politica italiana

"Agosto, paese mio non ti conosco", di Adriano Prosperi

AGOSTO, chiuso per ferie. “Nella Roma deserta di un Ferragosto qualunque”: così cominciava il film di Dino Risi, Il sorpasso. Si era nel 1962: città deserte, spiagge stracolme, milioni di italiani al volante e code interminabili sulle strade delle vacanze. Le ferie di Augusto non furono mai festeggiate con più entusiasmo. Una stagione oggi remotissima che più non si potrebbe. Quest´anno un fatto è certo ed evidente: non si chiude più, le città non sono più deserte, nei giorni da “bollino nero” c´è posto senza problemi in autostrade. Gli italiani stringono la cinghia, restano a casa.
Guardano le notizie sull´andamento della Borsa non da investitori ma da investiti; la Borsa è per loro come il cielo che i loro antenati contadini scrutavano per timore delle grandinate sui raccolti. Al posto dell´Italia del sorpasso c´è un´Italia sorpassata ogni giorno da nuovi concorrenti nelle statistiche della crescita e della produttività, della salute economica e sociale. Viviamo giorni di grande preoccupazione. C´è la sensazione diffusa che questo sarà un mese importante, decisivo per il Paese.
Il presidente della Repubblica ha come al solito bene inteso e interpretato questo stato d´animo generale e ha risposto dando un segno inequivocabile. «C´è bisogno di un impegno di coesione nazionale per affrontare e superare le difficili prove che sono all´ordine del giorno», ha detto. Ha chiesto uno scatto, ha invitato a reagire d´impulso, per istinto di sopravvivenza.
Ma l´istinto che è scattato sembra essere piuttosto una specie di riflesso pavloviano, un ricordo irriflesso degli anni folli del sorpasso. Non si spiega altrimenti l´unanime, tranquilla decisione collettiva dei capigruppo della Camera dei deputati di chiudere per agosto e di andare in vacanza fino al 12 settembre. C´è stato, invero, un pentimento tardivo: a decisione presa e ratificata è stata fatta la proposta di rientrare prima, il 5 settembre. Niente più di una commedia per salvare la faccia; qualcuno ha percepito forse quanto questa decisione fosse impresentabile agli occhi di un´opinione pubblica inquieta e allarmata in un momento drammatico della vita del Paese. Tra scandali e inchieste e conti in tasca, mai l´indice di gradimento è stato così basso per i palazzi romani e per i signori del Parlamento: e anche di questo umore si è nutrita l´iniziativa dei ministeri a Monza, di per sé così ridicola.
Oggi è di moda levare gli scudi contro l´antipolitica, come se fosse lo strano virus di un´epidemia da scongiurare: no, non è un rifiuto della politica, è solo il rifiuto di “questa” politica. Quello che urge nel Paese è proprio una domanda di politica come assunzione franca e consapevole delle responsabilità di governo, come senso della dignità, dell´onore e dell´onere di chi, eletto come rappresentante del popolo, dovrebbe trasmettere ai cittadini la sensazione che nella Roma capitale d´Italia c´è chi resta al suo posto perché il momento è grave.
Il Parlamento dovrebbe essere il nostro tempio di Giano che in tempo di guerra non chiudeva le porte. Oggi c´è una guerra invisibile, insidiosa, che si combatte con le armi della finanza ma che si può vincere, solo che la fiducia del Paese torni a crescere. Forse è in previsione di quei tristi momenti finali e pensando all´anima che 170 deputati e senatori faranno un pellegrinaggio in Terrasanta dal 3 al 9 settembre. Settembre andiamo, dunque: è tempo di pellegrinaggi. Intorno a quel viaggio, a chi ci va, a chi paga le spese, si è svolto un siparietto assai edificante. E va dato atto all´onorevole Lupi che l´organizza di essersi dichiarato disposto ad anticipare il pellegrinaggio se il Parlamento dovesse anticipare l´apertura. Le sorti del Paese saranno certamente ricordate nelle preghiere dei pellegrini. Ma come starà a settembre il Paese non possiamo saperlo. Agosto, Paese mio non ti conosco.

da La Repubblica

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