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"Assunzioni a rischio e caos graduatorie. Altro colpo alla scuola", di Mariagrazia Gerina

Immissioni in ruolo incerte nei prossimi anni. Cgil: presto mobilitazione. In 30mila conquistano la cattedra, ma la «pagano» con stipendi ridotti. Dovevano essere, almeno per una parte degli oltre 230mila precari iscritti nelle graduatorie dei docenti abilitati, la fine del tunnel, e invece le 66.800 assunzioni decise dal governo, di cui solo 30.308 sono per i docenti, il resto per il personale tecnico amministrativo, si sono già trasformate nell’ennesima, crudele, lotteria. A restare fuori, per effetto dei tagli che si sono mangiati circa 140mila posti di lavoro in tre anni (89mila solo tra gli insegnanti), saranno comunque troppi. E per loro non c’è nessuna certezza, visto che le assunzioni previste per i prossimi due anni sono subordinate alle decisioni draconiane che il governo vorrà prendere sul pubblico impiego. I “fortunati”, invece, che rientreranno nella tranche di quest’anno, calcolata sui posti vacanti al netto dei tagli decisi negli scorsi anni, pagheranno comunque l’assunzione una diminuzione del salario e dei diritti, dal momento che (per effetto dell’accordo, che la Cgil ha rifiutato di siglare) il primo scatto di anzianità lo vedranno dopo otto anni, invece che dopo tre e perderanno così in busta paga dai 43 ai 48 euro al mese. Ammesso però che il caos delle doppie graduatorie, da cui il Ministero, su diktat della Lega, ha deciso che si attinga, non finisca per bloccare tutto. Si capisce che l’attesa tra gli aspiranti docenti a tempo indeterminato, sia tutt’altro che serena. «Se non mi assumeranno quello che verrà per me sarà il settimo anno di precariato», racconta, tanto per dare un’idea del paese reale, Miriam Petruzzelli,35 anni, che fa l’insegnante di sostegno a Milano, dove si è trasferita 8 anni fa, da Bari. La sua è una storia esemplare, per tante ragioni. Per esempio, perché a settembre scorso Miriam poteva scegliere un incarico annuale fino al 31 agosto e invece ha preferito accettare un incarico fino al 30 giugno, rinunciando a due mesi di stipendio, a 1300 euro al mese, per non abbandonare il ragazzino che aveva seguito l’anno precedente. Continuità didattica. La dovrebbe assicurare lo stato. «Ma qui lo stato siamo noi», si schernisce, con una punta d’orgoglio, Miriam, che adesso si ritrova senza neppure i soldi per fare le vacanze. «Sto con i miei a Bari, vacanza low cost». Pazienza, purché poi arrivi almeno l’assunzione. Miriam nella nuova graduatoria, decisa dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime tutte quelle precedenti, è numero 54. Ma la Lega ha voluto che il ministero riesumasse anche l’altra. Quella in cui i precari che (e tra questi molti che al sud, per via dei tagli, hanno perso lavoro) avevano fino a quel momento insegnato in un’altra provincia potevano aggiungersi anche ad altre graduatorie ma solo in coda. Ricorsi, sentenze del Tar e, infine, il pronunciamento della Corte Costituzionale l’avevano messa fuori gioco. La Lega ha preteso che almeno 10mila posti fossero assegnati su quella graduatoria. E però nessuno sa al momento come, se tenendo conto delle sentenze del Tar o meno. Quindi: «Se, come spero, verrò chiamata da tutte e due le graduatorie – ragiona Miriam -, sceglierò la nuova, perché con la vecchia rischio una valanga di ricorsi». Il puntoè che «per trentamila precari assunti, ci sono altrettanti e molti più che continueranno a mandare avanti la scuola con le supplenze», osserva il deputato Pd Giovanni Bachelet: «Vanno ridefiniti gli organici visto che ogni anno circa centomila precari vengono utilizzati per supplenze annuali o fino al termine delle lezioni». Anche Francesca (chiede l’anonimato), che quest’anno compie quarant’anni e da quindici anni fa la maestra precaria a Napoli, spera di essere chiamata. «Ma ho fatto domanda a Parma, perché a Napoli i posti non ci sono». In Campania – spiega – le nuove assunzioni saranno 2600, ma per l’80% saranno destinate a insegnanti di sostegno. «Briciole, visto che invece i tagli, che da noi sono stati particolarmente severi, hanno cancellato 12mila posti di lavoro in tre anni». «Con la macelleria sociale che ha annunciato oggi Tremonti, ci sono tutte le condizioni perché a settembre parta dalla scuola una mobilitazione senza precedenti, che vedrà insieme pubblico impiego, movimenti e studenti », avverte Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil: «Non ho capito perché in questo paese non possono pagare i ricchi attraverso la patrimoniale. Mentre il peso della crisi si scarica tutto sui salari dei lavoratori dipendenti, sulla scuola e sul welfare». Altro che la scuola al riparo dai tagli. Bene le 67mila assunzioni: «Sono il frutto della mobilitazione, ma contrabbandarle in cambio di un peggioramento delle condizioni salariali è inaccettabile», attacca, ricordando che, a queste condizioni, la Cgil si è rifiutata di siglare l’accordo. E ora si prepara alla battaglia d’autunno. Sulle assunzioni future, 29 mila il prossimo anno e quello successivo, per coprire il turn over, non c’è nessuna certezza, denuncia. Dipenderanno da ciò che deciderà il governo sulle pensioni e sul turn over. E anche quelle già decise, tra ricorsi e illegittimità, saranno un terreno caldissimo. «Il ministero – dice Pantaleo – deve dire chiaramente quali dovranno essere i criteri per le immissioni in ruolo, l’impressione è che abbia subito una scelta imposta dalla Lega e che ora voglia scaricare tutto sugli uffici regionali, ma questo non è possibile».

L’Unità 12.08.11

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