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"Ricerca e istruzione: solo così si uscirà dalla crisi", di Francesca Puglisi*

Lo dice Europa 2020: per battere la crisi e tornare a crescere dobbiamo investire in istruzione. Occorre promuovere una crescita inclusiva che non lasci indietro nessuno. La Germania ha riunificato il Paese grazie a imponenti investimenti in asili, scuola e università. Paesi emergenti come Brasile e India stanno riducendo il gap investendo in istruzione. Obama nel tempo della crisi che morde, con il “No Child Left Behind Act” ha deciso di investire nella formazione degli insegnanti per alzare i livelli di apprendimento e contrastare l’abbandono scolastico, per far sì che nessun bambino americano sia lasciato indietro. Il nostro è l’unico Paese dove il governo scrive con chiarezza nel Def che il già magrissimo investimento del 4,2% del Pil, che rende l’Italia fanalino di coda tra i Paesi Ocse (dietro di noi c’è rimasta la Slovacchia, davanti a noi persino l’Estonia), continuerà a scendere fino al 3,4% del Pil nel 2025. La mannaia che si è abbattuta sulla scuola e sui bilanci degli enti locali nel triennio berlusconiano aggravata dall’ultima manovra, avrà un costo sociale e democratico immenso. Abbandonare oggi i più svantaggiati, significa una spesa enorme domani per tentare di includerli con risultati incerti. Il costo dell’educazione negata a troppi bambini e bambine tra 0 e 6 anni, non verrà ma più recuperata nella vita. L’assenza di scuole tecniche e professionali di qualità verrà pagato dalle nostre aziende. Lo scempio compiuto ai danni della scuola pubblica rappresenta il disegno politico del governo contenuto nella manovra stessa: un Paese diviso tra ricchi e poveri. Come scrive Vertecchi, mentre in Europa si incrementa il tempo scuola da noi si fa il contrario. Mentre si fa un po’ di scenografia con le Lim, si distrugge il tempo pieno, si sbarrano porte e portoni delle scuole alle 12.30, si torna ai grembiulini e ai 5 in condotta, si sottraggono gli insegnanti con le competenze necessarie per l’insegnamento dell’Inglese. Il Pd si è opposto con tenacia a questo disegno, in Parlamento e nel Paese. Continueremo a farlo con le nostre proposte alternative a una manovra che uccide, insieme alla crescita, il sogno contenuto nella nostra Costituzione che vede nella scuola pubblica l’ascensore sociale del Paese, l’unico strumento di uguaglianza e libertà, dove «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi devono poter raggiungere i più alti gradi di istruzione». Per promuovere nuova crescita, occorre invertire il segno e investire nell’istruzione e nella ricerca. Il Pd ha proposte serie e sa come intervenire. Sono proposte condivise con tutti gli attori della scuola e poi votate all’assemblea nazionale di Varese. Continueremo a discuterle alla Festa Nazionale della scuola a Modena dal 25 agosto al 19 settembre. Per salvare l’Italia dobbiamo andare avanti insieme con coraggio.

*responsabile Scuola del PD

L’Unità 11.08.11