proseguito Bersani – in quegli anni vi furono passaggi drammatici per il nostro Paese, che potevano forse preludere ad un cambio di regime. Per questa ragione è fondamentale andare a vedere come furono mossi i fili. Oggi possiamo dire che la democrazia italiana ha resistito, ma a quale prezzo! E’ terribile sapere che sotto ci sia il sangue di molti innocenti.
Altrettanto importante – ha scritto il segretario del Pd – è fare in modo che le vittime e i familiari ottengano ciò che è stato previsto per legge dal punto di vista previdenziale. Su questo argomento vi è il nostro impegno a portare fino in fondo le iniziative politiche e parlamentari già prese perché il governo dia finalmente attuazione alle norme approvate nel 2004.
La strage di Bologna, a 31 anni di distanza, ci ammonisce ancora a ricordare – ha concluso Bersani – che una democrazia, la nostra democrazia, può sempre ammalarsi e che bisogna restare all’erta, sorvegliare e non stancarsi di mettere impegno nel fare in modo che lo Stato continui a cercare la verità; le cittadine e i cittadini italiani, e prima di ogni altro i familiari delle vittime, ne hanno diritto”.

da www.partitodemocratico.it

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“Perchè Bologna non va dimenticata”, di Miguel Gotor

Sono trascorsi trentuno anni dalla strage di Bologna. Per ricordare le vittime è stato inaugurato ieri, nel parco di Villa Toschi, un monumento dedicato ai sette bambini morti nell´attentato, il più grave della storia repubblicana: Angela Fresu (3 anni), Luca Mauri (6), Sonia Burri (7), Manuela Gallon (11), Kai Mader (8), Eckhardt Mader (14) e Cesare Francesco Diomede Fresa (14). Tante storie piccole e anonime polverizzate da una mano assassina; un insieme di traiettorie possibili divenute all´improvviso un futuro negato. Non per una tragica fatalità, come sarebbe più comodo pensare, ma perché in Italia nel 1980 c´era chi faceva politica mettendo le bombe allo scopo di uccidere dei cittadini inermi.
La stazione di Bologna è uno snodo ferroviario tra i più importanti in Italia e tanti viaggiatori in questi anni hanno sostato, almeno una volta, davanti a uno squarcio nel muro, una ferita di marmo, che ricorda il luogo in cui fu lasciata la bomba. Una lapide riporta l´elenco degli 85 morti e il nome di Angela Fresu, la più piccola delle vittime, con accanto gli anni scolpiti a una sola cifra, si distingue dagli altri, obbligando inevitabilmente il passeggero frettoloso a interrogarsi sul senso del nostro viaggio, come un´ombra che passa improvvisa tra un treno e l´altro.
Per l´attentato sono stati condannati i tre terroristi neofascisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, che continuano a professarsi innocenti. Se i mandanti restano ancora oscuri, sono stati però individuati i responsabili di alcuni depistaggi: il piduista Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza e i membri dei servizi segreti Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Per questa ragione l´attentato di Bologna costituisce un´anomalia nella storia dello stragismo italiano: l´unico caso in cui la magistratura è riuscita a stabilire una verità giudiziaria non limitata alla manovalanza. L´azione di depistaggio aveva l´obiettivo di accreditare una pista internazionale che distogliesse gli inquirenti dalla realtà italiana e di affermare l´idea presso la pubblica opinione che quella sentenza fosse il prodotto di una cospirazione delle cosiddette «Toghe rosse».
Continuare a ricordare la strage di Bologna non significa solo omaggiare quelle vittime innocenti, ma anche non dimenticare tali azioni di depistaggio ordite da quanti hanno avvelenato la fragile democrazia italiana per favorire una stabilizzazione conservatrice del quadro politico. Per questo motivo è molto grave che, per il secondo anno consecutivo, alla cerimonia non parteciperà alcun ministro della Repubblica. Il governo non c´è per indifferenza civile e per imbarazzo politico: il 2 agosto è una giornata dedicata al ricordo, ma questo governo preferisce l´oblio. Si tratta di uno sgradevole atto di insensibilità istituzionale che, secondo il presidente della Associazione familiari Paolo Bolognesi, avrebbe un significato ritorsivo: i ministri eviterebbero la cerimonia non per paura dei fischi, che dovrebbero comunque avere il coraggio e la dignità di affrontare nel caso ci fossero, o, come hanno sostenuto, per evitare strumentalizzazioni politiche, ma perché «i familiari delle vittime hanno parlato molto di mandanti e di P2», la loggia segreta coinvolta nei depistaggi alla quale anche il presidente del Consiglio era iscritto.
Oggi Angela Fresu avrebbe 34 anni, sarebbe potuta essere mille cose e invece non ha fatto in tempo a diventare nulla se non un´innocenza caduta in una voragine mostruosa. Non è morta per il valore delle sue idee e per i propri atti responsabili e dunque non ha neppure l´esile privilegio di questa consolazione. Ci ricorda, però, le infinite possibilità contenute in ogni vita, la speranza che le è stata negata. Di sua madre Maria non è rimasto nulla, il corpo incenerito dalla bomba: nulla se non una poesia di Andrea Zanzotto che ancora aiuta a non dimenticare quel corpo e lo trasforma nel simbolo di un´altra Italia che lotta contro la smemoratezza e l´inciviltà: «E il nome di Maria Fresu/ continua a scoppiare/ all´ora dei pranzi/in ogni casseruola/ in ogni pentola/in ogni boccone/ in ogni/rutto – scoppiato e disseminato –/in milioni di/dimenticanze, di comi, bburp».

