cultura

"Paolo Ruffini lascia RaiTre e firma l´accordo con La7", di Silvia Fumarola

La tv pubblica perde pezzi. Fazio: gravissimo. Il direttore della terza rete che aveva difeso Gabanelli Saviano e Dandini si è dimesso. L´allarme di Floris e dei politici dalla mattinata di ieri: “Se va via un regalo a Berlusconi”

È in un palazzo quasi deserto, prima del weekend, che il direttore di RaiTre Paolo Ruffini dà il suo addio alla tv pubblica. Dopo giorni di riflessioni, polemiche, l´offerta di passare a La7, la decisione è presa. Ruffini è andato dal direttore generale della Rai Lorenza Lei a rassegnare le dimissioni: il futuro sarà nella rete di Lerner e Mentana. L´accordo è raggiunto, c´è la firma. Si chiude un´era per il servizio pubblico (Ruffini era alla guida di RaiTre dal 2002); il terzo polo, con il suo arrivo come direttore a La 7 diventa realtà. Per il servizio pubblico l´ennesimo smacco, la rete con il pubblico più fedele è in alto mare. Ora si aprirà la guerra per la successione. Se a Viale Mazzini avessero coraggio, e non c´è ombra di coraggio nelle scelte finora operate, l´unico candidato potrebbe essere Carlo Freccero.
Che Ruffini fosse stanco, esasperato «dopo aver fatto muro, resistito a tutte le pressioni possibili» dicono i collaboratori, lo sapevano tutti. Mercoledì aveva incontrato il direttore generale Lei, ieri si erano rincorse ulteriori voci: la firma con La7, la stretta finale, era a un passo. A lanciare l´allarme già dalla mattinata erano stati Giovanni Floris e Fabio Fazio. «Ruffini ha contribuito nettamente al successo della Rai, non lo lascerei mai andare alla concorrenza, farebbe diventare ancora più forte una rete che già aggredisce il mercato, la Rai perderebbe una delle sue migliori risorse» spiegava il conduttore di Ballarò «È assurdo se lo lasciano scappare. Assurdo, incredibile e autolesionista». Fazio chiedeva un´alzata di scudi, un´assuzione di responsabilità: «Bisogna fare di tutto per trattenere Ruffini. Nessuno ha la vocazione al martirio, ha dell´incredibile il fatto che, invece di valutare le professionalità e di metterle nelle condizioni migliori per lavorare, le si esasperi spingendole ad andar via. È gravissimo». «Uno smacco al servizio pubblico, un regalo a Berlusconi» per Claudio Fava (Sel), Pancho Pardi (Idv) chiedeva all´azienda di trattenerlo. «L´eventuale uscita di Ruffini, come già accaduto per Michele Santoro» per il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti e il senatore Pd Vincenzo Vita «sarà il frutto di una provocatoria, insistente campagna di mobbing».
«L´eventuale uscita» è una realtà. Alla prospettiva di un altro anno in salita, dopo la battaglia per i contratti di Fazio, Dandini, Gabanelli, Ruffini sceglie di ricominciare altrove. Approdato in Rai nel ´96 come direttore del Giornale Radio, era diventato direttore di RaiTre nel 2002 e sollevato dal suo incarico nel novembre del 2009 dal Cda, quindi reintegrato nel giugno del 2010. La Rai fa ricorso: dopo una battaglia legale, a luglio, i giudici confermano la sentenza riconoscendo che è stato discriminato. Una vittoria («Sapevo di avere ragione») che non gli risparmia amarezze e attacchi da parte del centrodestra. RaiTre ha un pubblico «pregiato» per dirla col lessico dei publicitari, ma i nove milioni di Vieni via con me non bastano per confermare il programma in palinsesto, una follia. Con Ruffini nascono, tra gli altri, Ballarò, Che tempo che fa, In ½ ora, W l´Italia, Parla con me; porta Blu notte e Report in prima serata. «Contano la qualità e il rispetto del pubblico» ripete. Valori che in Rai sembrano andati perduti.

da La Repubblica

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«Bufera sull´addio di Ruffini, “Rai più debole”», di Silvia Fumarola
Zavoli attacca. Garimberti: la politica liberi l´azienda. In pole c´è l´Ammirati. Mentana: come me pensa che si possa stare meglio fuori da viale Mazzini. L´ad de La 7 Stella brinda: ottimo acquisto, dovrà rinvigorire il palinsesto

