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"Gli operatori umanitari rendono il mondo migliore", di Kristalina Georgieva*

Un giorno per ringraziare coloro che aiutano i più bisognosi. Il mese scorso mi ero fermata a parlare con una famiglia, esausta dopo una camminata durata diverse settimane alla ricerca di protezione e un po’ di cibo. Ci siamo incontrati nel campo profughi di Dadaab, presto diventato il più grande del mondo. Questa famiglia, con cui ho passato brevi ma intensi momenti, era finalmente al sicuro, grazie alla dedizione degli operatori umanitari che lavorano incessantemente per garantire sollievo e assistenza essenziale a quasi 400 mila somali che sono stati messi in fuga dalla fame e dai continui conflitti.

La Giornata mondiale umanitaria, celebrata oggi, rappresenta un’opportunità per esprimere il nostro apprezzamento e gratitudine per le donne e gli uomini che lavorano in condizioni difficili e, talvolta, pericolose e che dedicano il loro lavoro e le loro vite al servizio dell’umanità. Nel fare ciò, sono spesso più esposti addirittura dei «caschi blu» dell’Onu in quanto non portano armi ma affrontano esattamente gli stessi pericoli. Solo nel 2010 si sono verificati 129 attacchi alla sicurezza degli operatori umanitari; 69 di essi sono rimasti uccisi, 86 feriti e 87 sequestrati.

Loro sono anche le persone che rischiano le loro vite in Somalia. In Doolow ho avuto la possibilità di incontrarne alcuni. Tra loro anche Maurice Kiboye, programme manager per Coopi, partner umanitario dell’Unione europea. Lui mi parlava delle persone disperate che contavano sulla sua équipe per la loro sopravvivenza e che non avevano paura davanti alla carestia o agli assalti delle bande armate. Mi anche spiegato che lui poteva svolgere il proprio lavoro perché era sicuro che la comunità locale lo avrebbe protetto, se necessario – «noi siamo qui per loro e loro sono qui per noi». Queste sue parole contengono infatti il messaggio che la Giornata mondiale umanitaria vuole trasmettere: «Persone che aiutano le persone».

Più di un miliardo di persone nel mondo vivono in condizioni di assoluta povertà. Loro sono le vittime più vulnerabili di conflitti e disastri. I cambiamenti climatici e la crescita demografica rendono le loro vite ancora più difficili e il compito di coloro che prestano assistenza ancora più pressante. Esso può essere eseguito grazie all’impegno di operatori come Maurice e il suo team in Somalia. Il loro lavoro è uno dei più pericolosi ma, al tempo stesso, uno dei più valorosi.

Infatti, gli operatori umanitari sono umili ma le loro conquiste no. E’ grazie a loro che la Commissione europea è riuscita l’anno scorso a migliorare le condizioni di 140 milioni di bisognosi in tutto il mondo. Agli operatori umanitari e ai cittadini europei che aiutano ad assicurare i fondi per il loro lavoro dobbiamo un’enorme gratitudine.
Grazie di cuore!

* Commissaria europea per la Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi

La Stampa 19.08.11