da La Repubblica

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Strage di Bologna: «Se non c’è dovere nel rispetto», di Virginio Merola*

Verità e giustizia. Sono passati 31 anni da quel 2 agosto del 1980 quando una bomba uccise 85 persone e ne ferì 200. La follia del terrorismo ha colpito duramente la nostra città versando sangue innocente, ma la nostra comunità ha saputo rispondere con compostezza, chiedendo sempre e solo di conoscere la verità e quindi che la giustizia facesse il suo corso. Un rifiuto del terrorismo in ogni sua forma e di qualsiasi matrice politica esso sia. È per questo che oggi rinnoviamo il nostro cordoglio al popolo norvegese per i recenti fatti di Oslo, e ricordiamo le stragi di Londra, Madrid e New York.

E torniamo a ricordare che la comunità bolognese ha sempre pagato un alto tributo di sangue: i treni, la strage alla stazione, la battaglia aerea sopra i cieli di Ustica, le stragi della Uno Bianca e l’uccisione del professor Marco Biagi da parte delle Brigate Rosse. Questa città si ritrova e come nel giorno della strage si rende attiva, reagisce con la presenza dei giovani, ognuno torna a raccontare dove era quel giorno e quel che ha potuto fare. È una staffetta di impegno nel ricordo e di dovere di solidarietà alle vittime che appartiene al nostro modo ormai di sentirci cittadini di Bologna. Sono felice che oggi l’amico Michele Emiliano, sindaco di Bari, abbia deciso di venire a Bologna per portare il saluto della sua comunità, anch’essa tristemente colpita nella strage alla stazione, testimoniando così quanto due città, distanti geograficamente, possano stringersi in un giorno così doloroso.

La solidarietà e la ricerca di verità e giustizia saranno alla base del gemellaggio tra le nostre due città che oggi qui ratifichiamo. Il terrorismo è un nemico che dev’essere sconfitto, partendo dalla cultura e dai più giovani. Perché il modo migliore per non dimenticare è fare sì che anche chi non ha vissuto quei tristi anni sappia cos’è accaduto, per evitare, in futuro, che si ripeta. E mentre noi tutti siamo impegnati a ricordare e rilanciare l’importanza dei valori che stanno alla base della democrazia, dispiace da un verso e indigna dall’altro, che il governo sia assente a questa celebrazione. Si possono anche non avere risposte nuove, ma non si può mancare di rispetto ai familiari e alla nostra città. Del resto si trattava di parlare nella sede del Consiglio Comunale rivolgendosi direttamente alle persone che hanno perso i loro cari. Si possono non avere risposte, ma si deve avere il coraggio delle proprie responsabilità.

È vero che negli anni passati i fischi hanno spesso accompagnato i discorsi dei rappresentanti del governo, nonostante la richiesta in primis del presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, di evitare contestazioni. Ma i membri di un governo nazionale devono saper guardare oltre le contestazioni per onorare nel modo migliore gli 85 morti, i 200 feriti e i familiari delle vittime di questa strage.

* Sindaco di Bologna

da www.unita.it