ROMA – «Con il venir meno del contributo di Paolo Ruffini ai valori del servizio pubblico la Rai non rinuncia solo a un dirigente di prestigio, ma s´indebolisce nel suo complesso». Il presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai Sergio Zavoli non nasconde la preoccupazione, c´è un clima da day after a Viale Mazzini: l´azienda esprime «rammarico» per l´uscita di Ruffini, che dal 10 ottobre diventa il nuovo direttore di La7, lasciando un vuoto e una scia di polemiche politiche. Ma di politica non vuol sentire parlare il presidente della Rai Paolo Garimberti: «Ho parlato a lungo con Paolo e gli ho detto che poteva stare tranquillo perché – contrariamente a quanto è stato scritto – non c´era alcuna intenzione di sostituirlo. Questo per chiarire che la politica non è stata determinante nell´uscita di Ruffini e per mettere fine a troppe interpretazioni maliziose». È convinto che siano state le condizioni di mercato a decidere le sorti del direttore di RaiTre, ma è lo stesso Garimberti a spiegare come la Rai sia costretta a combattere con le mani legate: «È ora che la politica lasci libera l´azienda, per fare in modo che abbia ciò che le è dovuto in termini di risorse e la metta in condizione di operare come una vera società per azioni».
La7 si rafforza sul mercato, è un´avversaria agguerrita e temibile, l´amministratore delegato di Telecom Italia Media Stella brinda: «Ruffini è un ottimo acquisto, speriamo che lavori per noi bene come ha lavorato alla Rai. Dovrà rinvigorire il palinsesto». Il totonomine, anche se si dovrà aspettare il Cda del 7 settembre per sapere il successore di Ruffini, impazza. Carlo Freccero (oggi a Rai4), sarebbe per molti il candidato ideale, come Giovanni Floris. In pole position c´è Maria Pia Ammirati, attuale vice direttore di RaiUno oltre che presidente del Comitato Pari Opportunità a viale Mazzini (non sarebbe strano se il direttore generale Lorenza Lei pensasse a una donna). Lucia Annunziata, chiamata in causa, fa sapere che non le interessa; circolano i nomi di Massimo Gramellini, vice direttore della Stampa e Andrea Vianello, conduttore di “Agorà” ma sono stati tirati in ballo anche i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten (che definisce «una stupidaggine» la voce sul suo conto) e chiede di chiudere i contratti con Dandini e Gabanelli. Sarà un mese cruciale, Ruffini resterà al suo posto fino a settembre.
L´opposizione attacca: «Sarà anche una scelta personale ma l´addio di Ruffini alla Rai dovrebbe far riflettere su questi anni tristi di mobbing, censure e liste di proscrizione» dice Fabrizio Morri capogruppo Pd in commissione di vigilanza. Per Carlo Verna, segretario Usigrai «sgomenta una Rai che non reagisce». «Non abbiamo mai condiviso una comune visione del servizio pubblico» ammette Antonio Verro «tuttavia, come consigliere Rai mi preoccupa la sua nomina a direttore di un concorrente come La7». «Assistiamo all´epilogo di una vicenda il cui mandante era stato già rivelato dalle intercettazioni di Trani – spiega Rizzo Nervo -. Pur di perdere Ruffini si è accettato che andasse a dirigere la rete che è la più temibile concorrente di RaiTre». «Vince il metodo Bisignani» commenta il portavoce dell´Idv Leoluca Orlando «Da quando è arrivato il nuovo direttore generale è un continuo “vieni via con Lei”. La Rai ha perso tutti i pezzi migliori che hanno avuto la colpa di non essersi piegati alle logiche di potere berlusconiane». I deputati Beppe Giulietti e Vincenzo Vita si augurano che «vada a RaiTre chi saprà difendere l´azienda dagli assalti delle logge di turno». «Quelle della Rai sono lacrime di coccodrillo – sottolinea Pancho Pardi (Idv) -. Dove aveva fallito Masi sta riuscendo Lorenza Lei, più pericolosa perché conosce i meccanismi dell´azienda che dirige: in due mesi ha chiuso due colpi, Santoro e Ruffini. Siamo sicuri che non è finita qui».

da la Repubblica del 7 agosto 2011