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"Comuni uniti nella battaglia il premier si faccia da parte serve un governo tecnico", di Oriana Liso

È la prima volta che le proposte alternative fatte da sindacati, Confindustria, Confcommercio e Anci vengono completamente ignorate. Il premier non può dire che questa crisi era imprevedibile. Lo era, solo che lui l´ha negata ostinatamente. Ma ora non può gestirla chi non l´ha saputa affrontare. Occorre una protesta forte, ma anche una proposta. E io ci sarò Tra i sindaci c´è compattezza su questi temi, al di là degli schieramenti
«Non è accettabile che un presidente del Consiglio si presenti agli italiani definendo questa situazione come imprevedibile. La crisi era prevedibile e prevista, solo che il premier l´ha negata ostinatamente fino a due giorni fa. Per questo è arrivato il momento che Silvio Berlusconi vada in pensione. Non può gestire una crisi di queste dimensioni chi non l´ha saputa affrontare a tempo debito. Chi, anzi, l´ha negata per due anni». Giuliano Pisapia, sindaco di Milano da poco più di due mesi, è all´estero da una settimana. E nota, con dispiacere: «Mi sono vergognato, parlando con tanta gente, non di essere italiano, ma di essere associato a un premier noto fuori dall´Italia esclusivamente per il “bunga bunga”».
Sindaco Pisapia, lei dice: Berlusconi vada a casa. Ma bisogna pensare al dopo. Chi potrebbe e dovrebbe prendere il suo posto?
«Si dovrebbe costituire un gruppo di esperti – indicati dalle forze sociali, politiche e istituzionali – che si prendano la responsabilità di mettere in atto una manovra efficace, equa, che attui gli interventi necessari, ne studi altri che servano da volano per l´economia, cancelli quelli sbagliati e demagogici annunciati dal governo».
Quindi, un governo tecnico.
«Sì, formato da persone che abbiano capacità e esperienza in campo economico. Oltre a una credibilità a livello internazionale che ci porti fuori da questo commissariamento che, di fatto, stiamo vivendo da parte dell´Europa. Su chi scegliere, confido nella saggezza del presidente Napolitano, è una garanzia per tutti. Solo chi non ha interessi in gioco – tipo quello di tutelare le posizioni delle forze che rappresenta o di raccogliere consenso in vista di future elezioni – può essere la persona giusta per guidare il Paese fuori dalla crisi».
Su queste pagine il sindaco di Torino Fassino ha detto che l´unica risposta possibile a questa manovra è la protesta. Concorda?
«Di certo è necessaria, anche se dovrà essere seguita immediatamente da una proposta. Perché questa è la prima volta, da molto tempo, che le proposte alternative alle misure disegnate dal governo, fatte da sindacati, Confindustria, Confcommercio assieme, come anche dall´Anci, vengono completamente ignorate. Serve una protesta forte, che non può e non deve rimanere fine a se stessa. Qui si tratta di sostenere il rilancio dell´economia e di salvare i servizi per i cittadini, e la manovra annunciata non fa in alcun modo né l´una né l´altra cosa».
Milano – e quindi lei, come sindaco – potrebbe essere protagonista di questa battaglia?
«Certo, io ci sarò. Tra i Comuni c´è forte unità su questi temi, al di là di ogni schieramento di partito. Milano, ora, non è più guidata da una giunta formata da Pdl e Lega che non ha mai protestato per i tagli che Roma imponeva. Ovviamente più saremo, e più saremo compatti, maggiore sarà la possibilità di cambiare un progetto che non piace anche ad amministratori di centrodestra».
Lei dice: protesta e proposta. Allora quali potrebbero essere le modifiche alla manovra?
«Per esempio diminuire i posti nei cda delle ex municipalizzate, come stiamo facendo a Milano, vendere immobili pubblici abbandonati, superare il bicameralismo. Valgono più queste cose che alcune di quelle annunciate».
Due settimane fa avete deciso l´introduzione dell´addizionale Irpef e il rincaro dei biglietti del tram per fronteggiare il buco di bilancio della precedente giunta. Come farete se, come stimato, ci saranno minori trasferimenti per altri 100 milioni?
«Farò tutto il possibile per non toccare i servizi essenziali, che certo sono a rischio, con queste cifre. Ragioneremo sulle cartolarizzazioni, sulla cessione di quote di minoranza di partecipate non strategiche. Certo, questo non è il momento migliore per vendere: quindi mi auguro che anche le banche capiscano la situazione e accettino di stringere un patto per la città».
Milano deve pensare anche ad Expo. Come si farà?
«Io non so quali siano i conti della Regione, ma posso dire già ora che per il Comune c´è il rischio reale di non avere i fondi per onorare la nostra quota di partecipazione. Dieci giorni fa il centrodestra ci aveva accusato di inutile allarmismo, perché avevamo denunciato che il governo nicchiava sulla sua quota per la realizzazione della metropolitana: ora i fatti ci danno ragione».
C´è il rischio che Expo salti?
«Il ministro Tremonti – che non è meno responsabile di Berlusconi della negazione della crisi – in campagna elettorale aveva coniato lo slogan: Pisapia l´Expo si porta via. A guardare i fatti, mi sembra che siano loro a mettere in forse la realizzazione di un evento che dovrebbe segnare il rilancio dell´economia del Paese. Da parte mia, sto facendo tutto il necessario perché l´Expo si svolga e sia un grande successo e una grande occasione».

La Repubblica 14.08.11