attualità, lavoro

"La crisi non va in ferie. La mappa delle vertenze", di Giuseppe Vespo

“Termini: Governo invita Regione per fare il punto su Short list”. Sembra una notizia di due anni fa, invece è l’ultimo aggiornamento della pagina web dedicata alle vertenze aperte al ministero dello Sviluppo economico. L’annuncio della chiusura della fabbrica siciliana della Fiat è del 2008. Nello stesso anno al ministero allora diretto da Scajola nasceva la Sci, la struttura per le crisi d’impresa, destinata a contrastare il «declino dell’apparato produttivo e in particolare la situazione di crisi in cui versano diversi settori dell’economia italiana ». Ad oltre tra anni di distanza, insieme agli operai palermitani secondo i sindacati quasi 500mila persone sono in cassa integrazione (380mila tra straordinaria e in deroga). E non passa giorno senza che i funzionari ministeriali incontrino aziende e sindacati per tentare di risolvere piccole e grandi crisi industriali.
NOMI NOTI Oggi allo Sviluppo sono aperti 187tavoli di crisi, per un totale di 223.608 lavoratori interessati. Di questi, secondo la Cgil circa 57mila dipendenti sono a serio rischio. Per Corso Italia, alla luce dell’andamento dei tavoli sarebbero 54 le vertenze indirizzate verso una «soluzione individuata », mentre ne rimarrebbero ancora 133 da «dirimere urgentemente ». Alcune crisi sono ormai antiche: Antonio Merloni (oltre 2.300 addetti, senza contare l’indotto), Vinyls (400 dipendenti), Lucchini (2.800 operai, di cui 500 a «forte rischio»), Videocon (1.300), Eurallumina (450 operai), Agile-Eutelia (1.900 operai), Phonemedia (5.200 addetti al call center), Eaton (300 persone),Omsa (346 operaie) e Irisbus (gruppo Fiat, 700 operai), per citare le aziende più conosciute. Altre crisi mettono a rischio l’esistenza di interi comparti produttivi, comequello dell’information technology in Lombardia. Le difficoltà che vivono multinazionali come la Nokia Siemens, l’Alcatel, l’Italtel, la Sirti, la Jabil e la Linkra, si traducono nell’incertezza lavorativa di tremila persone (la stima è della Fiom lombarda). A Cassina De’ Pecchi, Milano, quelli della ex Nokia oggi Jabil hanno passato il ferragosto presidiando la fabbrica per il timore che i macchinari venissero portati via.Anche all’AnsaldoBreda di Pistoia gli operai sono rimasti in fabbrica a il 15 agosto contro la possibile messa in vendita della società da parte di Finmeccanica. Secondo la Cgil, in tutta Italia nel campo dell’Ict (Information and communications technology) ballano 24mila lavoratori tra i complessivi 75mila del primo e i 14mila del secondo settore. Poi c’è il mobile imbottito, industria manifatturiera centrale in Puglia e in Basilicata. Dal 2008 il comparto è in difficoltà e con esso circa cinquemila dei 15mila lavoratori complessivamente impiegati. In migliaia sono in cassa integrazione. Soffre anche l’industria chimica (4mila a rischio su 60mila) e quella della ceramica (15mila su 45mila). E ancora la meccanica navale, che ha scampato il primo piano industriale di Fincantieri (2.500 tagli previsti) e oggi vede a in forse «solo» cinquecento addetti. Da Trieste a Palermo.

L’Unità 18.07.11