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"Il Governo diverso che serve all'Italia", di Giovanni Valentini

Non poteva durare più di qualche ora l´ennesimo bluff mediatico inscenato da Silvio Berlusconi con il discorso in Parlamento sulla politica economica. E infatti è stato subito messo allo scoperto dalla conferenza-stampa convocata ieri sera in tutta fretta dallo stesso presidente del Consiglio insieme al ministro Tremonti, nel disperato tentativo di placare il fermento dei mercati internazionali contro il nostro Paese. L´impasto di delusione, frustrazione e sarcasmo prodotto nei giorni scorsi dall´ultimo show del “grande comunicatore” dimostra definitivamente che oggi la gran parte degli italiani non si riconosce più nel carisma di un leader ridotto al rango di capocomico.
Di fronte alla gravità della situazione economica, ripetutamente negata e occultata a dispetto della crisi globale, l´impotenza e l´incapacità di questo governo-fantasma risaltano ormai agli occhi di tutti: dalla Confindustria alle banche e ai sindacati. La sua inadeguatezza appare sempre più chiara e manifesta, sebbene l´informazione di regime – con in testa il Tg Uno, i giornali e i telegiornali domestici – si ostini a fornire quotidianamente agli italiani una rappresentazione falsa, distorta e rassicurante.
È questa la “fabbrica del consenso” su cui ancora si regge la residua legittimità di una maggioranza parlamentare che, in forza della legge elettorale in vigore, non è mai stata in realtà maggioranza nel Paese. E a causa di un trasformismo consumato all´insegna del più bieco mercimonio, non lo è più – a ben vedere – nemmeno alle Camere.
Sarà pur vero allora che “i governi non li scelgono i mercati”, come protesta orgogliosamente Angelino Alfano nel suo debutto a Montecitorio da segretario del Pdl, anche se a pochi giorni di distanza viene smentito dal tandem Berlusconi-Tremonti costretti ad anticipare gli effetti della manovra proprio per rassicurare i mercati. Ma il fatto è che questo governo dei cosiddetti “responsabili” non l´hanno scelto neppure gli elettori italiani, non avendo scelto né i parlamentari che dovrebbero rappresentarli né tantomeno uno schieramento di maggioranza artificioso e posticcio come quello formalmente in carica.
Quale governo, dunque, occorrerebbe all´Italia in un frangente così delicato e complesso? Diciamo un governo d´emergenza, istituzionale, di salute pubblica, capace di guidare il Paese fuori dalla crisi e magari verso la ripresa. Un governo diverso, in grado di rappresentare effettivamente le aspettative di una larga maggioranza dei cittadini e di riscuotere possibilmente anche la fiducia dei mercati internazionali.
È per questo che le opposizioni, dal Partito democratico all´Italia dei valori, reclamano a gran voce le elezioni. Ed è per questo che il leader dell´Udc, Pierferdinando Casini, propone un governo di unità nazionale per fronteggiare la crisi, sull´esempio della Germania che infatti la crisi l´ha risolta e superata. Un governo di transizione, insomma, per mettere sotto controllo i conti pubblici, riformare la legge elettorale e tornare quindi alla fisiologia delle urne.
Eppure, nel tourbillon mediatico di questo periodo convulso, c´è ancora chi agita e demonizza lo spettro del “governo dei tecnici”, come l´esimio professor Angelo Panebianco in un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera lunedì scorso. Con l´intento di criticare chi critica il governo Berlusconi, in ragione di una pretesa neutralità, si finisce così per difenderlo. E per difendere il governo-fantasma, si rischia fatalmente di danneggiare l´interesse nazionale.
In realtà, lo spauracchio polemico serve più che altro per esorcizzare la fine dell´era berlusconiana. Ma sono proprio gli argomenti usati contro il “governo dei tecnici” a deporre a favore di una soluzione alternativa nel segno dell´emergenza.
Quando si afferma che “i politici sono vincolati agli elettori da un rapporto di rappresentanza”, nell´Italia di oggi si dice un´evidente falsità. Non solo perché i parlamentari in carica, come tutti sanno, sono stati nominati dai vertici dei rispettivi partiti e non eletti dai cittadini. Ma anche perché molti di loro, a cominciare proprio dal commando dei “responsabili” che al momento assicurano la sopravvivenza di questo governo, il vincolo con i propri elettori l´hanno palesemente tradito.
Se occorrono misure impopolari per evitare il peggio, occorre una larga maggioranza trasversale in grado di assumerle. Meglio i “competenti”, allora, degli incompetenti: cioè uomini esperti, capaci e possibilmente onesti. Non c´è bisogno di aspettare che l´Italia precipiti in “una crisi di tipo greco”, come arriva a ipotizzare lo stesso Panebianco, per correre ai ripari e cercare i rimedi.

da La Repubblica